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l'arte Terza — Italia Centrale
Fig. 66. — Bologna (Dintorni): Panorama del Cimitero della Certosa (da fotogr. Ai.inaiìi).
Infine, ad un'altezza di 230 metri sul livello del mare, è la chiesa di San l'aolo in Monte, detta anche l'Osservanza, per l'attiguo convento dei Minori Riformati, detti dell'ttssemf/iza, d'aulica erezione, ma rifatta completamente nel 1828 sui disegni dell'architetto Vannini. Vi sono di Eliti di Tiburzio Passerotti, di Carlotta Gargalli, di Elisabetta Sirani, di Carlo Cigliarti, delloaean-dellari, di Girolamo Galli e d'altri buoni artisti dello scorcio del secolo XVif.
Ha Certosa (fig. 00). — Alla Certosa di Bologna, clic è senza dubbio una delle più celebri necropoli non solo d'Italia ma d'Europa, si va ugualmente per due vie: o uscendo da porta Saragozza e seguendo il porticato della Madonna di San Luca fino all'arco del Meloncello e quivi, volgendo a nord, per I altro porticato costrutto nel 1811, sn diseguo dell'architetto Ercole Gaspa-rini, o uscendo da porta Sant'Isaia e seguendola si rada comunale che direttamente ri conduce, volgendo ad ovest verso il Reno; perchè la Certosa — trasformata sul principio del secolo nostro in cimitero comunale — si stende in una vasta piana ad occidente della città, tra questa ed il fiume Reno.
Una singolare combinazione del caso fece sovrapporre ìa necropoli della Bologna moderna alla necropoli della Bologna antichissima, quando della città non si conoscevano nèil nome etrusco ili Felsina, uè quello gallico di Bologna; tua quando essa era un centro importante dei Liguri, la più antica razza clic per consenso di tutti gii storici dell antichità abbia abitata la penisola, lauto da essere considerata aborigena, autoctona. Di questa popolazione primitiva, che fu quella delle, terremare, il prof. Capellini trovò la prima traccia aggirandosi nei dintorni ili Bologna e sulle colline a mezzodì della citta, nella Croara in un deposilo di sabbie silicee, da lui giudicate .con-
temporanee al diluvium di Francia. Erano alcuni ciottoli di silice che gli sembrarono scheggiati dalla mano dell'uomo. Di tali ciottoli se ne rinvennero più tardi in altre località dei dintorni immediati di Bologna ed anche nei paesi circonvicini, come Bazzane,Castel dei Brìtti, Rastelhno, Crespellano, Villa Bosi, al serbatoio dell'acquedotto al Castellacelo e Fanieta, e via dicendo, « dimostranti coll'identicità degli oggetti l'esistenza del primo popolo che si stese sul territorio bolognese e vi lasciò l'accie indiscutibili del suo passaggio, fu quello delle terremare, diffuso in tutta Italia in un tempo nel quale la ceramica trovavasi in uno stadio affatto primitivo e l'uomo non conosceva ancora l'uso dei metalli ». Questo popolo durò a lungo in Italia nei luoghi occupati formando in vari secoli un primo strato di popolazione che resistette anche al sopraggiungere di altre razze qui\i immigranti e risospifite dal naturale rigurgito delle razze verso l'occidente ed il nord. E solo fu dal sopraggiungere e dall'i ri nitrazione di altre razze clic questa popolazione primitiva cominciò ad avere i primi oggetti in bronzo, che ancora rarissimi si rinvengono nella sua necropoli-
La grande tranquillità di quel luogo, appiedo dei colli verdeggianti, fra il fiume ed il maggior centro del loro agglomeraniento, fu certo la ragione che indusse i primitivi popoli, or sono piti di lientacinque secoli, a sceglierlo per mettervi le tombe dei suoi cari. Lo stesso concetto guidò forse sul principio del secolo XIV Giovanni d'Andrea, celebre giureconsulto, allo Sludio di Bologna, nel dare danari e terreni perchè ivi sorgesse un chiostro ili Certosini, ordine che in (pici tempo aveva preso gran voga e diffondevasi in tutta Italia.
Già nel 1835 eseguendosi scavi per le fondamenta del pronao del Pantheon e nel campo