Bologna
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scuola del Francia rimaste di dubbio autore, andarono, non si sa come, perdute; cosi non è possibile il controllare con maggior lume di critica, la presunta affermazione del Malvasia. La produzione di questi artisti scesi dalla scuola feconda del Francia è di un'abbondanza incredibile ed è forse la ragione per la quale i quadri della scuola bolognese cominciarono ad essere poco ricercati e poco valutali al confronto di tanti altri d'altre scuole e di meriti artistici realmente inferiori. In questo periodo, clic sta tra l'edlorescen/.a massima della scuola del Francia e 1 apparizione dei Garacci, operarono con impronte individuali o speciali Innocenzo da Imola, Orazio Saminac-cliini, Lorenzo Sabattini, Camillo Procaccini,che imitando ed esagerando gli effetti di colore, trovati da Raffaello in certi suoi quadri, formano quella scuola speciale delta dei cangiati/isti, dalla quale vennero i primi germi della decadenza dell'arte non solo in Bologna, ma anche fuori. La apparizione di Pellegrino Tibaldi e di Domenico suo fratello, oriundi della Valsolda, pone un certo freno al dilagare della maniera e riconduce l'arte a più austere bellezze. Di ritorno da Roma, ove aveva subito il riflesso, il fascino della potenza michelangiolesca, Pellegrino Tibaldi dipinse nel palazzo dei Collegi, cli'é ora dell Università, la Storia d'Ulisse; sulle cui orme cominciano a lavorare, con ottimi intendimenti, il Cesi, il Cal-vart, il Sabattini, Nicolò dell'Abate ed infine i Caracci, che col Francia formano le maggiori glorie dell'arte pittorica bolognese. « Quantunque celebre la scuola dei Caracci — scrive il già ricordato doti. Corrado Ricci in una sua interessante Sintesi ilhislruliva della Pinacoteca bolognese — non è però apprezzata come merita. Anzi oggi pare diminuita nella considerazione di alcuni critici che seguono il 'faine e dei preraf-faelìisti in genere. Ma ciò passerà certamente, e presto, perocché non si può negare ch'essa rappresenta una sosta alla decadenza ed al cattivo gusto che invadeva tutta l'Italia. Mentre ovunque l'arte, dimenticatala semplicità quattrocentistica, si svolgeva con la ripetizione e la esagerazione delle formule di Michelangelo, i Caracci studiarono il vero (specialmente l'anatomia) e, a traverso 1 indole dei loro tempi, lo videro e lo capirono stupendamente s.
Il Correggio fu l'autore più studiato ed imitato dai Caracci, ila Lodovico principalmente, che è considerato come il capostipite della famiglia artistica ed anche dai loro discepoli e seguaci. Abbeverati a si pura fonte indubbiamente dovevano trarre effetti vitali e luminosi. 11 confronto delle opere dei Caracci e loro discepoli migliori, quali Guido Reni, Domenico Zampieri, detto il Ihme-nieMimi Alessandro Tiarini, Francesco Albani, Gian Francesco Barbieri detto il Quercino, Giacomo Cavedorn per dire solo ilei maggiori — Cun quelli dei faticoni o manieristi, fra i quali
primeggiavano i Procaccini e loro compagni, dà facilmente la misura della grande superiorità della scuola caraccesca su tutte le altre contemporanee in Italia e dell'importanza salutare che essa ebbe, per un dato periodo, come freno ed arresto alla troppo precipitosa decadenza dell'arte.
Oltre dei già ricordati artisti di valore primario appartennero all'eccellente e numerosa fa-laugedei caracceschi.onoredella pittura bolognese ed italiana ad un tempo: Gian Francesco Gessi, Simone Cantorini da Pesaro, Pier Francesco Cittadini, Lorenzo Pannili, Carlo Cignoni, Elisabetta Simili, che attinse molto da (ìuido, suo maestro ed amico; Marco Antonio Francesclnni, Donato Creti, Ubaldo Gandolfì, Gaetano Gandollì, Jacopo Alessandro Calvi ed altri non pochi, che per tutto il secolo XVII ed in parte anche del XVIII tennero alle le tradizioni dell'arte in Bologna e fuori, contro l'invadenza e la depravazione del barocchismo.
Questi cenni, per quanto sommarii e riassuntivi, valgono a provare l'importanza ch'ebbe per due secoli, nella storia dell'arie italiana, la scuola pittorica bolognese, della quale la Pinacoteca della R. Accademia di Belle Arti porge i documenti persuasivi e n'é il sacrario.
I più notevoli —fra i moltissimi —quadri di scuola bolognese che si ammirino nella Pinacoteca sono: ili Francesco Ilaibolini, detto il Francia, la Vergine coi Santi Giovanni Ballista, Gerolamo ed un Angelo; Presepio con Salili; ritratto ili Antonio Galeazzo Dentivoglio, protonotaio apostolico; YAnnunciazione ; Cristo inolio fra due Angeli, ecc. — Di Innocenzo da Imola: Santa Famiglia, con ritiatli votivi; Beala Vergine con Giuria e varii santi. — Di Prospero Fontana : Deposizione dalla Croce. --Di Giovanni Francia: Beata Vergine col Bambino e santi. — Di Lodovico Caracci : BeataVergiue in trono,San Domenico ; San Francesco ; la Trasfigurazione; la Natività di San Giovanni Battista. — Di Agostino Caracci la Comunione di Sun Girolamo; Beala Vergine con Angeli ed Apostoli. — Di Annibale Caracci : Beala Vergine con varii santi.
— Di Guido Reni: la Pietà, uno dei capolavori del grande artista; la Strage degli Innocenti ; il magnifico disegno dell'/fece Homo. — Di Domenico Zampieri, detto il Doinenicbino : il Martirio di Sani'Ai/uese ; i Misteri del Rosario. —Del Guerrino da Cento: San Guglielmo; San Bruno.
— Di Elisabetta Sirani: Sani'Antonio col Bambino Gesù. — Di Giacomo Cavedoni. la Vergine
j col Bambino ; San Petronio e Sant'Ali. — Di Alessandro 'fiorini: Cristo deposto dalla Croce, con le Marie e santi.
Numerosissimi ed importanti sono i quadri di altre scuole e di sommi artisti conservali nella Pinacoteca bolognese. Fra questi la perla è la Santa Cecilia di Raffaello Sanzio, uno dei lavori