Bologna
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universale e che furono certo le più solenni ed imponenti di quante altre mai siansi celebrate di questa natura. — Ma pure datando da Irnerio, come da colui che lo studio del diritto giustinianeo ebbe, sugli esordi della vita del Comune, maggior splendore ; pur riconoscendo in Pepo (dal quale forse è Pepoli?) il predecessore immediato ili Irnerio, è anche logico e giusto ammettere che questi due primi luminari noti dello Studio bolognese abbiano avuto alla loro volta maesti i insigni, e che una serie di giuristi rimasti ignoti od obliati nel corso dei secoli li abbia preceduti per una non interrotta sequela di generazioni, tino a riattaccarsi alla promulgazione del codice giustinianeo nell'Italia bisantina. PI certamente questi uomini, dai quali vennero poi Pepo o Pepone, Irnerio, Martino e gli altri primi glossatori del diritto nello Studio di Bologna, erano uomini superiori alla media comune, tenuti in gran conto; ad essi, come ai depositari della scienza del diritto e della giustizia, erano affidati gl'interessi di maggior momento sia pubblici che privati, ed erano chiamati dal voto del popolo al governo della città o del Comune. Naturale che intorno a questi uomini si stabilissero numerose accolte di studiosi, di discepoli, di clienti, ben comprendendosi in quel principio di rinnovamento morale ed intellettuale nella vita italiana, che alla forza bruta delle anni stava per contrapporsi quella meno impetuosa, ma più duratura ed a lungo andare irresistibile del sapere, della intelligenza. Come fosse organizzato nelle sue origini conosciute, sotto Pepo, sotto Irnerio, sotto Bulgaro, lo Studio bolognese non è cosa facile a dirsi : esisteva. Ecco tutto. Esisteva, perchè se ne videro a meno di mezzo secolo gli effetti riflessi in tutto il mondo mezzo barbaro d'allora: perchè se ne sentì subito la potenza e l'importanza. Ognuno di quei primi illustratori del diritto romano faceva scuola: dove? Non è detto; ma chiunque conoscami po' 1 costumi e le consuetudini medioevali può facilmente pensarlo. Nella casa propria, ma più ancora nella chiesa, o prima o dopo i sacri riti; nelle celle silenziose e nei claustri austeri dei conventi, sulla piazza dell'Are fio del Comune, nelle assemblee dei magistrati, davanti ai tribunali che dovevano decidere delle cause e rendere ginstizia. In nessun luogo fisso e nello stesso tempo in tutti i luoghi che l'opportunità presentava. Un po' anche come gli antichi peripatetici che emettevano aforismi ed assiomi filosofici passeggiando sotto i portici dell'Accademia e del Partenone, i primari dottori dello Studio bolognese, circondati sempre dallo stuolo degli studiosi, che pur raccoglievano il verbo, erano venuti dai più lontani e disparati paesi d'Europa, dovevano dare i loro responsi in pubblico, improvvisare le loro conferenze ad uditori quasi improvvisati e pressanti. Questo sui primordi, nell'embrionale organizzazione dello Studio bolognese e fino al Pepo o Pepone mentovato nelle carte del 107G e ricordato da Odofredo come predecessore d'Irnerio. Il diritto era insegnato allora con dissertazioni a voce fatte sopra punti delle leggi romane ad un uditorio più o meno regolare ed avventizio.
Con Irnerio l'insegnamento del diritto prende maggiore consistenza, diremmo quasi forma più pratica. Irnerio inizia nello Studio bolognese, che da lui comincia ad avere regola e ad attirare molto l'attenzione di potenti, di pontefici e di tutti i dotti scarsamente sparsi per l'Italia e fuori, il periodo importantissimo detto dei glossatori. « Irnerio, scrive l'Àlbicini in interessanti articoli pubblicati all'epoca del Centenario, è quegli che in modo mai usato innanzi prese ad interpretare le parole e le frasi del testo, apponendovi sotto o nei margini la spiegazione grammaticale e specifica a forma di note, che con un vocabolo greco furono dette glosse. Cotesto studio analitico delle fonti che si allargò via via, coìl'indicare i parallelismi della legge, è la lontana origine della critica moderna, ed Irnerio fu perciò il fondatore di una nuova scuola della scienza del giure, giunta fino a noi mediante diramazioni e svolgimenti incessanti. In ordine di tempo, nonché per il pregio della innovazione, Irnerio primeggia fra tutti e se, nel racconto della sua vita alcunché di falso e di fantastico è mescolato, rimane fuori di contestazione che egli fu bolognese e non tedesco, grande uomo di