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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Bologna
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1900, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   K)<2 Parie Terza — Italia Centrale
   di danaro ai Certosini, perchè quivi stabilissero una delle loro case ad onore e, decoro della città, come allora si credeva. I Certosini non si fecero pregare, ed avuta la cospicua donazione, tra il 1334- e 4335 si diedero a eostrurre, coi disegni di Salgano da Maggione, la chiesa col chiostro, intorno al quale si aprivano, secondo la regola loro, le celle di abitazione, l.o stile è il neogotico toscaneggiante, allora specialmente usato. L'interno delle ampie arcate, a sesto acuto, ha aspetto severo ed artistico ad un tempo.
   La chiesa della Certosa venneultimata in pochi anni e consacrata sotto la invocazione di San Gerolamo. Vi lavorarono ad abbellirla e a decorarla artisti d'ogni tempo, e segnatamente dei prosperosi secoli XVI e XVII, nei quali la scuola pittorica bolognese gareggiò colle più celebri d'Italia. I dipinti ili San Gerolamo alla Certosa portano i nomi del Cesi, del Canuti, di Gian Maria Galli da Bibbiena, di Andrea Sirani, di Lodovico Car-racci, di Clemente Alberi, del Sanmarlino e d'altri non meno valenti artisti. Stupenda la intarsiatura del coro, operata da Biagio de' Marchi nel 1539, restaurata ed in parte rifatta con poca abilità da Antonio Levante e G. B. Natali nel 1011.
   La chiesa della Certosa ha due campanili, uno antico, piccolo, coetaneo all'edificio, e nello stesso stile neogotico ; l'altro maggiore, eretto sul principio del secolo passato su disegno dell'ar-chitetlo Tommaso Martelli.
   1 Certosini tennero il luogo ed officiarono la chiesa fino al 4797, anno in cui nel nuovo ordinamento delle cose create dalla Repubblica Cisalpina furono soppressi.
   Nel 1801, quando per legge della Repubblica Italiana vennero definitivamente e rigorosamente vietate le sepolture nelle chiese, si stabili di l'are dei vasti chiostri, circondali da porticati, dell'antico convento, il cimitero comunale. Grandi lavori ed ingenti spese, sostenute dal Comune, occorsero per trasformare la Certosa nella necropoli d'una grande e popolosa città, rispondente a tutte le esigenze che la pietà pei defunti, l'igiene a salvaguardia dei vivi, l'arte, la necessità del servizio eie garanzie della legge, accampano in tale materia. Non bastando gli antichi recinti della vecchia Certosa furono comperati ed adattati nuovi campi, cintandoli con opportune mura a porticati ; furono costrutte gallerie coperte e catacombe, per monumenti e colombari o sepolture altrimenti distinte; furono erette cappelle, costrutti ossari, creato il Pantheon, o famedio, pei cittadini illustri o benemeriti della patria ; ed infine venne eretta anche l'ara crematoria per chi all'inumazione preferisce l'incenerimento, alla lenta demolizione della materia, il rapido lavorìo della fiamma purificatrice. Insomma Utt lavoro di ampliamento, di ricostruzione, di adattamento, di rinnovazione che dura
   da ormai un secolo e che non si può direpcranco compiuto e che fece della Certosa di Bologna una fra le necropoli più celebri, più artistiche, più ricche del mondo.
   La via più comunemente frequentata per la Certosa e quella dei porticati, fuori di porla Saragozza. Dall'arco de Melonccllo si stacca il porticato clic, andando in linea retta verso nord, conduce alla Certosa. Questo portico fu costruito sul principio del nostro secolo, quando la Certosa venne trasformata in cimitero comunale. Notevole n'è il grand'arco all'imboccatura eretto nel 1831. All'arcata 66 una modesta epigrafe ricorda che, nell'agosto del 1849, fu là fucilato, dalle milizie austriache, il barnabita Ugo Bassi, illustre oratore sacro ed ardente patriota.
   Entrando dal lato dell'ex-convento dei Certosini, si trova il cimitero degli acattolici, nel mezzo del quale liavvi un monumento simbolico eretto dal Gasparini ; e dentro a questo havvi il recinto per gli israeliti con accesso separato. Più avanti trovasi l'ara crematoria eretta nel 1888.
   Segue la chiesa di San Gerolamo o della Certosa, di cui abbiamo più sopra dato un cenno descrittivo. Uscendo quindi, dal lato sinistro si trova l'ingresso al cimitero propriamente detto.
   Questo corista di campi comuni, contornali da porticati, nei quali si aprono delle aule o gallerie per le sepolture monumentali cappelle, colombari. Complessivamente il cimitero della Certosa, tra campi, chiostri ed edifici, occupa un'area di rnq. 107,184.
   Mentre nei rampi comuni messi in gran parte a simmetrici giardinetti fra i quali sorgono croci di marmo, pietre tombali, cippi, statuette ed erme biancheggianti, spiccanti tra il verde della mortella, o ceppi di rose e di semprevivi, di ge-ranii e di altri fiori a vivaci colori, l'occhio si conforta nella quiete solenne del paesaggio, dagli edifizi l'immaginazione è attratta e stancata dal succedere ininterrotto di monumenti antichi e recenti, nel maggior numero di vero pregio artistico e non pochi anzi, veri capolavori.
   1 monumenti antichi raccolti in varie parti della città, tolti da chiese, da chiostri o da altri edifici demoliti o trasformali sono radunati nelle sale A, B, C. Nella prima, si trovano monumenti e lapidi del periodo romano, tra cui un'arca romana, finamente scolpita, che fu della famiglia Orsi, indi dei marchesi Banzi(fig. 68); lapidi, monument] e frammenti di scoltura che vanno fino al secolo XIII.
   Nelle altre due sale si trovavano in addietro molti dei monumenti sepolcrali (secoli XIV e XV) che ora furono collocati nel Museo, o furono ripristinati nella chiesa e nel sacrato di San Francesco.
   Nel piccolo chiostro (D) eretto nel 1500, si trovano il monumento sepolcrale di Giambattista Teodosio celebre dottor tisico dello Studio, morto