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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Bologna
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1900, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Bologna
   101
   l'esistenza artistica dello stesso individuo nel 1415. Si lia pure notizia di un altro Guido pictor bolognese, figurante come testimonio in un contrailo di nozze del 1143. Ma se il nome è rimasto di questo pittore si è perduta ogni taccia delle sue opere. Maggiore e più conosciuta è la pleiade degli artisti vissuti nel secolo appresso: tra il 1226 ed il 1248 troviamo operai.li in Bologna i pittori Venturi ed Urso od Ursone, dei quali il Malvasia enumera le opere. Nel '1255 un Marco da Siena dipingeva nella chiesa del Podestà ; un mandato del podestà di Bologna ilei 1286 ricorda i nomi dei pittori Antonio Cicogna, Paolo dell'Avvocato. Dello stesso periodo si hanno notizie, come operanti in Bologna, dei pittori Zannella Jaeopo e Gerardino, che lavoravano di tavole e di affreschi ; e dei miniatori Graziadio, Pietro, Gerardo, Guglielniino, Guglielmo, Giacomino, Bartolomeo da Modena, Bei.rivenni. Dante ricorda il famoso pittore Odorisi da Gubbio e gli fa dire nel c. xi del Purgatorio:
   ..... più ridon le carte
   Che pennellerà Franco bolognese L'onore è tutto or suo e mio in parte.
   Questo Franco bolognese era stato scolaro di Aderisi d'Agubbio, eoìne nei documenti antichi [)itì facilmente si trova scritto. 11.Malvasia, nella sua Fehina Pittrice, afferma senz'altro che da questo Franco la città di Bologna ricevette « la prima semenza delle belle arti ». Nel Museo del Malvezzi di quella eittà si mostrano alcune reliquie del pennello del Franco; ma l'autenticità ne I assai dubbia. Nulla esiste in Bologna od altrove che si possa attribuire con certezza ali uno od all'altro di questi pittori; solo i dipinti murali, che un tempo adornavano la chiesa del Calvario nel gruppo tiì Santo Stefano e quegli avanzi che rimangono negli archi murati di San Giacomo Maggiore — dei quali abbiamo già discorso — provano, per quanto è possibile, che liti d'allora in Bologna si operava discretamente, però sempre nell'orbita dell influenza, illanguidita è vero, ina sempre viva dell'arte bisantina.
   Grandissimo e il numero dei pittori vissuti ed operanti in Bologna durante il secolo XIV, nel quale si vorrebbe stabilire, con Lippo di Dal-masio, un primo ciclo o periodo caratteristico della scuola pittorica bolognese. Fra coloro che emergono dalla numerosa falange sono maggiormente ricordati: Vitale dalle Madonne, Lorenzo, Simone dai Crocefissi, Jacopo, Cristoforo Simon e finalmente — dice il Ricci — Lippo di Dal-masio, che ha dato nome alla scuola per essere salilo iu maggiore eccellenza. A questi pelli sono state eonseguentemente attribuite tutte le pitture di quel tempo, senza troppo discernimento critico; cosicché si lini, ad esempio, per dubitare dell'esistenza di più Lippi, tanto le pitture notate come sue differivano nei caratteri. Appartengono forse ad altri pittori bolognesi ora dimenticati
   Nelle chiese della città e nella Pinacoteca dell'Accademia di Belle Arti si conservano non poche opere di questo periodo; ma il più superficiale raffronto stabilito tra di loro e sopratutto fra quelle attribuite allo stesso Lippo di Dalniasio vi sono tali differenze di carattere, di tecnica, che farebbero escludere, a priori la formazione d'una scuola inspirata al carattere ed ai metodi artistici di Lippo di Dalmasio.
   Più sentita è invece l influenza in molti dipinti di questo periodo, sia murali che tavole e trittici, della scuola o maniera giottesca, un distacco evidente dai metodi liisaritini ed una maggiore tendenza alla ricerca del vero. Giotto di Bandone, si sa, dimorò alcun tempo in Bologna e vi lavorò assai. Più che quella del Lippi, nell'arte bolognese della prima ed anche della seconda metà del secolo XIV, va ricercata I influenza ili Giotto, un vero rinnovatore dell'arte nel suo tempo. La Pinacoteca bolognese ha di Giotto un trittico non completo, perchè in parte fu venduto a Milano sul principio del nostro secolo, ma considerando anche da quest'opera, che è delle minori, il genio giottesco, si comprende come possa aver irradiato con grande efflusso su tutta l'arte del suo tempo.
   Fra i pittori che vissero ed operarono nel secolo XIV e che subirono i riflessi della maniera giottesca vanno ricordati, Bartolomeo Vivarini, Vitale da Bologna, Iacopo Avanti., bolognese, da non confondersi, come lungamente fu fatto, con Jacopo Davanzo, veronese, insigne artista che precorre il Masaccio neH'accuiata ricerca del vero; Jacopo di Paolo; il già ricordato Simone dai Crocefissi, dei quali la Pinacoteca bolognese ha varie tavole ed un interessante ritratto di papa Urbano V; Cristoforo da Modena; De Ferrari da Bologna, che non si rivela nelle cose attribuitegli troppo famoso artista e che fu di quelli che lavorarono ad abbellire il palazzo di Schefanaia, luogo di delizie degli Estensi signori di Ferrara. Di Lippo di Dalmasio, che operava tra la fine del secolo XIV ed il principio ch i XV, le opere autenticate ed attribuitegli, che si trovano nelle varie chiese di Bologna ed alla Pinacoteca, non sono — per quanto dotate d'una certa genialiià e spigliatezza — tali da poterne fare, come si vorrebbe, un vero caposcuola. Egli non potè esercitare, né esercitò in realtà, perchè non appare grande influenza iu quel periodo in cui, se tramontava già il genio di Giotto, se ne sentiva ancora tutto il fascino, tutta la potenza e nel quale dalla Toscana, da Firenze in particolar modo, coll'Angelico, con Masaccio, con altri, si aprivano nuovi e più larghi orizzonti per l'arte, sia in linea di sentimento che di tecnica. Se Lippo di Dalmasio avesse davvero formalo una scuola d'arte locale intorno a sè, non si dovrebbe essergliene grafi, né tributargli grandi lodi. I pittori che lavorarono in Bologna nel periodo successivo