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l'arte Terza - Italia Centrale
La Mercanzia (fig. 45). — E questo unodei piti graziosi e perfetti monumenti che l'arte neogutica del secolo XIV abbia lasciato non solo a Bologna ma in Italia. Esso sorge sulla piazzetta omonima, formata al punto in cui fanno angolo le vie Castiglione e Santo Stefano. Consta di un alto e slanciato edilizio, retto da un porticato ad archi acuti sulla fronte ed uno per lato, con due stupende finestre ogivali e bifore corrispondenti agli archi della facciala, ed una per lato, una magnifica cornice in cotto ed un fastigio di alti e slanciali merli. Fra le due finestre della fronte s'apre una porticina che dà su un pulpito o tribuna semiottagonale, alla quale sovrasta un mirabile ombracolo piramidale di purissimo stile gotico. Tale nel suo complesso il palazzo della Mercanzia o Foro dei Mercanti, attuale stupenda sede della Camera di commercio ed arti della città. Indagando sulle origini di questo caratteristico monumento si ha, dal Ricci e da alili, che sin dal 1294 il Comune, per avere uffici adatti all'uso di dogana e gabella, acquistava una casa posta sul carrobbio di porta Havegnana, non lungi dal punto dove sorgono le due torri. Ad uguale scopo, nel 1337, comprava un altro stabile dalla Compagnia dei Banchieri ed un altro, crescendo sempre il movimento commerciale della città, ne acquistò nel 1380 dagli eredi Pepoli. Per l'uso cui erano destinati questi edili/.', e per il crescendo continuo delle merci dovettero essere in parte demoliti e ricostrutti, sopra nuova foggia più adatta allo scopo.
Mentre si dava mano a questi lavori fu pure deciso di innalzare, addossandola a questi edilìzi, una nuova loggia, che servisse di agevole scalo per le merci e di riparo dal sole e dalle intemperie, per esse e per chi doveva manipolarle e contrattarle.
1 lavori furono affidati a maestro Lorenzo di Domenico, muratore e cittadino bolognese, ingegnere del Comune sin dal 1379 e dettò anche Maestro Lorenzo di Bagnomarino, dalla contrada nella quale abitava. A lavorare nella loggia eso-pratntio a preparare i materiali occorrenti alla Costruzione furono chiamati quattro marmarsi o taglia pietre fiorentini, nominati nelle vecchie carte del Comune per Berto di Giacomo, Egidio di Domenico, Francesco di Gerardo e Berto d'Antonio.
La costruzione dei tre grandi pilastri della fronte fu affidata ai veneziani Riguzzo delle Ma-segne ed a suo figlio Pietro. I capitelli furono disegnati dallo slesso maestro Lorenzo di Ragno-marina ed e a supporsi che opera sua sia anche la parte ornamentale dell'edilizio, compiutosi totalmente sotto la sua direzione nel 1384. Più tardi, nel 1439, il Comune pensò di preparare una sede più decorosa per il giudice dei Mercanti che risiedeva nei locali superiori della Dogana e per questo -fu stipulata una convenzione col banchiere-Battista Poeti, il quale si assunse di fabbricarla
nel locale contiguo alla loggia e dalla parte di via Castiglione. Con un muro divisorio furono separati gli uffici della Dogana e fra questo muro e la sala grande sopra alla loggia, allora affittata alla Società dei Banchieri, si costrussero due stanze, l'ima sopra all'altra, innalzando sul fianco di via Castiglione un muro clic raggiungesse l'altezza dell'edilizio della loggia. Il lu ottobre 1440 il giudice dei Mercanti prese possesso della sua nuova e più dignitosa residenza.
Nel 1484, essendo rovinata la torre detta dei Bianchi, posta dall'altro lato della via Castiglione, gravi danni ne vennero alla residenza del Giudice ed a tutto l'edifizio. I ristatici, resisi necessari, furono fatli a spese di tutte le Corporazioni dei Mercanti e delle Arti bolognesi, che si quotarono a seconda della rispettiva importanza.
Alcune malintese riparazioni, condotte in seguito ed anche nel nostro secolo, avevano di non poco deturpata l'eleganza originaria di quest'edilizio; ma il generale ripristinamento compiutosi tra il 1888-90, sotto la direzione di Alfonso Ri;lituani e di Alfredo Tartari'!:, ha dato alla fronte ed al lato di via Santo Stefano il primitivo artistico aspetto. Il lato guardante via Castiglione fu guastato nel 1840-41, coll'apertura di tre ordini di finestre gotiche, jn pieno disaccordo colla euritmia generale dell edilizio e sopratutto del corrispondente lato di via Santo Stefano.
Fra i particolari decorativi, che rendono maggiormente grazioso quest'edilìzio, vanno ricordate le statuette in marino delle nicchie, buoni lavori del secolo XV ricordanti, nella fattura, quelle che adornano il fianco ili San Petronio e fors'anco opera degli stessi artefici. Bellissimo il piccolo balconcino o tribuna, dalla quale si pubblicavano i bandi e le sentenze del giudice dei Mercanti. Notevole poi, come s'è detto, per eleganza di fattura l'ombracolo cuspidale salente lino alla merlatura e che dà alla fronte dell'edilizio un'impronta speciale. Finissimo è il lavoro in cotto che contornale finestre bifore con slanciate colonnette e traforati archetti in marmo, e quelle del cor^ mcione. Senza tema di esagerare, quest'edilìzio può essere additato a modello di stile neogotico, della perfezione e del gusto nel costrurre raggiunto dai Bolognesi sullo scorcio del XIV secolo.
Nel grande salone superiore alla loggia tiene ora le proprie adunanze la Camera di commercio ed arti.
Palazzo Pepoli Aulico. — Dalla Mercanzia al palazzo Pepoli Antico, in via Castiglione, non è lungo il tragitto. É anche questo uno dei monumenti più caratteristici della città e che tanto contribuisce a darle quella impronta mediccevale, talvolta cupa e severa, che le è propria.
Fu fabbricato da un Taddeo Pepoli nel 1344 ov'erano le case di un Tellaloricia: è una delle maggiori moli della città. Dalla fronte però mostra di essere stato fabbricato in tre riprese.