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l'arte Terza — Italia Centrale
dei più valorosi loro capi, del quale rimase nella storia per nome la sola qualifica di Bren o Tir ermo, o condottiero, aveva messa in forse l'esistenza di Roma, salvata solo dal valore commisto alla prudenza del suo gran figlio, Camillo. E quando Roma la ruppe con Cartagine, in ispecie durante la seconda Guerra Punica, la Gallia Cisalpina fu, come un sol uomo, del partito di Cartagine, ben comprendendo che una volta fiaccatala potenza punica l'egemonia romana si sarebbe stesa su tutta Italia, e Roma finalmente conquistando la Gallia Cisalpina, avrebbe alla sua volta fatto pesare su di essa il motto di Brenno allorché in Campidoglio imponeva le condizioni sue al Senato (vae viciis!). La fortuna di Roma, nel suo periodo vigorosamente ascendente e vittorioso, annientò Cartagine, e quanti altri insieme a Cartagine si erano voltati ai danni di Roma. La Gallia Cisalpina fu invasa dagli eserciti romani e non senza sanguinose battaglie ai passi dei fiumi, sul Fo, nel cuore dell'Insubria, alle prealpi, fu — a poco più di due secoli avanti Cristo — totalmente sottomessa a Roma. Bologna fu sottomessa nell'anno 5G3 di Roma.
Roma, nella sua potenza, fa sovente generosa coi vinti ed in ispecie colle popolazioni italiane, che aiutò, dopo assicuratasi della loro fedeltà, a costituirsi in municipii con governi autonomi munendole di privilegi non pochi ed ammettendole dapprima al diritto italico, indi allo stesso gelosissimo diritto romano. Al declinare della Repubblica, Bologna era certamente uno fra i più illustri e cospicui municipii dell' Italia superiore, già Gallia Cisalpina. Durante il Triumvirato, nelle vicinanze di Bologna e proprio su un isolotto formato dal Reno — dicesi per non essere ascoltati o spiati da alcuno — si abboccarono i triumviri Antonio, Ottaviano e Lepido, per concertarsi sul modo di finire la Repubblica e dividersi l'impero del mondo. L'accordo fra quei tre ambiziosi sfruttanti l'amicizia, la parentela ed il nome di Cesare, non durò molto. Ottaviano Augusto, più giovane, più abile e calcolatore dei tre, seppe l'un dopo l'altro sbarazzarsi dei suoi competitori e farsi gridare imperatore. Bologna fu assai beneficata da Augusto. Ebbe da lui privilegi, templi, edilizi ed un acquedotto che funzionò per qualche secolo e che in parte fu riattivato negli ultimi anni allorché venne costrutto il nuovo acquedotto per fornire d'acqua potabile la città. I primi tre secoli dell'éra nostra furono per Bologna un periodo di vero splendore: ed i numerosi avanzi di monumenti, di scolture e di lapidi romane, di cui il Museo Archeologico Bolognese ha dovizia, lo provano. Di più Bologna era un importante centro di colonizzazione e produzione agraria, da oriente ad occidente della città, lungo la via Emilia — la classica arteria della regione — tutto il territorio era stato diviso fra i coloni e coltivatori romani, che in gran parte erano legionari messi in quiescenza e la plebe fatta sfrattare da Roma per ragioni di tranquillità pubblica; il suolo largamente produttivo contribuiva alla ricchezza di tutta la popolazione ed alla magnificenza della città.
I tempi tristi cominciarono col declinare dell'Impero ; alle convulsioni politiche si aggiunsero le invasioni barbariche; la vicinanza con Ravenna — diventata uno dei punti d'appoggio dei vacillanti imperatori — contribuiva a togliere pace e sicurezza a Bologna ed al rimanente dell'Emilia, sempre percorsa da eserciti in rivolta ed in guerra. La via Emilia facilitava ai barbari e agli invasori la loro rapida opera di sterminio, e Bologna fu investita si può dire da tutti gli invasori d'Italia in quel tristissimo periodo clella precipitosa decadenza romana. L'assediò, senza poterla prendere, Alarico coi Visigoti; la saccheggiò Attila cogli Unni, indi, precipitando sempre più le cose, fu conquista facile degli Eruli di Odoacre, che a Ravenna debellò l'Impero e tentò di fondare la propria monarchia militare. L'onda dell'invasione gota, come travolse l'effimera fortuna di Odoacre, così assoggettò anche tutta l'Italia, orinai aperta a qualsiasi invasore ed impotente a difendersi colle proprie forze. Con Teodorico, dominante ora da Pavia ed ora da Ravenna, ma specialmente da Ravenna, Bologna fu, appunto per la vicinanza di Ravenna, che sembrava avesse degradata Roma stessa,