(JO l'arte Terza - Italia Centrale
Basta uno sguardo a questa figura per persuaderci — scrive Corrado Ricci — « di che natura e di che potenza fosse l'arte di Nicolò.
« La Madonna seduta s'arretra un po' per innalzare il bambino e mostrarlo alla folla che si trova sulla sottoposta piazza. 11 bambino, come istintivamente impaurito dell'abisso, si piega sul dorso leggermente, gravando con le gambine le ginocchia della madie. Quella è una madre florida e orgogliosa del suo bel figlio, del suo figlio divino, che indica alla devozione del popolo. La tensione della Madonna non è un difetto, è una mirabile concessione dell'artista alla verità della posa. Una donna alzando da seduta un bimbo conviene che si tenda. Il bambino a sua volta è delizioso. (1 volto è come tra lieto e preoccupato: lieto dell'amore degli uomini, preoccupato del vuoto che si vede ai piedi. Le sue braccia, le sue gambe, insomma tutto il suo corpicbu, lo si direbbe di carne. Si direbbe che a toccarlo deve essero molle e tiepido. É coperto in parte da una piccola camicia, come fosse pure allora tolto dalla culla e questa camiciuola, sollevata sotto le ascelle dalle materne mani, gli scopre il ventre rotondo e grassoccio. Altri artisti avrebbero fatto una bandieruola, uno svolazzo per coprirlo; Nicolò preferi evidentemente di svolgere in tutta la sua verità il concetto che s'era proposto ».
In origine questa scoi tura era dorata; ma ad onta dell'ombracolo chela protegge dalle intemperie maggiori, il tempo, la polvere, 1 acqua cancellarono affatto la doratura, la quale dovette essere buona e resistente, se nella seconda metà del secolo susseguente, coi suoi ritiessi metallici ingannò il Vasari e con lui chissà quanti credettero e dissero la statua gittata in bronzo.
La porta maggiore venne architettata, così com'è oggi, nella metà del secolo XVI, sotto il pontificato ili Giulio III, dal perugino Galeazzo Alessi. E elegantee grandiosa, inquel classicismo IbrzaS» col quale le arti del disegno allora auda-vansi allegramente avviando al barocco. Nella tribuna a balaustra soprastante alla porta, entro una grande nicchia, si vede la statua in bronzo di Gregorio XIII (Buoncompagni), il riformatore del calendario e favoreggiatore delle arti e delle ¦scienze. Fu innalzata a spese della città, ne plasmò il modello, con molta vigoria ili linee, Alessandro Menganli e la fusione fu compiuta da Ancliise Censori nel 1580. Nel 1796, per salvare quest'opera d'arte dal furore della folla che reagiva, dopo lunghi anni di oppressioni corruttrici, contro il governo papale, la statua di Gregorio XIII fu trasformata in un San Petronio con pastorale e mitra, benedicente il popolo e sopra di esso fu collocata la scritta: IJiuis Petronius Proleclor et Pater.
• Nell'interno il palazzo Pubblico mostra abbastanza chiaramente le irregolarità inevitabili dell'aggregazione e dell'adattamento di edilìzi di-
versi. Serba però in molte parti una grandiosità, una maestà, un'imponenza che non sì facilmente è dato di riscontrare.
fi cortile ha un ampio e solido porticato ad archi in pieno centro, architettalo nella prima metà del secolo XV da Fioravanti Fioravante. La parte senza porticato fu posteriormente compiuta sui disegni di Paolo Canali; non s'accorda però coll'elegante semplicità delle altre parti. Altri cortili s'inframmettono alle varie parti del grande edilìzio; ina non hanno caratteristiche degne di rilievo.
Notevole, sotto il porticato del primo cortile, la granile porta architettala da Sebastiano Serlio.
Non ima scala, ma una rampa cordonata — il cito accredita la voce dillusa nel popolino, che una volta vi si salissea cavallo —comluceal piano superiore. Questa rampa, largamente impostata, jè dovuta al Bramante d'Urbino. In questa piazza è la cosidetla Sala d'Ercole, dalla colossale statua di questo eroe, modellata in terracotta da Alfonso Lombardo.
Nelle pareti sono murate varie scolture e frammenti di scolture in pietra arenaria ed in marino, di non felice esecuzione, lavori evidentemente del secolo XIV o del XV. Attigua alla sala d'Ercole è la grande aula del Consiglio provinciale, colla vòlta dipinta da Luigi Samoggia per le decorazioni e ila Luigi Serra per le ligure, che vi fece l'Apoteosi d'Imerio, giudicato il capolavoro ili questo valentissimo artista, morto nel 1888 di anni appena.
Nella Sala d'Ercole, testé trasportatavi da una cappelletti! del secolo XVII, si conserva una pittura murale, eseguita dal Francia e dai suoi allievi per voto pubblico, dopo disastrosi terremoti clic afflissero la città ed il contado. Porta la data del 1505.
Interessantissimo, come documento storico, riesce in questo dipintu il panorama di Bologna, eseguito con grande abilità e precisione e con certe leggi prospettiche, non sempre osservate in lavori ili questo genere e di quel tempo. Vi si notano i principali monumenti della città; il palazzo del Comune, colla merlatura ancora scoperta, le molteplici torri; il torrione del palazzo Bentivoglio, che pochi anni appresso doveva essere distrutto a furia di popolo; San Petronio e molte altre chiese ed edilizi ancora oggi esistenti Sebbene alquanto alterato dai l'istauri questo dipinto è di grande interesse e per l'arte e per la sloria di Bologna.
Sullo stesso piano si aprono gli uffici del Connine, fra i quali va notata la sala del Consiglio, colla vòlta ornata di buoni affreschi del Colonna e del Pizzo'.!. Vi sono busti di personaggi illustri scolpiti dal Mazza. Nelle camere che servono alla Giunta ed al sindaco sonvi parecchi quadri di buona scuola, tra cui una Santa Cecilia del Guercino.