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Parlo 'l'orza — Italia Centrale
ed autore lodato dei dipinti della cappella Bolognini in San Petronio, i più antichi che si conservino in quella basilica. Nella cappella vi sono quadri del Cittadini (Santo Stefano lapidato), del Francescliini, ecc.
Il Calvario o Santo Sepolcro è forse il pezzo più importante di questo gruppo di edilizi sotto l'aspetto architettonico ed archeologico. Consta di un ottagono costrutto secondo tutti i più rigorosi precetti dell'arte lombarda tra il secolo X e l'XI; ma forse di questo periodo è la ricostruzione tipica che ora abbiamo eseguita su altro edilìzio preesistente e che si vorrebbe far risalire al IV o V secolo, ai tempi cioè di Ambrogio e di Petronio, ina danneggiato se non distrutto dagli Ungari, allorché, nel 902, diedero il sacco a Bologna. La sua forma ottagonali contiguo pozzo, dai quale si cavava l'acqua per riempirne la vasca ove dai neofiti si compiva il rito del battesimo per immersione, e la vicinanza all'antichissima chiesa dei Ss. Pietro e Paolo — che servi per un dato periodo da cattedrale, dopo la primitiva eretta da San Zaina — fanno credere che questo edilizio fosse in origine il battistero della città. Nel mezzo dell'ottagono, cessato l'uso del battesimo per immersione, fu eretto, sul principio del secolo XII, a cura ed a spese dei Bolognesi reduci dall'impresa di Terra Santa, il sepolcro ad imitazione di quello colà esistente (fig. 15). Questa specie di monumento, in marmo scolpito, che si alza su due piani a mo' di pulpito — a cui si accede per una scaletta rinnovata nel 1883 — ha troppa comunanza d'indole coi lavori prodotti dai Coniacini in quel periodo, perchè si abbia, anche lontanamente, a dubitare delle sue origini artistiche. Davanti al sepolcro, a mo'd'altare, in un sarcofago romano con buoni frégi, si conservano le spoglie mortali di San Petronio, alla cui vicinanza si attribuiscono virtù miracolose dell'acqua del pozzo, riferendosi a tradizioni del 1140. In origine le pareti interne di questo edilìzio erano coperte da pitture di carattere bisantino; ma pur troppo non ebbero scrupolo di lavorarvi il Pedrini ed il Terzi, sostituendo a quegli antichi e preziosi documenti per la storia dell'arte italiana i loro dipinti manierati. Nel ristauro accurato ed intelligente a cui, per opera del prof. Raffaele Fac-cioli, l'edilizio fu negli ultimi anni sottoposto, vennero raschiati i dipinti inutili del Terzi e del Pedrini, e sotto di questi si scopersero ancora qua e là traccie delle pitture bisantine.
La chiesa dei Santi Pietro e Paolo sorge attigua al Calvario o Santo Sepolcro ed è quella che colla sua facciata espressamente l'istaurata, per non dire ricostrutta, tra gli anni 1880-85, sull'antico ed originario stile lombardo, ha la fronte sulla piazza di Santo Stefano e serve generalmente di ingresso a chi fa il giro del gruppo delle sette chiese. Ila forse origine parallela all'ottagono con-
tiguo del battistero, ora detto il Calvario o Santo Sepolcro. È perfettamente orientata, ha forma basilicale ed è internamente a tre navate. Vuoisi costruita nella seconda metà del secolo IV dal vescovo di Bologna San Faustiniano, adoperando in buona parte materiali di demoliti edilizi romani. Fu la seconda sede cattedrale di Bologna, ed aveva tale dignità quando, nel 902, gli Un-glieri diedero il sacco alla città e ne devastarono ed incendiarono i migliori edifizi. Fu dopo quel disastro che i Bolognesi pensarono di costrurre a nuovo la loro cattedrale trasportandola in più comodo e meglio custodito luogo nel centro della città.
Peraltro anche la chiesa dei Ss. Pietro e Paolo venne rifatta nel gran fervore degli animi manifestatosi sul principio del secolo XI, e nelle linee fondamentali la fabbrica d'allora è quella ancora oggi esistente. Notevoli sono in essa, come motivo architettonico, le tre navate sorrette in modo alterno da colonne di marmo — delle quali quella a destra più prossima all'altare mostra un bellissimo capitello romano d'ordine, ionico — nonché da pilastri a lati smussati in quattro seniicolonne e con capitelli rudimentali cubici. A parie la struttura architettonica ed alcune antichissime pitture murali guaste dall'umidore e da successive manomissioni, le cose più notevoli di questa chiesa sono i dite sarcofaghi antichi (secolo Vili o IX ?) racchiudenti le spoglie dei martiri Vitale ed Agricola, che per un dato periodo diedero il loro nome alla chiesa stessa, ritornata poi sotto l'invocazione dei due apostoli massimi, ma detta sempre comunemente di Santo Stefano.
A tergo dell'antico battistero, ora Calvario, si apre il Cortile detto ni Pilato (fig. 16), con porticato e decorazioni di perfetto stile lombardo. Nel mezzo, sopra un brutto e tozzo piedistallo, fatto fare da Leone X, fu collocata la famosa vasca battesimale in marmo, donata alla cattedrale bolognese dai re longobardi Luitprando ellprando nella prima metà del secolo Vili, come parrebbe risultare dall'iscrizione incisav i sull'orlo, di difficilissima interpretazione, tanto che nò il Marini, né il Mai, né il Mahillon ed altri fra i piti celebri archeologi italiani e stranieri, vennero mai a capo di darne la trascrizione od interpretazione esalta e completa. Sotto i portici del cortiletto, negli ultimi anni ristaurati con cura ed intelletto d'arte, corrispondono le porte di varie celle e sui muri vi sono avanzi di pitture del Cesi, la Madonna delta delle Gravide per la devozione che ebbe un tempo dalle gestanti; vi sono pure avanzi di un trittico del periodo giottesco, i quali si suppone possano essere gli avanzi di pitture che si sa furono quivi eseguite nella prima metà del secolo XIV da un Deodato di Giovanetto da Imola. Vi sono inoltre altri avanzi di pitture murali attribuite al Bagnacavallo, un San Gerolamo del Tiarini (1520) ed altre pitture del XV secolo.