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l'arte* Terza — Italia Centrale
da Annibale fossero stati più volte beneficati e coi Bentivoglio stessi imparentati. Mentre in città si ordiva la trama, fuori le truppe ducali, comandate dal Sanseverino e dal Gonzaga, dovevano avvicinarsi per occupare la città al segnale convenuto. I congiurati stabilirono di assassinare Annibale Bentivoglio ti giorno 24 di giugno, nell'occasione di una cerimonia battesimale, nella quale egli era compare pel figlio di Francesco Ghislieri. Più nero tradimento non si avverò mai. Terminata la cerimonia, mentre Annibale Bentivoglio coi Ghislieri e frammezzo a tutto il suo parentado, nel quale eranvi pure i Canedoli, uscito dalla chiesa, si avviava alla casa del compare per il banchetto, i congiurati circondandolo sguainarono i pugnali e gli furono addosso. Egli tentò difendersi sguainando la spada; ma il compare gli afferrò per di dietro le braccia impedendogli ogni movimento, mentre gli diceva beffardo : Conviene che tu abbi pazienza. Cosi il Bentivoglio cadde sotto il pugnale dei suoi nemici, che si lanciarono pure su tutti i suoi partigiani, mentre correvano per le strade della città gridando : Viva il popolo e la Santa Leeja. Ma il popolo ch'era grato al Bentivoglio della riacquistata libertà, e dopo gli ultimi saggi non aveva volontà alcuna di ritornare nè sotto la Chiesa nè sotto il duca di Milano, non rispose alla chiamata. Anzi si schierò subito contro i congiurati. Bai canto loro gli ambasciatori di Firenze e di Venezia, che si trovavano in Bologna, udito del tumulto, si recarono dai magistrati, tutti parti tanti dei Bentivoglio, per offrire l'aiuto di Tiberio Brandolini e di Guido Rangoni, generali delle truppe delle due Repubbliche, cui fecero tosto avanzare. Dal canto loro gli amici dei Bentivoglio, scampati alla prima strage, eransi radunati in piazza e, rincorati dal vedersi in gran numero e sostenuti dal popolo, diedero l'assalto ai Ghislieri ed ai Canedoli nelle case ove eransi trincierati: ne uccisero un gran numero, saccheggiarono, incendiarono e spianarono al suolo più di 50 case che erano di quelle famiglie e loro aderenti.
Annibale Bentivoglio, avendo lasciato un fanciullo di 6 anni, fu chiamato da Firenze un figlio adulterino di Ercole Bentivoglio, cugino al primo, a reggere la fazione ed a tenere la tutela del pìccolo parente. Sante Bentivoglio venne ed il suo reggimento fu sì savio e prudente che per sedici Inni circa Bologna godette una pace ed una tranquillità interna che da molto non ricordava. Egli morì poi nel 1463 rimpianto da tutti e fatto segno di speciali onoranze dal Senato e dal popolo bolognese. Fu il governo di Sante Bentivoglio che consolidò definitivamente questa famiglia nella signoria di Bologna. Fu egli che iniziò, nel 1460, l'opera (li costruzione del famoso palazzo, del quale è rimasta la tradizione ili Bologna e largo ricordo nella storia. All'uopo egli comperò nella via dei Castagnoli sedici case che erano presso alla sua e le atterrò tutte per fare l'area sulla quale il nuovo edilìzio sarebbe sorto. Ad erigerlo chiamò da Firenze il Pago, valentissimo architetto, ed i lavori cominciarono il 24 aprile dell'anno 1460. Abbiamo già data in altra parte di quest'opera la descrizione del grandioso monumento, che fu uno dei più famosi del Rinascimento italiano (vedi pag. 104); non è quindi il caso di ritornarvi sopra. Diremo solo che, morto nel 1463 Sante Bentivoglio, dopo breve sosta, i lavori furono continuati e condotti a termine con grande alacrità da Giovanni li Bentivoglio, succeduto al Sante.
La seconda metà del secolo XV fu per Bologna, come anche pel rimanente d'Italia, assai meno tumultuosa della prima. Gli Spinti impauriti, le popolazioni stanche e minate dalle lunghe e sanguinose guerre, data per persa la causa della libertà, più facilmente si acconciavano alla servitù, e fu questo il periodo, breve ina splendido, delle varie signorie. Sante Bentivoglio, e più ancora Giovanni II, gareggiarono cogli altri prineipotti d'Italia, gli Sforza di Milano, i Gonzaga di Mantova, gli Estensi a Ferrara e Modena, i Riario, ì Malatesta, i Manfredi in Romagna, nelle munificenze delle Corti, nell'erigere grandiosi edilizi, nelfatteggiarsi a protettori delle arti e delle lettere. 11 famoso loro palazzo e gli altri edilizi che Bologna ancora burba del ueriodo