Bologna
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Altro sepolcro di pregevole fattura, dovuto a G. Coltellino, su disegno di Gian Paolo Bori-eomio, è quello del giureconsulto Ludovico Boc-cudiferro. Fra i dipinti posseduti dalla chiesa di
mattonelle smaltate al modo delle antiche faenze; data del 1260, anno presunto della morte del celebre giurista; 2° del sepolcro di Odofredo, doppio colonnato con tetto piramidale, datante dall'anno 1265; 3° del sepolcro di Rolandino de' Romanzi, con le colonne angolari sorrette da quattro leoni, datante dal 128Ì ed opera accertata di Alberto de Guidobono ed Albertino d'Enrico, maestri lombardi — leggi Comaciui — allora addetti alla fabbrica del duomo di San Pietro.
L'interno della chiesa di S. Francesco corrisponde armonicamente alla eleganza slanciata delle linee esterne. Ora, che il martello degli intelligenti ristauratori va gradatamente spogliando l'austera fabbrica di tutte le assurde superfetazioni del secolo barocco, la superba navata centrale si presenta di tal grazia ed ardimento di linee che più non si potrebbe concepire. Notevole, la svelta eleganza delle colonne reggenti la navata c quelle del presbiterio, trasformate — col pretesto di rafforzarlo — in gofli pilastri informemente tondeggianti. Notevole la distribuzione raggiante delle cappelle nel precoro.
L'aitar maggiore, a bassorilievi, statuette, edicole, guglie, e trafori in marmo bianco, è considerato un capolavoro del genere e fu scolpito tra il 1388 ed il 1396 dai veneziani Jacobcllo c Pier Paolo delle Ma-segne, artisti in quel tempo di bella rinomanza (fig. 25). Fu miracolo davvero se nelle tristi vicende subite da quesla chiesa, questo altare — ch'I un vero merletto in marmo — potè salvarsi e giungere fino ai Fig. 25. - Bologna (Chiesa di S. Francesco) : nostri tempi senza gravi avarìe. (da fotografia Au*am).
Lo stato di permanente ristauro nel quale la chiesa si trova, specie nella navata maggiore, non consente peranco di ultimare ed ornare gli altari. Fra le cose finite o reintegrate nel primitivo aspetto va notato il sepolcro di papa Alessandro V, nativo dell'isola di Camlia e francescano, morto nel 1-410 in Bologna. Gli ornati, le ligure di cotto, la statua del pontefice steso sul letto di morte si debbono allo Sperandio, il celebre medaglista mantovano che lavorò col Man-tegna ed eseguì questo lavoro nel -1482 II Vasari erroneamente lo attribuisce a Nicolò di Pietro d'Arezzo. Nel periodo in cui la chiesa era soppressa al culto e fu ridotta a magazzino venne portato alla Certosa; ma con savio consiglio ristau-
randosi la chiesa fu ricollocato alla primitiva sede. , città.
San Francesco sonvi alcune tavole del secolo XIV e del XVe fra queste vanno notate: una di Pietro dei Pianori, pittore di cui rimangono scarse memorie, ma che fu nel suo tempo eccellente, ed una di Jacopo Forti, colla data del 1185.
Nella piazza De Marchi, stendentesi sul davanti e sul fianco settentrionale della chiesa di San Francesco, si tiene mercato di cibarie, ed una parte di ossa è coperta da vasta, ma inelegante tettoia in legno e ferro. Aniinatissiiua e pittoresca, nelle ore del mattino particolarmente, è questa piazza, che per la (piantila e fa qualità della roba smerciatavi, non smentisce certo l'appellativo di grassa ed epicurea dato alla vecchia