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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Bologna
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1900, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Bologna
   101
   La sala dulia Giunta è decorata dal Samoggia e dal Busi, ornatista l'uno, figurista l'altro, entrambi ottimi pittori bolognesi.
   Una seconda rampa cordonata mette al piano superiore, nella quale si trova la sala Farnese, adorna di dipinti di Francesco Quaiui, Carlo Ci-guani, Luigi Scaramuccia, Botimi, Pasinelli e Bibiena il Vecchio; questi dipinti furono con molta cura ritoccati e ristornili. In questa sala si conserva la statua in rame di Alessandro VII (Chigi), opera di Dorastanted'Osiu, compitila nel-l'amìo 1660.
   A destra della salasi apre la porla monumentale che mette al grande salone, nel quale sonvi gli « archivi dei governi repubblicani », sulla liue del secolo scorso, nonché quelli della Prefettura e Legazioni dal 1803 al 1874, del Commissariato pontifìcio per le quattro Legazioni e d'altri ulììci minori; costituendo un'importante sezione dell'Archivio di Stato di Bologna, che ha sede, come poi vedremo, in via dei Foselieraii.
   Questa sala, con elegante fastigio in stile bramantesco, era anticamente la cappella particolare degli anziani o reggitori del Comune. Quivi, prima di recarsi in San Petronio ad assumervi la corona imperiale, Carlo V cinse la Corona ferrea dei re d'Italia, espressamente portatagli da Monza da una Deputazione del Capitolo e di cavalieri di quella città. La cappella degli Anziani fu riccamente ornala da San Carlo Borromeo, quando fu legato pontificio in Bologna, poi dai cardinali Girolamo Farnese nel 166(J e Marcello Durazzo nel 1697. Sotto il governo napoleonico venne trasformata in Archivio della Prefettura del Beno. Ne decorano la parte superiore alcune buone e robuste pitture di Prospero Fontana. Attigue alla sala Farnese sonvi la Galleria e la sala llrbana, con affreschi del Curii, del Colonna e di altri recentemente t'istaurati
   In questo grandioso edilìzio hanno scie, come s'è detto, tulli gli uffici del Comune e della provincia, gli uffici di Posta e del Telegrafo e la Borsa di Commercio culla loggia per gli agricoltori. Questa utilissima istituzione, che ricordatili po' quella del palazzo delbi Ragione in piazza Mercanti in Milano, occupa l'area d'un vasto cortile del palazzo Pubblico, ove una volta era l'Orto botanico o Giardino dei semplici, commesso dal Senato bulognese a Cesare. Oddorn e ad Ulisse Aldrovandi, a corredo dell'Università.
   Nel mezzo del giardino sorgeva il pozzo o cisterna, disegnato da Francesco Terribilia, che ora si vede nel cortile dell'Accademia ili Belle Arti. Il locale della Borsa fu adottato negli ultimi anni sui disegni dell'ing. Filippo Buriani. Esternamente sul fianco dell'antico palazzo, fronteg-giante i porticati di via Ugo Bassi, 6 la Fontana Vecchia, monumentale, costrutta nel 1563 da Andrea della Porta sui disegni dì Tommaso Laureti.
   12 — La l»n    Numerosissime lapidi commemorative di pontefici, cardinali-legati, sovrani, magistrali e personaggi illustri ornano le pareli esterne ed interne del palazzo Pubblico bolognese. Segnaleremo tra le piò importanti, sulla fronte, quelle dei martiri bolognesi per la causa dell'indipendenza patria; quelli sulla peste del 1630 ed un'altra ricordante il ritorno in Bologna di papa Clemente Vili, reduce da Ferrara, acquisita allo Slato pontificio.
   Nel cullile maggiore si notano lapidi commemorative a Vittorio Emanuele, a Garibaldi, al prefetto Magenta, die coll'energia sua seppe estirpare la tristissima pianta del malandrinaggio, eredità lasciala dal cessalo governo alla Bologna ridiventata italiana, nei primi anni del Regno d'Italia, ecc.
   Il \ellnmi (fig, 42). — Questa magnifica fon-lana, orgoglio dei vecchi ed anche ilei moderni Bolognesi, è fra le più belle e celebri elicsi contino in Europa ed è una delle opere di scoltura più perfette dello scorcio del secolo XVI, il secolo d'oro delle ai ti italiane.
   Volendo abbellire la piazza intercedente tra il piazzo Pubblico ed il palazzo del Podestà, il Senato di Bologna diede incarico a Tommaso Laureti, celebre pittore palermitano, di comporre una fontana, la quale, oltre ad essere di milita pubblica —• in una città allora sì scarseggiante di buona acqua qual era Bologna fosse anche di decoro alla piazza, di lustro per.il Comune. 11 Laureò studiò il progetto, che fu approvato dal Senato, poscia si recò a Firenze, grande semenzaio allora di artisti, per trovare chi avesse potuto degnamente eseguirlo. Vi arrivò mentre il mondo artistico, diremo cosi, della citta dei fiori, era tutto sossopra per la ricscita del concorso indetto per la statua del Ne;Uno die doveva ornare la granile fontana di p azza della Signoria, che la ristaurazione medicea, smaniosa di cancellare ogni ricordo dell'epopea repubblicana, aveva fatto erigere sul luogo ove erano stallarsi il Savonarola ed isuoi compagni, luogo, dalla memore pietà del popolino, considerato come sacro.
   La fonlana era stata commessa al Bandinelh, vanaglorioso quanto insufficiente emulatore di Michelangelo; ma morto questi e dovendosi compiere l'opera fu messa a concorso la stallia del Nelluno e destinata a sorgere nel mezzo della vasca. Presero parte a quel concorso nientemeno che Benvenuto Cellini, clic in quel tempo aveva suscitata l'ammirazione universale col suo Perseo; Vincenzo Danti, Francesco Mocca, l'Ammaiuialo ed il Gian Bologna, che presentarono al duca, ai magistrali ed al pubblico i loro modelli.
   Per consenso unanime del popolo il modello più riescilo apparve quello del Gian Bologna, e tutli credevano che l'opera sarebbe a lui affidata. ' Ma con sorpresa generale il duca Cosimo II, nelle