Bologna
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giovanile, che dilagava poi nella vita pubblica delle nazioni e vi lasciava larghe traccio e ritiessi. C'erano le Compagnie di studenti erranti da una Università all'altra ed in tal modo facenti il giro di mezza Europa. Queste Compagnie di studenti nomadi furono sopratutto una caratteristica della Germania. Ma in fondo, nei costumi, nelle organizzazioni, rispecchiavano i costumi, le tradizioni, le organizzazioni degli studenti della Università bolognese. Perfino l'inno tradizionale degli studenti tedeschi, Gaudeamus iijitur, canto che ancor si ripete in Germania nelle grandi solennità universitarie e che fu parafrasato da Berlioz nella sua meravigliosa Dannazione di Faust, fu dimostrato essere la derivazione d'un inno della studentesca bolognese. Il primo dei canti goliardici tedeschi dei quali si abbia notizia data dal principio del secolo XVI, quando in Germania avvampava improvvisamente la Riforma e mette alquanto in satira il matrimonio di Lutero :
Io, Io, Io, Io Nosler pater hoc Lnlhenis
Gaudeamus cum jubilo Nostrae lex dune sincerus
Dulces Lulheranei Nuptam ducat hodie.
Cum jubilo. Cum jubilo.
Ma prima che in Germania si cantasse questo inno goliardico, in Bologna, c'era uso, per la festa di San Martino, all'apertura dei corsi scolastici, negli studenti di fare una grande baldoria carnevalesca, cantando inni di circostanza. Uno di tali inni fu dettato da Antonio Urceo, detto il Cadrò, docente dì lettere latine nel 1482 e di greche nel 1485 allo Studio di Bologna, e che visse fino ai primi anni del secolo successivo. L'inno d'Urceo, che fu stampato anche colla notazione musicale a Wittemberga liei-ranno 1511, ma che si cantava in Bologna già sullo scorcio del secolo precedente, comincia così:
Io, Io, Io, Nosler vates hic Homerus
Gaudeamus Io, Io, Dilhirambi dux sincerus Dulces Ilomeriaci. Pergraecalur hodie . . . età.
La parafrasi dell'inno tedesco sull'inno bolognese è evidente, e nulla di più verosimile che l'inno d'Urceo sia stato trasportato oltr'Alpe da qualche compagno di studenti goliardi, che dallo Studio di Bologna passava a quelle di Heidelberga e di Vittemberga, nella prima metà del secolo XVI diventate il centro, il focolare di quella rivoluzione filosofica del pensiero, che fu la Riforma.
Tutte queste usanze, speciali, caratteristiche generate dal fan tono mi a vera e propria dell'Università nello Stato di Bologna, comunque fosse retto a repubblica comunale, da Guelfi o Ghibellini, od a signoria dai Pepoli e dai Bentivoglio, o dominio della Santa Sede, dal principio del secolo XVI in poi, andavano, come fn già accennato, perdendo man mano di vitalità e carattere quanto più l'Italia si adattava allo stato di asservimento imposto dalla egemonia spagnuola incombente allora sull'Europa. Tuttavia, durante quel secolo, lo Studio bolognese continua a godere franchigie e privilegi, ed a serbarli, malgrado l'invadenza dei legati pontifici, cui premeva frenare, disciplinare, deniasculare la gioventù. Gli studenti, che fino allora avevano avuto un jus proprio, cominciarono ad entrare sotto il dominio della legge comune ed i loro processi ad essere trattati dai magistrati ordinari; così avvenne anche a Torquato Tasso, che, studente all'Università di Bologna fu, nel 1564-, processato perchè ritenuto autore di una certa satira poetica contro professori e studenti e da lui per il primo cantata, il futuro cantore della Gerusalemme avrebbe incontrata certamente una severa punizione se, sull'avviso degli amici, non avesse riparato a Castelvetro, sul Modenese, nella ospitale casa dei Rangoni. L'incartamento del processo incoato dall'auditore del Torzone, sulle denunzie segrete di persone che il Tasso riputava degne d'ogni onore e dell'amicizia sua, è uno dei documenti più curiosi che si mostrino oggi nell'Archivio di Stato di Bologna.
15 — ÌL» Patràa, voi. III, parte 3.