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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Bologna
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1900, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   (JO
   l'arte Terza - Italia Centrale
   si restringe la sua larghezza per ogni lato di oncie 10 e mezzo, cioè onde ti e mezzo dalla terrazza supcriore alla risega esterna merlata e da questa al piano della terrazza inferiore IO oncie.
   Il muro consiste, nella parte inferiore, di due camicie di mattoni solidissimi, frale quali fu battuto un conglomerato di ciottoli e calce, t'ormando una specie di puddinga artificiale, resistentis-sima. La base scarpata è rivestila di lunghi pezzi di macigno del vicino monte Donato, ben squadrati e commessi fra di loro con somma cura.
   Nella fronte verso via lìizzolì si scorge la scollimi in arenaria rappresentante \'Arcangelo Michele, eseguita per ordine del Senato nel 1127 dallo scultore bolognese Gio. Battista Gnudi. Sotto a questa scoltura un'iscrizione latina riferisce che nella misura fatta nel 1700 la torre fu trovala inclinata verso ponente di piedi 4 eli oncie.
   Le scale interne, che ora vi sono, furono fatte nel 1084; ma vennero più volte riparate ed anche per molti tratti rifatte. Dall'alto della torre si gode un bellissimo panorama di tutte le città e delle collinccircostanti, dietro le quali sorgono i cocuzzoli più alti della catena apenninica. Ad atmosfera perfettamente limpida, verso nord, si vedono — dicesi — le linee dei colli Euganei e dei Beriei. Il che però a noi non è mai avvenuto di vedere. L'afferma però autorevolmente Volfgango Goethe, che nelle su e Memorie di viaggio in Italia (1750-87), parlando di Bologna e con quel sentimento della natura profondo ed intenso che traspare in ogni cosa sua, scrìveva: « Salii in cima ad un'alta torre, tutto lieto di trovarmi all'aria aperta. La vista da colassù era stupenda. Si scorgevano i colli del Padovano, più in fondo le Alpi del Friuli, del Tirolo, della Svizzera (?), in una parola tutta la catena settentrionale immersa oggi nella nebbia. A ponente la vista si stendeva a grande distanza nella pianura, dove si scorgeva la torre di Modena e, verso levante, si scorgeva parimente la vasta pianura fino al mare Adriatico, il quale diventa visibile al levare del sole. Verso mezzodì si vedevano i contrafforti dell'Apennino coltivati fino alla loro sommità, nonché al lato opposto i colli di Vicenza, popolati di chiese, di palazzi, di vette. Il cielo era purissimo, sgombro di nuvole, scorgcvasi soltanto all'orizzonte una specie di fumo leggero. Il guardiano della torre mi assicurò che soltanto da poco più di sei anni sorge questa nebbia in lontananza ; clic senza di quella, col cannocchiale, egli poteva vedere distintamente i monti di Vicenza, colle loro cappelle, colle loro case, locchè attualmente accade soltanto di rado e nei giorni più limpidi. E queste nebbie sorgono di preferenza sulla catena nordica e fanno della nostra cara patria un soggiorno di Cimmeri... ».
   Dalla storia alla favola, una quantità di avvenimenti e di episodi si raggruppano, intorno alla
   torre degli Asinelli. Ci fn un tempo che il popolino credette, e forse 1 óra di questa leggenda non è peranco completamente dileguata, che la torre degli Asinelli sorgesse da terra in una sol notte per opera del demonio. Altri, prendendo le mosse da una novella di frate Leandro Alberti, sostengono doversi l'erezione di questa torre ad un povero uomo, che, lavorando con alquanti asinelli nelle fondamenta di una casa, rinvenne un tesoro, laonde arriccili improvvisamente. Un figlio di costui si innamorò d'una fanciulla detti primi gentU'lioniini della città. Fattala chiedere in isposa al nobile parentado, s'ebbe per risposta che non erano per dargli la sua figlinola tusino non havesse costrutta una torre di tale altezza, che superasse tutte l'altre della città. Ed egli incontanente si mise all'opera e la torre sorse a superare tutte le altre. Ma queste son favole. Certo è che da Gerardo in poi gli altri della famiglia Asinelli, che fecero lavorare intorno a questa torre, lo fecero per spirito di vanteria, per primeggiare sulla città, per vincere l'emulazione degli altri patrizi, amici od avversari essi fossero.
   Durante l'infierire delle fazioni cittadine nel sccoloXIV la torre degli Asinelli servì molte volte di prigione e vi furono incarcerati anche cittadini cospicui, che l'avversa fortuna della loro fazione metteva nelle mani dei trionfanti avversari.
   In seguito, ad una certa altezza, fn addossata alla torre una gabbia di ferro, entro la quale fu fatto morire un prete resosi colpevole di varii delitti nefandi e di sacrilegi : tale gabbia, delta appunto dei Preti delinquenti, si vedeva prima sulla facciata del palazzo del Podestà. La gabbia fu abbassata quando la città passò sotto il governo dei legati pontifici.
   Fra le varie vicende subite dalla torre degli Asinelli e dalla storia registrate sonvi pure alcuni incendi, il più famoso dei quali fu quello del 1413, dolosamente appiccato da Nicolò dei Guidotti, nella speranza che « rumore si levasse et lo stado si mutasse ». Ma il popolo accorse sorpreso al singolare spettacolo e si diede con ogni possa a domare il fuoco divampante per la scala di legno. Il cronista Pier di Mattiolo, che ne fa la descrizione, dice che il fuoco c< arse e « bruciò tulle le scale e gli tassegli de quelle, et « buttava si grande la fiamma per gli bnxi et per « gli colombari et per le feneslre de quella torre, « chel pareva de fuora che la torre preditta ar-« desse. Et per la gran caldura del fuoco le prede « buttavano de grandissimi scoppi et pareva de « fuora tutta affumegada ». L'autore di questa bella trovata, Nicolò dei Guidotti, caduto in potere del Magistrato, come incendiario, fu torturalo, attanagliato e decapitato sulla piazza del Comune.
   In seguito ad un altro incendio, nel 1500, rimasta senza scala, dovendosi, per volontà del