Bologna
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arcaiche che conducono all'arte degli Etruschi, già a contatto colla civiltà greca e greco-sicula, nel VII secolo av. C. già fiorente ed in progressivo sviluppo» Ed è appunto in questo periodo, tra il VII ed il VI secolo avanti l'èra nostra, che gli Etruschi, come cantò il poeta:
.....discesi co '1 liluo, con l'asta, con fermi
gli occhi ne l'alto a' verdi misteriosi clivi.....
che Bologna comincia, col nome di Felsinei, ad entrare nel ciclo storico italiano, e da Felsina a stendersi per la pinna appiedi del valicato Apennino, mentre costoro assoggettando tutto il paese giunsero fin nell'Insulina, donde vi cacciarono i Celti, che si erano sovrapposti, quivi pure, ai Liguri primitivi e si spinsero fin nelle gole prealpine ed alpine, combattendo o domando o cacciandone gli abitatori, ch'erano per lo più — come gli Orobii ed i Camoniì — ramificazione della grande famiglia celtica, dal versante settentrionale delle Alpi, affacciatasi sul versante meridionale e quivi soffermatasi. Tutti gli storici del periodo romano sono concordi nel riconoscere la grande antichità di Bologna e la sua pertinenza col nome di Felsina all'Etruria nuova, al di qua dell'Apennino, della quale era senza forse il luogo maggiore; lo stesso Plinio l'afferma Bonomo, Felsinei vocitata, princeps Etruriae.
Colla conquista, o meglio occupazione etnisca, oltre ad una completa e razionale trasformazione delle condizioni agricole della regione, si ha una efficace e gentile irradiazione artistica. L'arte degli Etruschi primeggia sopratutto nel modellare, nel-l'incidere e nel dipingere vasi e stoviglie; moltissimi di questi trovati nei sepolcreti etruschi di Bologna e dintorni gareggiano per eleganza di forme e per i disegni che vi sono sopra grafiti e dipinti coi campioni clic già venivano dalla Grecia e dalla Sicilia, ove quest'arte del vasellaio aveva raggiunta la maggiore perfezione, ed oltre della creta gli Etruschi lavoravano egregiamente, in forme eleganti e con finissime cesellature, anche il bronzo : le sitale, le armi, gli oggetti d'uso connine, i piccoli utensili rinvenuti nel sottosuolo bolognese, e che ora arricchiscono in quantità sovrabbondante il Museo cittadino, ne sono una prova palmare.
Che il nome di Felsina alla città — nome italico per eccellenza — venga dagli Etruschi, non sembra cosa più da discutersi: sebbene sia da accettarsi con grande riserva la spicciativa leggenda messa in giro dagli storici dell'antichità, affermante che Bologna deve il suo nome primitivo etrusco ad uno dei capi o condottieri degli Etruschi, Beno, o Felsina, il quale ne sarebbe anche il fondatore. La presenza degli Umbri, prima degli Etruschi, e quella dei Liguri prima degli Umbri, è prova che un gran centro esisteva in luogo prima della discesa degli Etruschi, e mette allo sbaraglio il famoso Beno o Felsino, ipotetico fondatore della città, alla quale — sebbene per poco avrebbe dato il suo nome. Il periodo etrusco durò per Bologna da due secoli e mezzo a tre; succedendo agli Etruschi il periodo più determinati dei Galli, che, rifatta la strada già tre o quattro secoli prima fatta dai loro progenitori Celti, scendendo dalle Alpi, riconquistarono tutta la gran valle del Po, che dai Romani fu detta Gallia Cisalpina. Nel territorio bolognese si sarebbe stabilita una tribù numerosa di Galli Boi, donde il nome gallico di Bologna sovrappostosi a quello etrusco ed altri nomi pur gallici rimasti fino ai giorni nostri nella regione, tra cui quello non ammettente dubbi di sorta del fiume bolognese, cui
. . . . i grandi Celti rossastri correnti a lavarsi la strage ne le fredde acque alpestri.....saliitavan Reno.
Tra Roma e la Gallia Cisalpina, avente il suo cuore pulsante nel mezzo della gran landa insubre, a Milano, non fu mai buon sangue. Erano due nazioni del pari nascenti, del pari giovani, che miravano ad ingrandirsi e rafforzarsi a spese dei vicini, conquistando per intero la penisola italiana. E già una volta i Galli Cisalpini, guidati da uno