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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Bologna
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1900, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   (JO l'arte Terza - Italia Centrale
   dopo la morte di Vittorio Emanuele, ed i fondi necessari furono dati dalla provincia, dal Comune e dai privati cittadini,
   Il monumento dà le spallo al palazzo del Podestà e la fronte ò volta a San Petronio. Forse non s'intona esattamente col carattere medioevale e severo della piazza, nò colle proporzioni di questa ; forse avrebbe campeggiato meglio in ambiente più moderno e. meno monumentale, ad esempio nello squarc di piazza Cavour. Cosi almeno si espressero non pochi competenti in cose d'arte.
   Palazzo dei Anturi o Registro. — 11 lato meridionale della monumentale piazza Maggiore o Vittorio Emanuele in Bologna sul fianco occidentale di San Petronio, è chiuso da un altro importante edilizio di carattere esclusivamente medioevale, che contribuisce, col suo aspetto se.: vero, alla solenne austerità di questa piazza. È il palazzo detto dei Notari o Registro. La Corpo-raziune dei Molari bolognesi è antichissima ed illustre. Derogando da consuetudini che venivano dai bassi tempi, dacché il Comune di Bologna si fu solidamente costituito, i notai, che erano sempre stali di nomina o regia od imperiale, furono eletti dal popolo stesso, come si praticava per le altre società pubbliche: e tale uso era g,ià in voga nel 1157.
   E maggiore affermazione ebbe nel secolo successivo, durante il conflitto tra Bologna e l'imperatore Federico 11, che per questo ed altri torti dichiarò la città al bando dell'Impero. Cosa della quale i Bolognesi non si diedero grande pensiero. Era allora fra i reggitori della città il celebre giurista Bolandino de' Passeggieri, che nella lunga ed operosissima vita consumata tutta al bene della sua città, potè dirsi un vero « padre della patria ». Iìolandino, che alle altre cariche affidategli dal volo popolare univa anche quella di notaio, pensò di organizzare la professione dei riutai, importantissima, siccome quella che allora più che ora non sia, era depositaria della pub-Idica fede e degli interessi privati di tutta la cittadinanza, in una Corporazione autonoma, con discipline e leggi proprie atte a tutelarne la dignità da un lato ed a garantire maggiormente dall'altro gli interessi gravissimi che le erano affiliati. Egli fu il fondatore, indi il primo proconsole della Compagnia dei Notai, istituita nel 1240. La matricola dei notai bolognesi sale fino al 1220. A quest'opera, che allora aveva grande interesse e grande significato, consacrò ogni cura Bolandino, tanto che il Comune di Bologna, nel 1278, per pubblica deliberazione, gli diede « buona somma di denari perchè avendo « lasciato lo studio e gli scolari, talmente si era & occupalo dell'onore e della fabbrica di detta « Compagnia, che speso vi aveva molte delle sue « facoltà ». Poco di poi, liei 1287, secondo narra il Gherardacci « i uotari cominciarono a com-
   « prar casamenti nei più nobili ed onorati luoghi « della piazza di Bologna, di modo che in poco « spazio di temilo fecero, con maravigliosa ilice <1 ustria, una fabbrica, che per grandezza si dite ceva il Palazzo dei Nolari ». Tale 6 nelle sue origini il palazzo dei Notat i, che fu portalo alle attuali proporzioni nella ricostruzione con ampliamenti operati nel 1384-85. Nel 1422 all'edilizio fu aggiunta una loggia ed aperta l'attuale porta in via dei Pignattai!, di fianco a San Petronio. L'edilìzio è merlato ed Ila finestre originariamente archiacute.
   Nel 1702, trasformandosi ed alzandosi, sopra disegno di Giuseppe Tubertini, la grande vòlta della grande sala, furono guastati e murati molti inerii, togliendo così alla parte superiore dell'edilizio l'elegante, leggero e caratteristico suo ornamento. Nella cappella ch'è annessa alla sala si nota un bellissimo quadro di Passai otti, rappresentante la Madonna adorata da San Tommaso d'Aquino e da San Petronio.
   Nella sagrestia è tuttavia conservato il diploma autentico dell'imperatore Federico 111, datato dal 3 gennaio 1402 e confermato dal papa Giulio li con Bolla del 15 febbraio 1505, mediante il quale è data facoltà e privilegio al correttore dei notar! di Bologna di potere creare notari apostolici ed imperiali e di legittimare figlinoli spuriì.
   Oltre dei notari, che tennero le loro riunioni in questo palazzo — e secondo l'Alidosi nelle case che v'erano prima, fin dal 1250 — il palazzo dei Notari servì di sede e di riunione degli Anziani ed altri magistrati e perle adunanze dei sedici riformatori dello Stato di Libertà' istituti specialissimi della Repubblica bolognese dal secolo XIII alla fine del XV.
   Le due Torri (Asine-Ili e Garisenda) — Gli scrittori del medioevo hanno chiamata Pavia la città dalle cento Ion i ; dagli antichi storici è saputo che Firenze possedeva non meno di 150 torri; il compiamo conte Giovanni Gozzadini, studiosissimo delle cose patrie, nella celebre sua monografia sulle torri gentilizie bolognesi, trova che Bologna, tra il secolo XI ed il XIV, ebbe da 180 a 2Ó0 torri, del maggior numero ne fa il nome e la descrizione. Ora ne ha ancora parecchie di queste torri; ma le due famose, quelle che formano la caratteristica di Bologna, universalmente nota, sono quelle vicinissime, dette l'ima degli Asineli/ e l'altra la Garisenda. Queste due torri sorgono nel nucleo centrale della città, in capo di sia Rizzoli, già Mercato di Mezzo. Esse spiccano singolarmente sul panorama della città, Luna per il suo stelo altissimo, diritto, smilzo; l'altra, scapezzata com'è, per la sua indi nazione davvero straordinaria verso la sorella maggiore (fig. 44).
   La prima fu eretta da un Gerardo, della famiglia patrizia degli Asinelli, tra il 1109 ed il 1119; ma nel secolo seguente era già in podestà del