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l'arte Ter/a — Italia Centrale
e curava infermi ed esercitava altri atti di pietà a sollievo dei sofferenti Per opera di un frate, laniero Barcobim da Fasano, quel modesto ospizio si mutò, nell'anno 1260, a quanto pare
YAnnunziala di Giovanni Maria Tamburini, eseguiti su cartoni di Guido Reni, che gli fu maestro affettuoso, quasi padre. Ma l'opera d'arte di maggioi interesse che offre la chiesa dì Santa Maria della Vita è il gruppo in terracotta della Marìupiungente, opera giovanile— credesi — di Nicolò da Puglia, detto poi Nicolò dall'Arca, clic l'avrebbe modellata nel 1463. « Questo lavoro, scrive il Ricci, si giudica dapprima sfavorevolmente; ina quando si considerano alcune parti modellate con larghezza e si pensa che in quell'epoca non era dato raggiungere la rappresentazione del moto e degli affetti violenti senza cadere nell'esagerato e talvolta anche nel grottesco, non si tarda ;i trovarlo degno di chi, in età più tarda, modellò la stupenda Madonna del Palazzo Pubblico e alcune statue dell'arca di San Do-
Fig. 33. — Bologna (Chiesa di S. Giacomo Maggiore): Monumento a Gio. Battista Malavolta (da fotografia Aunaiii).
in sede dei Battuti, di cui quel frate fu organizzatore in Bologna. Da ciò si vuole sia venuta l'attuale chiesa di Santa Maria della Vita, sòrta sullo scorcio del secolo XV: a tre navate sorrette da pilastri e da sei colonne. Spezzatasi una di queste colonne, nel vespero del 28 novembre 1686 cadevano in parte le vòlte, uccidendo nella mina (J persone e ferendone parecchie altre. La ricostruzione del tempio nelle parti danneggiate fu affidata a Gio. Battista Bergouzoni, che ridusse poi la chiesa alla forma attuale nel 1688. La cupola fu lanciata dal Trubertini, seguendo in gran parte il disegno del Bergonzoni. Vi sono alcuni quadri pregevoli, dei quali ricordiamo il Martirio di Sant'Orsola del Calvari e San Lorenzo e
meiuco ». San Giovanili in Monte. — Si
trova questa chiesa colla fronte sulla piazza omonima, alla quale si va per una rampa-gradinata, dal largo ove s'incrociano la via l atini e via Santo Stefano. La leggenda vuole questa fra le chiese costrutte da San Petronio vescovo sul principio del secolo V, sulle rovine di un delubro paganu. Ma nessun monumento è venuto a rafforzare la leggenda popolare raccolta e tramandata di secolo in secolo da più d'uno scrittore. Le memorie più antiche di questa chiesa risalgono al 1060, ma sono ancor dubbie. L'antica chiesa sarebbe stata successivamente ricostruita nel 1211, nel 1286, in cui sorse anche il campanile, e rinnovata ed ampliata negli anni 1440-42. Nel 1496 fu innalzata la cupola, che fu ancor rinnovata, insieme al presbiterio, da Arduino Arriguzzi. Nel nostro secolo ebbe nuovi ristauri nel 1824 e la facciata fu rinnovata nel 1844 per cura di Filippo Antaliui. Attiguo alla chiesa fu sempre un convento di monaci Lateranensi, soppresso poi nel 1798. Da allora in poi l'edilizio claustrale, che all'infuori di due cortili disegnati dal Terribilia, nulla offre di notevole, fu trasformato in carcere giudiziario.
La facciata della chiesa di San Giovanni in Monte non è di molto effetto, sebbene di buone proporzioni ; notevole la porta d'ingresso in macigno, scolpita da Nicola Donati sulla fine del secolo XVI. Sovrasta alla porta una bell'aquila in terracotta plasmata da Nicolò dall'Arca.