Bologna
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dell'archeologo Ai ioli, di Manfredi Fanti, di Nicola Fabrizi, del clinico Sterbini, dei fisici Melloni ed Amici, del poeta Pepoli e d'una quantità d'altri cittadini, che colle opere ed il valore onorarono il nome italiano 111 patria e fuori,
Passarono anni di oppressione cupa, di profondi dolori, alternati da tentativi appena sbozzati di congiure, naufragate fra le difficoltà delle circostanze e la passiva apatìa delle popolazioni sfiduciate, o facilmente sventate collo spionaggio eretto nelle Legazioni a primissima funzione dello Stato.
Il pontificato di Gregorio XVI segna uno dei periodi più nefasti nella storia bolognese e romagnola di questo secolo. Fu dunque indicibile la gioia colla quale, nel 1846, queste popolazioni accolsero l'esaltazione al soglio pontificio di Pio IX, l'amnistia da questi accordata ai compromessi politici e le riforme negli Stati da lui annunziate e le speranze da lui accese nel nome santo d'Italia. Fu un delirio, del quale non si ha riscontro in tutta la storia nostra di questo secolo. Bologna clic aveva già dati martiri ed esuli, che aveva avuto due dei suoi figli, il Magioli ed il Pacchioni, coi fratelli Bandiera, diede in quel periodo il fiore della sua gioventù, dei suoi ingegni, il cuore nobilissimo delle sue donne alla causa d'Italia. Le predicazioni inspirate del barnabita Ugo Bassi, nativo di Cento, ma bolognese dì elezione e per lunga dimora, contribuirono a fare di Bologna uno dei centri più attivi ed entusiasti del movimento rivoluzionario.
La cacciata degli Austriaci dalla città, PS agosto 1848, è il fatto emergente, caratteristico di quel fortunoso periodo ed ha punti di riscontro colla non meno famosa cacciata degli Austriaci da Genova nel dicembre 1746, colla rivoluzione iniziata dal sasso lanciato da Balilla. In quel nefasto mese, nel quale ogni cosa buona, ogni speranza d'Italia sembrava che dovesse precipitare nel dolore della sventura e della delusione, il maresciallo Welden, alla testa d'un corpo d'armata passava il Po per entrare nelle Legazioni e rimettervi l'ordine. Da Bondeno aveva lanciato, il 3 agosto, un proclama alle popolazioni che terminava con queste parole: < Guai a coloro che c si mostrassero sordi alla mia voce od osassero fare resistenza. Volgete gli sguardi
< sugli ammassi fumanti di Sermide! Il paese fu distrutto perchè quegli abitanti fecero
< fuoco sui miei soldati ».
Gli Austriaci invasero la città, mancando fede alla promessa fatta ai delegati del Comune. Fin dal 4 agosto il popolo tumultuando chiedeva armi per difendersi. Le truppe nazionali di presidio avevano impegno, colla capitolazione di Vicenza, di non battersi cogli Austriaci. Infatti, all'avvicinarsi di questi, si allontanarono dalla città. Bologna rimase in balìa di sè stessa ed il suo popolo la difese.
Fin dal mattino dell'8 agosto gli nifi ci ali austriaci camminavano sotto i principali portici della città con propositi provocatorii. Entravano nei caffè e ne sconcertavano malamente gli avventori borghesi, domandavano in tono irrisorio dei sorbetti a tre colori. Mettevano sguaiatamente le mani sulle donne che passavano per le strade e le insultavano con parole indecenti. Naturalmente il prolungarsi di queste scenate stancò la pazienza dei cittadini. Vi furono colluttazioni e risse. Qualche ufficiale restò morto di coltello in istrada. Allora il maresciallo Welden fece occupare militarmente varii punti della città e sopratutto la Montagnola, prospiciente alla vastissima piazza d'Armi.
Fu il colino delle provocazioni. Il popolo, addensatosi nelle vie, armato nella gran massa di sassi, di bastoni o di vecchie daghe, di schioppi disusati ed avente per artiglieria un vecchio cannone di ferro fuso, più pericoloso per chi lo sparava che pei nemici, non si peritò di assaltare 1 reggimenti ben agguerriti e bene armati del maresciallo Welden e, dopo una lotta sanguinosa, corpo a corpo, durata parecchie ore, li costrìnsero a sloggiare dalla Montagnola, precipitandosi in vergognosa fuga giù dalle mura e lasciando sul terreno numerosi morti e feriti. Fu quella una vittoria gloriosa ma infeconda per il popolo bolognese, perocché pochi giorni appresso nuove e più