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l'arte Terza — Italia Centrale
predio Arnoaldi: è lavoro umbro anch'essa, ma più rozza ed antica dell'altra precedentemente descritta e ch'I uno dei più rari e preziosi esemplari posseduti dal Musco bolognese.
ÀI periodo umbro, rivelatoci dalla tanta e dalla numerosa suppellettile or dianzi rapidamente descritta, succede ad un tratto, con brusco passaggio, uri periodo di civiltà più raflinato e nuovo, che ci è rivelato dalle tombe etruscbe e di quanto in esse si rinvenne. Gli oggetti che generalmente hanno accompagnato le tombe etnische fino ai nostri giorni sono i bellissimi vasi greci arcaici con pitture, stele sepolcrali etnische con rappresentazioni relative ai pretesi destini delle anime uscite, colla morte,dai corpi ed emigranti agli inferi ed una quantità straordinaria i bronzi d'ornamento, come fibule, spilloni, specchi, anelli e collane d'ambra, ecc.; bronzi della vita domestica,, colatoi, varie ciste a cordoni, padelle, candelabri, abbigliamenti, fibule, anelli, specchi, balsamari di vetro e d'alabastro, armi per guerra, scudi, spade, elmi, punte di lancio. Nella lunga vetrina e sui panconi di mezzo, situati nella parte occidentale della sala, è disposto quanto si rinvenne d'interessante nei sepolcri etruschi scoperti nei predii Arnoaldi e Delùca, alla Certosa ed al Giardino pubblico Regina Margherita. E chissà, il sottosuolo bolognese quanti altri di questi oggetti nasconde ancora alle pazienti investigazioni degli scienziati. E perchè la continuità delle razze che dagli Umbri in poi si precedettero nel territorio bolognese, non abbia a soffrire soluzione, sì trovano nella parte inferiore del terzo palicene varii sepolcri di Galli lìoi, che tolsero Eelsina agli Etruschi e diedero alla città il nome attuale, che ha riscontro in altra città gallica ben nota, sulla sponda del mare del nord (Boulogne-sur-Mer). Fra gli oggetti conservati in questa sala, che, oltre di quelli già descritti, meritano particolare attenzione, ricorderemo il magnifico candelabro in bronzo etrusco, un'anfora attica con Eletta e Menelao e vari oggetti in oro ed argento, la cui lavorazione fa sentire già l'influenza dell'arte ellenica.
Dal grande salone si accede in altro ambiente nel quale si veggono ordinate importanti stole figurate etruscbe provenienti dal fondo Arnoaldi e dal Giardino Margherita. Due di queste sono notevolissime, perchè ornate di figure tolte dalla mitologia greca e rinchiuse dentro quadretti disposti nella grossezza delle stelc medesime. In questa sala sono raccolti anche molti oggetti rinvenuti in tombe più antiche, scoperte ili recente nel predio Caprara. Nell'ultima sala (XI) di questa parte del Museo si trova la famosa fonderia, rinvenuta in un'area sotterranea della piazza ili S.Francesco poeti anni or sono. Consta di 14.838 pezzi tra fibule, ascie, rasoi, coltelli, scalpelli, spade, pugnali, lancio, falci, falcetto, sgobbe, pezzi di
bronzo da fondere e tutta la produzione ed in parte anche l'attrezzeria d'un grande opificio industriale. & questo il più grande deposito d'oggetti dell'età del bronzo che si conosca nel mondo.
Meno interessante, dal punto di vista storico-scientifico ed anche dell'arte retrospettiva, è la parte del Museo Civico di Bologna racchiudente la parte medioevale e moderna, sebbene vi si ritrovino oggetti di grande valore artistico e storico. Notevole specialmente è. la sala delle maioliche e ceramiche italiane, asiatiche, africane, messicane e moresche, fra le quali sono celebri nel inondo dell'arte: una coppa colle armi dei Medici e l'impresa glovis, un vaso di Faenza del 1499, una lontana d'amore di Faenza, il piatto dipinto da Maestro Giorgio da Gubbio (1532) e rappresentante la Vergine al Tempio; un altro con donnebagnantesi, della fabbrica di Pesaro; una coppa in Mei colla Fuga in Egitto, di Ber-niero da Murano: un vaso in vetro fatto per le nozze di Giovanni II Bentivoglio con Ginevra Sforza (1465), ecc. Interessantissime sono le ceramiche ispano-moresche del Marocco, della Kabilia e del Perù. Nelle altre sale ricche collezioni ili armi italiane, spaglinole, moresche, turche, antiche e moderne. In apposita bacheca si mostrano quelle di Gioachino Murai re di Napoli, donate al Museo dalla contessa Tattini, nipote del celebre re-soldato.
Ricordiamo ancora fra le cose di maggior pregio di questo Museo una magnifica sella in avorio del secolo XVI, stupendamente scolpita; la collezione di medaglie del Binasciincnto, operata da Galeazzo Marescotti, Sperandioe da altri; l'Isotta da Rimini, Lem: Battista Alberti di Matteo dei Pasti ; Nicolò Piccinino, di Yittor Pisano ; smalti di Limoges e una quantità di oggetti in avorio d'ogni epoca finamente lavorati ; vetri colorati di Murano e d'altri luoghi, cofanetti, mobili antichi, ecc. Nell'antipenultima sala è una bella collezione di oggetti di scoltura, datanti dal principio del secolo XV in poi. Pregevole fra gli altri è un busto ili Innocenzo X, attribuito al Bernini; il Gregorio Xlll Ae\ Menganti; il modello del Nettuno operato dal Gian Bologna, alquanto diverso da quello eseguito realmente per la fontana ; un San iVichele trionfatore del Demonio, lavorato dall'Alzanb
Va ricordata anche la sala comprendente le scolture in marmo dal secolo IX alla fine del XV, assai ben disposta ed ordinata, con croce monumentale, sepolcri figurati d'antichi lettoli dello Studio bolognese, fra i quali notasi il bellissimo avanzo del sepolcro Legnani, opera di Jacobelli e Pier Paolo delle Masegne, veneziani (1383). Gli stessi che lavorarono al già descritto mirabile altare in marmo di San Francesco; i sepolcri di Bartolomeo da Sdento e quelli di Andrea e Riccardo Saliceti, scolpiti da Andrea da Fiesole