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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Bologna
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1900, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Bologna
   101
   sminuita d'ogni importanza, sacrificata in ogni interesse, più fortemente tenuta in soggezione dal conquistatore.
   Perciò Bologna fu di quelle città romane, che avendo perduto tutto — e autonomia e privilegi e ricchezza — dal costituirsi delle monarchie militari, iniziano quella reazione dell'elemento italiano contro la dominazione straniera, cli'è causa delle feroci repressioni di Teodorico; ma è in pari tempo causa della rovina irremissibile dei Goti e d'un completo mutamento nelle cose d'Italia, quale fu portato dalla conquista bisantina di Belisario e di Narsete, per quanto il governo dei Bisantini facesse talvolta rimpiangere quello dei barbari cacciati. Bologna restò a lungo sotto il governo degli esarchi. Nel periodo della conquista, ed anche nel seguito, i Longobardi tentarono d'impadronirsene insieme all'altra parte d'Italia rimasta sotto la dominazione greca; ma dietro la resistenza bisantina, che non difficilmente avrebbero potuto vincere, trovarono quella degli stessi Italiani, capitanati dal Papato, la cui politica da quel momento in poi fu costantemente quella d'impedire che in Italia sorgesse una potenza più forte ed assorbente della propria. Solo a Lintprando re dei Longobardi riuscì, per breve tempo, d'impadronirsi di Bologna e di Ravenna, cacciandone l'esarca; ma, spinta dal papa, Venezia, che cominciava a mostrarsi forte ed indipendente Repubblica. col valore del suo doge Azzo Partecipazio, ricacciò i Longobardi dalla Pentapoli e ricondusse a Ravenna l'esarca Eutichio. Più tardi ancora, nel 752, Astolfo re dei Longobardi affrontò i Bisantini, prese Ravenna e la Tentapoli, e per affermare il diritto longobardo sulla nuova conquista, trasfei'ì la capitale del regno a Ravenna, alternandola colla fida Pavia. Ma anche questo fu un successo effìmero. L'impeto dei Longobardi si franse contro la solita resistenza del sentimento nazionale, in questa regione tenuto altissimo dalla tradizione romana, alla quale o bene o male si riattaccava la dominazione bisantina, e tenuto pure vivo dalla politica del Papato, osteggiante più che mai la conquista e la politica d'assorbimento dei Longobardi.
   Fu invocato allora il soccorso di Pipino re dei F'ranchi. che abbisognava dell'amicizia di Roma per legittimare le usurpazioni paterne e sue a danno dei Merovingi, e questi fu pronto a scendere in Italia a battere i Longobardi, ad imporre ad Astolfo una pace umiliante, a togliergli la Pentapoli ed a donarla, insieme col rimanente dell'Esarcato, alla Curia pontificia. Questo fu il colpo che precipitò il regno dei Longobardi alla catastrofe, avvenuta pochi anni appresso, nel 774, colla discesa di Carlo Magno in Italia. Uno dei primi atti di Carlo Magno in Italia fu di confermare al papa la donazione fatta da Pipino suo padre della Pentapoli e dell'Esarcato, insieme ad altre terre che si stendevano tino alla Marca d'Ancona, ed a questa regione egli non impose l'organizzazione feudale, che aveva immaginata per gli altri Stati a lui direttamente soggetti. Anzi, le città della Pentapoli e dell'F^sarcato furono, a quanto sembra, da lui dichiarate città libere e da ciò vuoisi che Bologna abbia tratto il motto glorioso di cui si fregiò il suo stemma, Lìbertas. Scarseggiano per Bologna i fatti storici d'importanza politica in tutto questo periodo; ma nelle mura della vecchia città se ne prepara lentamente uno, clic allo spiegarsi delle liberta comunali avrà importanza somma nella storia del progresso umano. I Bisantini a Ravenna ed in tutto l'Esarcato avevano mantenute le tradizioni del diritto romano, raccolte al tempo di Giustiniano nel Codice e nelle Pandette. Quivi le auree massime della sapienza antica erano studiate, illustrate e spiegate dai dotti giuristi. Ma, decadendo Ravenna, e per la sua qualità di Capitale della dominazione bisantina soggetta a continue vicende militari ed a turbolenze, poco prestandosi al raccoglimento, alla calma necessaria agli studi, molti di quegli studiosi si trasferirono a Bologna, allora assai più modesta e quieta e ne fecero, nello imbarbarimento e nella confusione dei nefasti secoli IN e X, la depositaria del diritto romano, gettando i germi dai quali sorse, nel secolo XI, quello Studio che, per due secoli, fu poscia il maggior Foro di sapienza civile esistente in Europa.
   1% — «.a 2sa>tH», voi. Ili, parte 3.