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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Bologna
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1900, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   J40 l'arte Terza —
   Italia Centrale
   Clinica di Sant'Orsola. — Le varie cliniche necessarie all'insegnamento pratico della medicina dipendenti dall'Università lìirono raggruppate nell'Ospedale di Sant'Orsola fuori porta San Vitale. L'edilizio originariamenle servi per convento di monaci Cistercensi. Nel 15G7 vi presero stanza le Convertite, Più tardi, liu dopo la metà del nostro secolo, servì per manicomio provinciale. Trasferiti gli alienati nell'attuale nuovo manicomio, un ristauro generale, una vera trasformazione anzi, hanno l'atto del vecchio edifizio uno dei più belli e grandiosi ospedali clinici d'Italia, rispondente alle più rigorose esigenze della scienza e dell'insegnamento. Adorna questo edifizio un bellissimo bassorilievo dello sculture Carlo Parmeggianì, ritraente il prof. Pietro Loreto. in allo di ditr lezione.
   Accademia di Belle Arti — Se l'Università è l'arca santa della sapienza in Bologna, l'Accademia di Belle Ani è il sacrario dell'arte bolognese, la quale tiene un posto primeggiamo nella gloriosa storia dell'arie italiana.
   L'Accademia di Belle Arti ha sede in un grandioso edilìzio — ora di proprietà demaniale — sorgente nella via omonima, giàdetla Borgo iella Paglia. Il palazzo dell'Accademia di Belle Arti, insieme alla contigua soppressa chiesa ili Sant'Ignazio, fu costrutto nel 1727 con disegno di Alfonso Torreggiani, per conio dei PP. Gesuiti, che vi stabilirono uno dei loro più accreditati istituti d'educazione.
   Per le varie vicende alle quali quest'Ordine di religiosi andò soggetto nella seconda metà del secolo scorso e nel nostro l'edilizio di Sant'Ignazio, com'era anticamente detto, passò in proprietà dello Stato, che v'insediò l'Accademia di Belle Arti colla ricchissima Pinacoteca, clic, per acquisti, incameramenti, donazioni e lascili la città di Bologna si è andata man mano formando e che ora è senza dubbio una delle più interessanti d'Italia. L'edilizio è grandioso, di bella e semplice apparenza all'esterno, all'interno fu egregiamente adattato allo scopo.
   La parte terrena dell'edilìzio è destinata allo insegnamento dell'arte del disegno in tutte le sue manifestazioni: vi sono scuole d'ornato, d'architettura, di nudo, di paesaggio, di pittura, d'incisione, intese a mantenere ed a sviluppare nella popolazione, che ha già un notevole istinto artistico, il gusto per le belle arti ed a produrre degli artisti veri.
   A questo scopo havvi, nella Galleria dei gessi, una ricchissima raccolta di copie delle più celebri opere di scoltura antica conservate a Roma, a Firenze e Napoli, per la maggior parte doni fatti all'Accademia dal pontefice Benedetto XIV, già ricordato, e dal cardinale Ulisse Gozzadini.
   Nel piano superiore sono conservate le ricchissime collezioni di mummie, perle quali questo istituto va famoso; la Pinacoteca, ove, al con-
   fronto di capolavori d'altre scuole, l'artista ed il buongustaio possono farsi un criterio abbastanza ampio ed esatto della scuola bolognese e dell'onorevolissimo posto da questa tenuto nella storia dell'arte.
   Non faremo qui, perchè al di là della natura e dell'indole di questo lavoro, uè la storia, né l'analisi, né la critica della scuola, o per meglio dire delle scuole bolognesi. L'arte pittorica in Bologna ha avuto l'onore di una copiosa bibliografia; dal Vasari e da Corrado Ricci, una numerosa schiera di valorosi ingegni hanno lavorato, studiato e scritto intorno alla pittura bolognese e voler ragli!!.,re le notizie, le opinioni, le critiche dei maggiori e più autorevoli, quali il Malvasia, il Crespi, l'Amorini, il D'Agincourt, il Lauri, il Iìlanc, ilDelaborde, il Crowe, il Frizzoni, l'Ila re k ed altri, ci porterebbe a scrivere un grosso volume, il che non è negli obblighi e nell intendimento nostro. Ci basta il designare al lettore ed allo studioso che vorranno saperne di più le granili linee sotto le quali la pittura bolognese si è manifestata ed ha conquistato un posto importante, primario nell'arte.
   Più che da un concetto razionale e sintetico, seguendo uri uso imalso, senza granile fondamento, si è dagli scrittori d'arte, nel maggior numero, convenuto di considerare la scuola pittorica bolognese sotto tre periodi e ramificazioni diverse, chiamati : periodo o scuola d'i Lippo di Dalniasio, periodo o scuola del Francia, periodo dei Carracci Se questa distinzione può trovare ragione per ciò che concerne il periodo dei Carracci e della maggiore efflorescenza pittorica bolognese, durata dalla seconda metà del XVI secolo alla seconda metà del XVII, non altrettanto può dirsi del periodo detto del Francia e di quello intitolato a Lippo Dalmasio, come quelli che avrebbero esercitata maggiore influenza sul-I indirizzo dell'arte nel loro tempo.
   Sopratutto per ciò che riguarda la prima, della dalmasiana, questa definizione non va e storicamente non è esatta. Si farebbe oscillare il periodo della scuola dalmasiana dalla prima metà del secolo XIV al 1430; ina negli storici e nei critici d'arte vi è grande incertezza e confusione quando debbono veramente assegnare i limiti ed i caratteri di questa scuola. Le tradizioni della pittura bolognese vanno ben più in su di quelle attribuite alla, scuola dalmasiana; risalgono addirittura al periodo bisautiiio ed a quello in cui gli artisti nostrali lavoravano riproducendo < modelli bisantini. Di questa maniera sarebbe stalo il primo pittore del quale si abbia qualche notizia in Bologna, che firmava le sue opere colla sigla P. F., ia quale vorrebbe dire Petrus fecit. Questo pittore sarebbe vissuto intorno al 1115; ma altri opinano che d Petrus del P. F. possa essere un Petrus Divi pielor, ricordato in un alto del 1106, cosa che renderebbe assai diffìcile