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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Bologna
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1900, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   J40
   l'arte Terza — Italia Centrale
   maggior copia d'acqua pel bisogno della fonte del Nettuno; la villa Calderi, sórta nell'antico convento degli Angeli, del quale conserva ancora qualche porta, tra cui una bifora di ottimo diseguo ed un avanzo del portico; la chiesa della Annunziata datante dal 1303, ma più volte rifatta, appartenente ai monaci Armeni ed ora annessa all'Arsenale militare; il serbatoio del nuovo acquedotto capace di 5 mila metri cubi d'acqua, derivata dal fiume Setta, per l'antico e lunso canale d'Augusto, in gran parte riattivato ed utilizzato dall'ing. Antonio Zannoni, quando, con ottimo provvedimento igienico e civile, si distribuì Questa eccellente ed abbondante acqua alla città, finallora assai deficiente di buone acque potabili.
   Una bella strada, aperta nel 1855 e detta allora Strada panoramica, fuori di porta D'Azeglio (già San Mamolo), conduce a San Michele in Bosco ed alle alture e località circonvicine. Sebbene non possa paragonarsi all'incomparabile viale dei Colli a Firenze è pur sempre interessante ed amenissima a percorrersi.
   Sempre fuori di porta D'Azeglio si trova la chiesa, o meglio quanto avanza dell'antichissima chiesa e convento di San Vittore, della quale si hanno memorie fin dalle cronache bolognesi del secolo XI. Questi edilìzi erano, dal periodo napoleonico in poi, trasformati in quartiere pel servizio di custodia e presidio del vicino forte; ma, constatata l'importanza archeologica ed artistica di quegli avanzi, dopo infiniti richiami dell'Ufficio regionale per la conservazione dei monumenti, il governo si decise a togliere i soldati di là ed a dichiararel'edifizio monumento nazionale. Nel 1892, a cura dello stesso Ufficio, cominciarono i lavori di ristauro e ripristinamento degli edifizi: lavori, che dati i mezzi assai limitati e sempre lesinati, procedono con grande lentezza, il che peraltro non toglie all'osservatore di farsi un'idea di quello che dovevano essere in origine questa chiesa e l'attiguo chiostro.
   La chiesa attuale è opera del secolo XI ed in pretto stile lombardo, che altri suole chiamare romanico. Fu consacrata però, forse dopo un ri-stauro generale, da Giovanni V vescovo di Bologna nel 1178. Ila il soffitto a travi scoperti, è divisa in due parti da un tnnro aperto in alto da una loggetta ad archi e più su nella sezione del timpano. Questo muro serviva a mantenere la clausura rigorosa tra il convento ed i fedeli laici. Una porta, eui si sale mediante una gradinata, metteva dalla chiesa, o meglio dalla navata di avancorpo al coro, dove trovavasi anche il santuario coll'altare. In tal modo la visione degli uffici divini era riserbata ai soli claustrali ; il grosso dei fedeli non vedeva gli officianti, ne udiva solo le voci ed i canti. Nel coro si rinvennero tracce di pitture murali antichissime, fra le quali distinguesi un San Vittore colla clamide,
   recante la scritta del nome ed il millesimoMLXXX. Antichissimo, per non dire primitivo è eziandio l'altare, sorretto agli angoli da tozze colonnine e da un pilastro nel mezzo con sopra la vaschetta delle reliquie. Il chiostro, attiguo alla chiesa, ha porticati con arcate a tutto centro e capitelli scolpili a fogliami, meandri e figure simboliche. Sopra un capitello è incisa la data A. d.MCCXX, ma evidentemente trattasi di un ristauro, perchè l'insieme del chiostro presenta lo stile anteriore di due secoli a quello che cominciava ad essere in voga verso la metà del secolo XIII. Sul margine del pozzo e scolpita rozzamente la data: A. d. MLXVI, la data forse nella quale l'edifizio attuale fu veramente costrutto. Quando i lavori di ripristinamento di quest'importante monumento saranno compiuti si offrirà agli artisti un interessantissimo saggio dell'architettura italiana nella seconda metà del secolo XI, periodo del quale, a dire il vero, non abbondano troppo i monumenti e che ha un'importanza speciale nella storia dell'arte, poiché segna gli albori del rinascimento artistico nostro.
   Altra località, fuori della stessa porta Massimo D'Azeglio, è quella di Mezzaratta (fig. 65), ove trovasi la semplice, ma elegantissima villa che fu dell'illustre statista bolognese Marco Minghetti. Attigua alla villa é la piccola antichissima chiesa di Santa Apollonia, eretta nel secolo XII. Presso a questa chiesa sorgeva allora l'Ospedale dei Pellegrini, mantenuto a lungo dalla Compagnia dei Battuti. Ciò che nella piccola chiesa di Sant'Apollonia maggiormente interessa sono le pitture murali delle quali è adorna e che ponno figurare tra i migliori saggi della prima scuola bolognese. All'esterno, nella lunetta della porta, é dipinta la Vergine incoronala dal Figlio. Sulla parete a sinistra è \'Adorazione dei Magi, che come la seguente Vergine col Putto (con d'innanzi l'Offerente con la leggenda: Hoc opus fedi fieri Michael de Choi-egto... fratris nis colaci... stabu-lis...), sembra — secondo il Ricci — opera di Simone e Jacopo da Bologna (il primo detto anche Simone dei Crocefissi), che, come si vedrà, lavorarono qui unitamente. Il terzo frammento, con la Strage degli innocenti, ha i caratteri dellecose di Simone, gli stessi tipi nelle donne e nei put-tini. La Gloria ed Ascensione che seguono sono mal ridotte. Sulla stessa parete si notano altri frammenti di pitture, specialmente un gruppo di teste che ha tutto lo stile delle teste di Simone; il dipinto rappresentante il Miracolo del malato che risanato si carica il letto in ispalla serba ancor traccia della scritta : Symon fecil. Conservata è questa segnatura nel dipinto, assai deteriorato, rappresentante la Piscina probatica. Sulla parete di sinistra si notano altri frammenti di dipinti dello stesso genere, recanti le tracce delle segnature di Symonis e di Jacobis de Avon-cus de Bonomi. Un grande distacco si nota tra