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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Bologna
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1900, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Bologna
   101
   Col secolo scorso si chiude, il grande periodo dell'autonomia dello Studio bolognese m sul declivio, che non manca di splendere coi nomi di Morgagni, d'Eustachio Manfredi, della Tambroni, di Laura Bassi, di Gaetano Monti, di Luigi Galvani e di tanti altri illustri in ogni ramo dello scibile.
   Sul finire del secolo l'onda dei nuovi tempi e delle nuove idee avvolge anche il vecchio Studio e ne trasforma l'intero organismo, condannando per sempre tutto ciò che non è se non superfetazione, tenuto ili piedi da viete consuetudini, tutto ciò che è d'intoppo al più elastico e libero svolgimento della missione educativa. Soppressi i rimasugli delle consuetudini medioevali, soppresse le Corporazioni degli studenti, lo Studio bolognese, per opera della Repubblica Cisalpina prima e poscia, dopo Marengo, della Repubblica Italiana e del Regno Italico, diventa un'Università nel senso moderno della parola ed un ente direttamente legato allo Stato. Bologna e Pavia, in quel luminoso esordio del secolo nostro, che tante promesse accese e sì poche mantenne, si contesero il primato degli studi nell'Italia superiore; gareggiarono a chi poteva mettere nomi più illustri nella nota dei suoi docenti, a chi poteva raccogliere maggior numero di studiosi intorno a sè. La vicinanza di Milano, centro della vita politica italiana d'allora, capitale brillante del Regno, parve facesse traboccare la bilancia a favore di Pavia e che l'antico Studio bolognese passasse distanziato in seconda linea : parve, più che essere in realtà.
   Invece i tempi tristi per tutti ed anche per gli studi superiori vennero dopo la Restaurazione del 1814-15. Tutto ciò che i governi reazionari di quel periodo nefasto poterono immaginare, per dare addietro al progresso delle idee, per impedire
   10 sviluppo della coltura generale, per disarticolare tutte le libre, tutte le forze che erano state nerbo ed intelletto della passata epoca rivoluzionaria, fecero, il governo pontificio non stette certo indietro degli altri. Anzi, risospinto sempre dall'Austria, minacciante ognora — col pretesto di protezione — dai confini, da Mantova e da Rovigo, camminò alla testa della reazione. Naturale quindi che anche gli studi in generale e l'Università bolognese in particolare ne risentissero. Dal 1815 al 1859 scorre il periodo più triste, più depresso per l'Università bolognese.
   Non è che manchi ad essa talvolta il richiamo di buoni, dì illustri nomi fra i docenti. Mancano gli studenti. Sicuro: gli studenti, che al tempo di Azone e di Accursio erano valutati a 10 e a 12 mila, che nel secolo XVI, ad onta dell'aprirsi e del liorire di altre Università in Italia e di quelle libere in Germania, era ancora di parecchie migliaia di studiosi; che sullo scorcio del secolo passato oltrepassava e di molto il migliaio, tra il 1815 ed il 1818 stentò in molti anni a raggranellare cento studenti fra tutte le Facoltà; talvolta, verso la metà del secolo, ne ebbe poco più di 50; delle Facoltà che avevano poi 2, poi 4 studenti o poco più. Sembrava l'agonia, la fine dell'antico Studio d'irnerio. Le cause? Molte che si riassumevano in una complessiva: il mal governo, li sospetto poliziesco, che perseguitava studenti ed insegnanti fin nelle aule consacrate agli studi. Lasciò quindi che queste andassero disertandosi. Un leggiero rimasuglio però, dato forse dalla speranza, dalla presentita imminenza di tempi migliori, si nota dal principio della seconda metà del nostro secolo al 1859, in cui si raggiungono 855 studenti. Ma si è ben lungi dall'antica gloria dello Studio bolognese! Sembra che un languore ornai invincibile abbia invaso quel glorioso organismo che fu maestro all'universo mondo di sapere; ed anche nei primi anni del Governo Nazionale le condizioni dell'Università di Bologna non accennavano a riaversi dalla prostrazione in cui il governo pontificio l'aveva lasciata. Nel 1867 l'Università di Bologna contava appena 466 studenti ed era sopravanzata da molte altre del Regno di tradizioni meno illustri, d'importanza secondaria. Questo fenomeno di depressione ebbe
   11 suo punto d'arresto nel 1S80. Da quell'anno, con 668 studenti, comincia un nuovo periodo di vitale, vigoroso impulso. Nel 1881 gli studenti sono 733 e negli anni