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l'arte* Terza — Italia Centrale
figli. Ginevra Sforza stava a Bussato nel Parmigiano per aizzare da vicino costoro a nuove imprese contro Bologna. Giovanni, come seppe il caso, cadde tramortito e, tornato appena in sè, scrisse alla moglie ricordandole quante sciagure per colpa di lei aggravavano la sua Gasa. Essa 11011 sapeva ancora nulla; lesse la lettera e senza profferire parola si strìnse disperatamente il capo colle mani e cadde morta.
Dopo questi fatti Bologna diventò uno dei capisaldi dell'attività politica e militare di Giulio II nell'Italia superiore, nell'Emilia ed in Romagna particolarmente.
Nel 1511, in seguito alla generale reazione manifestatasi in tutta Italia contro Giulio II per la sua politica eccessivamente battagliera e continuamente contraddittoria; essendosi il papa allontanato precipitosamente da Bologna, i due Bentivoglio, die erano al servizio del Trivulzio, aiutati da alcuni fautori, poterono entrare nella città e prenderne possesso, sollevando il popolo contro il pontefice. Fu quella una breve, violenta e 11011 troppo logicamente giustificata rivoluzione; poiché Giulio IT, a dire il vero, non fu mai eccessivo verso Bologna, alla quale aveva dato un governo assai migliore che non fosse quello negli ultimi anni odiatissinio dei Bentivoglio. Nondimeno tutte le ire, tutti gli sfregi della popolazione eccitata furono fatti verso il papa personalmente; la sua statua in bronzo, opera di Michelangelo, collocata sulla fronte di San Petronio, venne atterrata e rifusa per farne un cannone, il quale servì a battere la cittadella di porla Galliera, ricostrutta e fortificata da Giulio II ed anche questa a furore di popolo venne distrutta e spianata al suolo. Questi fatti addolorarono ed irritarono ad un tèmpo il papa, il quale minacciò vendette e punizioni. Intimò a Luigi XII re di Francia, coll'aiuto del quale i Bentivoglio avevano compiuta la loro rivoluzione ili Bologna, di abbandonare la città alle sue vendette. Il re di Francia, già in guerra col papa, rifiutò e spedì, sotto il comando di Gastone di Foix, truppe in soccorso alla minacciata città. Intanto il papa, colle truppe sue e le altre fornitegli dal re d'Aragona e da Venezia per la Lega Santa contro la Francia, assediò Bologna nel cuor dell'inverno, col territorio tutto coperto da grandi nevicate, e cominciò a batterne le mura colle artiglierie. I quattro fratelli Bentivoglio ed i loro fautori, incoraggiati dalla notizia dell'avvicinarsi di Gastone (li Foix cogli aiuti di Francia, opposero la maggiore resistenza possibile. Una mina fallita e vuoisi per miracolo — sotto il baluardo nel Barracano, tolse agli assedianti la possibilità di aprirsi una sollecita breccia nelle mura della città ; il tempo, imperversante neve e pioggia, facilitò a Gastone di Foix l'entrata in città di notte, senza che gli assedianti potessero accorgersene od impedirla; e solo quando questo fatto fu accertato dagli assedianti, Raimondo di Cordova, comandante le truppe pontificie, stimò per allora inutile continuare l'assedio e, fatte levare le artiglierie, si ritirò ad Imola.
Le conseguenze della battaglia di Ravenna cambiano faccia alle cose d'Italia. I Francesi, perduto il loro condottiero in quella battaglia, sono, in meno di due mesi, costretti a ritirarsi dalla Lombardia e dal rimanente dell'Italia. I Bentivoglio, che traevano tutta la loro forza dall'aiuto di Francia, sono costretti a fuggire da Bologna, che venne tosto rioccupata dal papa per mezzo di suo nipote il duca d'Urbino. Giulio II, non potendo perdonare ai Bolognesi gli oltraggi particolarmente fatti alla sua statua, tolse loro il diritto di eleggersi ì magistrati, condannò 1 principali cittadini a gravi multe e stette alcun tempo dubbioso se dovesse spianare la città e trasferirne gli abitanti a Cento; così almeno secondo il Guicciardini.
Dopo questa annata di tumultuosi avvenimenti, essendo anche morto il belligero papa, durante il pontificato di Leone X, suo successore, passarono per Bologna anni di vera e feconda tranquillità, e fu questo un periodo nel quale vi si iniziarono e compirono opere di abbellimento e vi fu una vera e luminosa efflorescenza artistica.
Durante il pontificato di Clemente VII, la cui opera fu specialmente intesa ad uccidere la libertà fiorentina per ristabilire la signoria della propria famiglia, Bologna