Bologna
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fu eretta a sede del convegno tra il papa stesso e l'imperatore Carlo V, convegno che portò alla pace tra il papa, l'imperatore, la Repubblica di Venezia, i duchi di Milano, di Mantova e di Savoia; nell'anno seguente, ai 2 di febbraio, nella cappella del palazzo Pubblico in Bologna, ricevette dalle mani del papa la Corona Ferrea che lo consacrava re d'Italia; ed il 24 marzo dello stesso anno, con maggior pompa, col-Fintervento di numerosi principi ed ambasciatori, venuti dalle varie parti d'Italia, dalla Germania, dall'Austria, dall'Ungheria, dalla Spagna, nella basìlica di San Petronio, Clemente VII cingeva Carlo V della corona imperiale, dopo ottant'anui che una simile cerimonia non compie vasi in Italia.
Dopo di ciò l'imperatore, non volendo assistere a quel delitto politico che fu il sacrifizio di Firenze, accordato tra lui e Clemente VII, partì frettolosamente per la
Germania, sicuro di avere stabilita incrollabile l'egemonia spaglinola sull'Italia.
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E questo fu, fino allo scorcio del secolo XVIII, l'ultimo bagliore della storia bolognese che si riattacchi alla storia d'Italia. Dopo fu un succedersi ininterrotto dei legati pontifici, veglianti sui Quaranta ilei Senato all'amministrazione della città per oltre due secoli e mezzo, trascorsi senza scosse, senza avvenimenti di carattere politico notevoli, in una quiete, in una tranquillità veramente soporifera, fra i belati dei poeti arcadici ed i trilli dei musici emasculati, dei quali Bologna e Roma, tra la fine del secolo XVII e la prima metà del XVIII, furono le maggiori officine. Solo, nella seconda metà dell'ultimo secolo, anche per il riiiesso di quanto avveniva di fuori, si accentua sempre più un risveglio vigoroso negli studi e nelle tendenze liberali della parte più illuminata della popolazione. Si comincia a sentire il soffio di nuovi tempi; e il paterno, troppo paterno, regime allora vigente non risponde più ai nuovi bisogni, alle nuove tendenze dell'umanità. Lo scoppio della rivoluzione francese ed il propagarsi ilei principii scaturiti da quel grandissimo avvenimento storico, hanno una forte ripercussione in Italia. A Bologna ed in Romagna le conventicole massoniche preparano gli animi e le cose ai tempi nuovi. Più ardenti ed impazienti degli altri, alcuni giovani, alla cui testa si mette Luigi Zamboni, tentano di affrettare gli eventi.
Luigi Zamboni era figlio di un modesto lavoratore, che vendeva sedie impagliate, e di Brigida Borghi, che teneva una piccola bottega da merciaia. « Era — scrive il conte Antonio Aldini avvocato dei poveri nella Difesa che da lui fu presentata alla Congregazione criminale — un giovine d'ingegno, (l'immaginazione vivacissima, d'animo generoso e liberale, di coraggio superiore alla sua età ». Di soli 17 anni, nella quaresima del 1790, cercò di sollevare il popolo di Bologna, affìggendo ai canti delle vie ed alle colonne dei porticati dei manifesti invitanti ì cittadini, in giorno ed ora fissi, ad insorgere uccidendo i soldati (lei papa ed appiccando gli auditori del cardinale-legato. Nessuno si mosse e l'autore dei manifesti rimase, per quante indagini fossero fatte dalla polizia, ignoto.
Fallito quel primo tentativo lo Zamboni, provvedutosi di raccomandazioni di un abate Bauset, emissario della Convenzione in Italia, passò in Francia, entrò nella Guardia nazionale di Marsiglia ; indi passò in Corsica, a Perpignano fu promosso sottotenente nel reggimento Cacciatori del Rossiglione. Amante dei viaggi, delle avventure e del mare s'imbarcò, visitò molti porti del Mediterraneo, l'Arcipelago greco ; finché, nel 1794, rientrò m Italia, più fermo che mai nelle sue convinzioni rivoluzionarie. Servi per qualche tempo come sergente nella cavalleria pontificia, credendo di potervi fare propaganda delle sue idee, adottando il nome di Giovanni Rinaldi; ina, subodorato l'ambiente inconscio ed infido, disertò, ritornando a Bologna, dove si diede a frequentare l'Università studiando legge. Il suo aspetto simpatico, la sua facile parola, l'animo entusiasta e convinto, gli cattivarono subito fra la gioventù numerosi amici ed anuni-