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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Bologna
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1900, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Bologna
   101
   secolo barocco, alle aberrazioni del settecento, all'eclettismo utilitario ed industrioso, pei non dire anche industriale dell'epoca nostra. E questo senza grandi distacchi, senza salti sbalorditivi, ma con anelli di congiunzione più o meno tipici, rappresentati dagli edifici minori e talvolta anche dai più umili.
   I)i questi edifizi, che formano di Bologna una delle città più tipiche d'Europa, abbiamo veduto già buon numero nel paragrafo Bologna monumentale. Altri e non pochi rimangono che, senza assurgere alla dignità di monumenti propriamente detti, hanno notevoli pregi artistici e storici che non possono essere taciuti, poiché formano se non altro il contorno degno e completo della parte monumentale della città. Dei principali fra questi diremo qui, con quella brevità comprensiva che è richiesta dalla indole speciale della pubblicazione nostra.
   Palazzo Bevilacqua (fig. 51). — In via Massimo d'Azeglio. E uno ilei più ragguardevoli edilizi ili carattere privato che Bologna possegga. Ha la fronte in pietra hugnata, o diamante, nella più perfetta e squisita architettura toscana del Rinascimento. Bicorda nel complesso il palazzo Tabarelli di Trento attribuito al Bramante d'Urbino; ma nell'insieme è più raffinai», più elegante, più arioso. Fu costrutto, o meglio si cominciò ad erigerlo nel 14-81, per conto ili Nicola Sanuti, senatore bolognese; morto questo, mentre i lavori tuttavia duravano venne compiuto nel 1484 per volontà di donna Nicolosa, vedova al Salititi, la quale lo diede poscia fri permuta a Giovanni II Bentivoglio, signore della città. Chi ne fu l'architetto? Non mancò, chi fra gli storiografi e scrittori d'arte bolognese, attribuì la paternità di questo bell'edificio al Bramantino o Rramante di Milano; ma lo stile prèttamente, toscano ed in molte parti sostanzialmente diverso da quello che per solito fu usato dal Bramante di Milano, fallilo sorgere molti dubbi, se non rigettare del tutto la paternità data al Bramantino di quest'opera. Oltre le ragioni artistiche starebbero anche i documenti per provare che quest'opera non fu del Bramantino. Afferma il Ricci, che ncll'istromcnto fatto dalla Nicolosa nel 1484, per la per muta del palazzo, col consenso e volontà di qualtro monisteri, dichiarò di averlo fatto stimare da « maestro Giacomo Filippo da Ferrara, pittore, e da Benedetto di Michele da Pistoia, uomini pratici in cose simili e clic avevano avuto cognizione di detta casa, della sua condizione, del terreno, edificio, e delle spese sostenute nel fi di Bearlo e del valore dei beni e specialmente dei luoghi circostanti a detto palazzo». Nulla di più probabile che l'uno o l'altro dei due artisti, o fors'anco tutti e due abbiano lavorato alla costruzione dell'edificio, se tanto erano cogniti ili ogni sua particolarità da poterne fare una minuta, scrupolosa perizia e stabilirne 11 valsente. Aggiungasi inoltre che alcune parli decorative e le leggiadre scolture che ne ornano le porte e le finestre sono impiantate alla stesSft maniera delle scolture che ornano il magnifico mausoleo del giureconsulto Alessandro Tartagni in San Domenico; lavoro eseguito dal
   Francesco di Simone fiorentino, che lavorava appunto a quel sepolcro, mentre si costruiva questo palazzo. Dato il carattere fondamentale, dell'edificio e dato il gran numero di valentissimi artisti toscani che allora si trovavano in Bologna, addetti alla fabbrica grandiosa del San Petronio, del palazzo Bentivoglio, del porticato di San Giacomo Maggiore e ili altri edilizi ed opere di molto [iregio ed importanza, pare indubbia la paternità toscana di questo palazzo.
   Bellissimo, oltre della facciata esterna, è il cortile, un vero delizioso motivo dell'arte del Rinascimento. Alcuni archi del loggiato superiore furono tolti dal palazzo Bevilacqua di Ferrara. Artistica e di puro stile del secolo XVI è la fontana sorgente nel mezzo del cortile. Fra i particolari, va notala la magnifica porta-cancello in ferro battuto, uri vero merletto in ferro, un capolavoro del genere, opera pur questa del secolo XVI.
   Nel grande salone di questo palazzo si tennero, nel l'anno 1547, alcune sedute del Concilio che fu poi detto di Trento, convocato dalla Corte romana per far fronte al minaccioso dilagare della Riforma.
   Palazzo Bentivoglio. — In via delle Belle Arti, E uno dei più grandiosi di Bologna, e per quanto lasciato in quasi completo abbandono, serba nella fronte tutta la classica maestà delle costruzioni del secolo XVI. E ignoto il nome dell'autore, solo si sa che intorno al 1620 Giambattista Falcetti, lavorò alcun tempo intorno a questo edificio; forse in ristauro. o compimento dì alcune parti.
   Notevole il grande cortile. Questo palazzo ebbe momenti di splendore nel secolo XVII e, nel XVIII ; vi alloggiarono sovrani e principi di passaggio per Bologna. Ora è da più di mezzo secolo abbandonato agli artisti che nel grandioso salone vi hanno importati i loro studi.
   Palazzo Allienja ti (fig. 52). —In via Saragozza. Di grandiose proporzioni ed in istile classico ; fu eretto nel 1540 su disegno ili Baldassarre Pc-rnzzi da Siena. Ha un salone con fregi e dipinti della scuola caraccesca, ed ha pitture moderne del Vallione e d'altri. Ora è sede del Comando militare.