Bologna
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benefizi. Ma all'indomani dell'udienza seppero in Firenze che l'ambasciata bolognese e la Repubblica fiorentina insieme erano state burlate; che quell'ambasciata altro non era se non uno stratagemma dei Popoli per tener lontani da Bologna i più autorevoli e temuti cittadini e che durante l'assenza loro Bologna era stata venduta al Visconti signore di Milano ed era già venuta In suo potere. Giovanni Visconti, arcivescovo e signore di Milano, succeduto al fratello Luchino e già in possesso di sedici fra le maggiori città superiori, era venuto in trattative con Giovanni de' Pepoli per la cessione di Bologna. Sul punto di perdere la città i due fratelli affrettarono le trattative concluse, col pagamento di 200.000 fiorini e la proprietà loro lasciata in perpetuo dei tre castelli di San Giovanni in Pcrsiceto, Nonantola, Crevalcore. Con questo ignobile mercato i Pepoli, che andavano debitori della loro fortuna al partito guelfo, vendettero al capo del partito ghibellino in Italia, già nemico loro e dei loro antenati, la patria. Furono puniti collo sprezzo di tutta Italia e colla odiosa memoria che ne lasciarono tutti gli storici contemporanei. Il fatto suscitò in Bologna la maggiore indignazione. I cittadini tumultuavano e per le vie gridavano rabbiosamente: Non vogliamo essere, venduti. Ma troppo tardi, senza armi e privi dei loro capi, non poterono opporsi alla entrata delle truppe viscontee nella città, guidate eia Bernabò Visconti, nipote allo arcivescovo e signore di Milano.
Di fronte a questo inaspettato colpo di scena il famigerato capitano di ventura, duca Guarnieri, sloggiò più che in fretta dal territorio bolognese; il conte di Romagna, Ettore Durfort, al quale la Corte d'Avignone lesinava i danari, non potendo più oltre mantenere le truppe, dovette scioglierle da ogni impegno e ritirarsi in Imola con poca gente; mentre Bernabò Visconti, col danaro destinato ai Pepoli — ben meritata canzonatura inflitta a chi aveva venduta la patria — assoldò l'esercito lasciato libero dal Durfort, assicurando così il possesso di Bologna ai Visconti.
La sola Firenze. 111 quel tristissimo momento del rafforzarsi delle signorie, tenne alto ed incontaminato il vessillo delle libertà popolari e seppe resistere vigorosamente alla meditata invasione (lei Visconti al di là dell'Apennino in Toscana.
L'acquisto di Bologna e territorio attirò sull'arcivescovo e signore di Milano, Giovanni Visconti, ì fulmini della Corte d'Avignone; furono lanciati interdetti e scomuniche, convocati Concistori e pronunziate sentenze. Ma il Visconti, senza lasciare la preda e senza nemmeno mettersi in dichiarata ostilità con la Curia, seppe così bene destreggiarsi, mandando sopratutto danaro in quantità ad Avignone ai membri del Sacro Collegio, che poco a poco le ire si calmarono, furono ascoltate e facilitate le proposte di componimento ed il 5 maggio 1352 il papa in Concistoro dichiarò annullati i processi contro l'arcivescovo di Milano e revocate le scomuniche e gli interdetti, gravanti sopra di lui ed i suoi Stati. E per aggiungere commedia a commedia gli ambasciatori di Giovanni Visconti offrirono al papa, in atto di sonmiessione le chiavi della città di Bologna; ma questi appena toccatele le restituì, dichiarando che per dodici anni la Chiesa affidava in feudo al Visconti la città di Bologna, a patto ch'ei pagasse un canone annuo di 12.000 fiorini; oltre di ciò 100.000 fiorini furono pagati dal Visconti alla Camera Apostolica per la precedente guerra di Romagna.
I Bolognesi peraltro erano tutt'altro che contenti della signoria dei Visconti e fin dal giugno 1354, con un moto popolare, avevano tentato di riacquistare la libertà. Ma Giovanni Visconti da Oleggio, uno dei tanti bastardi di quella Casa, al quale l'arcivescovo aveva confidato il governo della città, scoperta la traina, mandò al patibolo trentadue dei principali cittadini, disarmò gli altri e ridusse l'intera popolazione in sì umilianti condizioni che, quando nella guerra degli alleati contro i Visconti, egli condusse le milizie bolognesi sul territorio modenese armate di bastone, solo prima dell'attacco fece distribuire loro le armi : e, sconfitto il marchese d'Este, le fece nuovamente ritirare, onde le truppe vittoriose rientrarono in città annate di nuovo di soli bastoni.