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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Bologna
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1900, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   (JO
   l'arte Terza - Italia Centrale
   del XII; ma la stia essenza scende da più alte fonti, viene direttamente dal giure romano. Tramontata Roma, tramontata la succedanea Ravenna, l'Italia invasa, percorsa in ogni senso dai barbari venuti da ogni parte, dalle Alpi e dal mare; conquistata da monarchie militari e feudali di provenienza nordica o teutonica, di tutto quel grande passato italico clie si compendia nel nome augusto di Roma, una cosa sola restava, o meglio non era completamente spenta nell'animo, nella tradizione e nel sentimento degli Italiani: il giure romano, al quale si erano sovrapposti più o meno violentemente i diritti della conquista, le consuetudini barbare e semibarbare dei conquistatori, passate in legge fra i conquistati; ma la fiamma del diritto antico che aveva riassunto il vero di due grandi civiltà, per quanto ridotta ad esigui bagliori, resisteva e sopravviveva a tutte le altre rovine. Custodi di quella fiamma, è duopo riconoscerlo, nei secoli peggiori dello imbarbarimento nostro, furono i Bisantini, che dall'Esarcato di Ravenna resistettero quanto fu loro possibile; ma tanto clie bastò a mantenere ininterrotta nelle consuetudini delle popolazioni emiliane e romagnole, la tradizione e la forza del diritto romano, animatore primo di quella rivoluzione nazionale, contro la quale si spuntarono e fransero gli sforzi vanamente livellatori della monarchia longobarda. Il codice giustinianeo, raccogliente le norme del diritto romano, tenuto in onore ed applicato all'Italia rimasta bisantina lino all'avvento dei Franchi e lasciata dall'impero dei Carolìngi quasi in balìa di sè stessa, per ciò che riguardava le consuetudini, le tradizioni, le leggi civili, fu il germe generatore dello Studio bolognese. A Ravenna prima e, decaduta questa, a Bologna, fu continuata più che altrove nello studio e nella applicazione la legge romana. Donde di necessità, dotti o collegi di dotti, che intorno alle Pandette Giustinianee — compendio di tutta la sapienza giuridica della civiltà antica — si affaticassero a penetrarle ed elaborarle, a cavarne ! responsi applicabili alle eventualità continue della vita pratica; donde infine la necessità in questi dotti e studiosi giuristi di crearsi aiuti e proseliti a fine di aver maggiore rinomanza e clientela. Quindi, l'organismo embrionale dello Studio che si sviluppa man mano che si affievoliscono nei popoli i legamenti imposti dalle monarchie della conquista, dalle istituzioni feudali, dalla potestà politico-religiosa dei vescovi, ed appaiono intorno al mille gli albori della vita comunale per cui le plebi, asservite ed umiliate in cento forme di coercizioni, vanno gradatamente, ma sicuramente, ma irresistibilmente trasformandosi in popolo ed in popolo libero, padrone di sè, della sua terra, della sua città, del suo Connine. E quindi dal campo delle induzioni entriamo, per logico processo, in quello della storia positiva, accertata, documentata. Un pregevolissimo opuscolo del dott. Corrado Ricci — che fu se non il promotore assoluto, causa ed anima principale della solennità centenaria dell'Università bolognese — intitolato modestamente Nota storica, riassume tutto quanto, in linea di fatto si conosce ed è stato discusso ed affermato da storici ed eruditi antichi e moderni, italiani e stranieri, intorno alle origini dello Studio bolognese.
   La Notu dorica del dott. Ricci recava ili appendice tutti i documenti, dai quali l'egregio ed erudito scrittore si era servito, riguardanti i primi giuristi bolognesi ed Irnerio, documenti ili parte già editi e conosciuti ed in parte inediti e dal Ricci stesso tratti dall'Archivio di Stato eli Bologna. Fra questi il documento più antico è una carta del 1076, che stabilisce incontestabilmente la esistenza di un Pepo primo doctor legis e predecessore d'Irneriow secondo l'affermazione d'Odofredo — a Bologna.
   Altri documenti espletati dal Ricci, conosciutissimi tutti, autorizzano a rimandare l'insegnamento di Irnerio a poco prima del 1090 ed è per queste ragioni, esposte con molta dottrina dal Ricci, che il Corpo accademico dei professori dell'Università di Bologna, in adunanza straordinaria del 14 novembre 1886, facendo suoi gli studi del Ricci, fissava l'Vili Centenario della fondazione ed esistenza regolare dello Studio bolognese nell'anno 1888 e bandiva quelle feste commemorative ch'ebbero carattere