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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Bologna
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1900, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Bologna
   101
   Fig. 04. — Bologna (Dintorni): Portico che conduce dal Cimitero alla Madonna di San Luca
   (da fotografia Alinari).
   in Bosco e suoi annessi; ma con un accurato e paziente lavoro ili scrostamelo se ne stanno incllendo in luce alcune parti non totalmente deteriorate.
   Il convento, poi Villa Legatizia e Beale, trasformato ora in Istituto Ortopedico, fondato col lascito di cospicuo patrimonio, siccome fu detto, dal celebre professore Francesco Rizzoli, offre la sua particolarità di una grande galleria o porticato (ove, nel 1888, in gran parte fu disposta l'interessante Mostra di Belle Arti), lunga 162 metri. Dal balcone si gode d'un immenso panorama su Bologna e la sottostante pianura del basso Po. A tempo sereno e limpido si distinguono nitidamente i colli Euganei nei dintorni di Padova, il monte Baldo e le prealpi veronesi.
   Le bellissime sale dell'appartamento reale furono decorate da Domenico Mario Canuti, da Enzo Ilafner e da Gaetano Lodi. Lo scalone ha una pregevole lunetta dell'Arcuisi, una sala detta dei Carnicci serba nel vòlto e sopra la caminiera buoni affreschi di ottimo gusto degli artisti bolognesi nel secolo XVI. Interessante per decorazione e dipinti è il refettorio recante, sopra un largo fregio dipinto, i principali monasteri degli Olivetani sparsi per l'Italia, in scomparii chiusi da ornati alla raffaellesca, leggiadrissimi e del migliore stile, alternantisi con illustrazioni sull'Apocalisse, lavoro di Cristoforo Gherardi e di Stefano Vetrani, discepoli di Giorgio Vasari, il quale iniziò e diresse per alcun tempo quel lavoro. Vi sono inoltre quadri del Passarotti, del Fontana, del Cavedoni, di Ercole Procaccini, del Laureti, del Marino, del Massari, del Canuti; alcune tavole antiche (secoli XIV e XV); una collezione, non completa, di antichi ritratti di papi; varii modelli di statue, tra cui il Net limo del Gian Bologna, tolto dal bronzo nel 1758; ii Cavallo
   e la Maria Luigia d'Austria del Canova (1820); lo Schiavo di Carlo Massari ed altre opere d'arte moderna sparse nello sale dell'Istituto.
   Notevolissimo è il chiostro, disegnato in origine da Pietro Fiorini; ma sul principio del XVII secolo fu trasformato da Guglielmo Conti in pianta ottangolare. Quivi Lodovico Carnicci ed i migliori suoi allievi dipinsero, nei trentasette scompartimenti, corrispondenti ognuno ad un'arcata, e separati da capricciose cariatidi, i Fasti della vita di San Benedetto, di Santa Cecilia e Valeriana. Oltre di Lodovico Carnicci lavorarono a questo chiostro Francesco Brizzi, Guido Reni, Lucio Massari, Giacomo Cavedoni, Alessandro Albini, Alessandro Tiarini, Leonello Spada, il Garbini, il Galanino (Baldassarre Alvisi) e altri. Queste pitture sono ridotte in uno stato compassionevole, si ponilo dire pressoché perdute. In un cortiletto attiguo si mostra un lato del chiostro primitivo, antichissimo, serbante traccia di affreschi della scuola bolognese del secolo XV, anteriore al Francia.
   I dintorni di San Michele in Bosco e i colli circostanti sono popolali da bellissime ville e d'edilizi notevoli, ai quali si collegano anche ricordi storici e d'arte. Non vanno per questo dimenticati: la villa Bevedin, che fino al 1796 fu convento dei Cappuccini; il castello detto delle Pubbliche fonti, serbatoio per le acque da condurre in città alle fonti pubbliche, costrutto in origine nel 1483, ma rifatto nel 1564 quando fu eretta la fontana del Nettuno; in vicinanza è pure l'edilizio ottangolare dctlo dei Bagni di Mario, serbatoio dell'antico acquedotto romano costrutto al tempo d'Angusto e riedificato nel 1564 da Tommaso Lanzeli allorché si trattò di portare in città