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l'arte Terza — Italia Centrale
Come ora si presenta, la basilica di San Petronio oeeupa la parte principale del lato sitò della piazza maggiore di lìologna, o piazza Vittorio Emanuele.
La facciata, secondo il concetto fondamentale che inspirò gli artisti del secolo XV che iniziarono i lavori, doveva avere coronamento basilicale; il corpo maggiore della facciata doveva essere in cotto; ma le porte, il basamento, le finestre, il cornicione e le altro decorazioni accessorie in marmi di vario colore e scolpiti. Contemporaneamente all'erezione del tempio furono chiamati artefici a lavorare i marmi per le parli ornamentali ed il Ricci afferma che negli ultimi anni del secolo XIV la parte inferiore era già tutta rivestita dei suoi marmi. Nel 11394 erano già fatte le mezze figure del basamento della facciata, tutte del più squisito contorno, opera di Giovanni di Ri gii zzo. di Paolo Tìonaiuti, veneziano, e ili Giovanni Ferrabech, fiammingo.
Nel 1425 fu chiamato in Bologna Jacopo della Quercia (da altri detto anche della Fonte, per la bellissima fontana da lui lavorata in Siena sua patria), il quale accettò di lavorare alla porta del tempio. In quest'opera, cli'é certamente fra i più pregevoli saggi della scoltura toscana sul principio del secolo XV e che ci rapporta alle meraviglie di Santa Maria del Fiore, alla cui porta lo stesso Jacopo aveva lavorato, basterebbe a raccomandare il nome dell'artista fra i più grandi precursori dell'arte del gran secolo, dell'arte michelangiolesca. Ammirabili in questa porta sono le trentadue mezze figure di patriarchi e profeti, col Padre Eterno nel mezzo, che contornano gli stipiti ; la grandiosa Storia del Vecchio e del Nuovo Testamento scolpita nei bassorilievi sui pilastri e l'architrave; su questo poggia il gruppo bellissimo del Varignano della Madonna eoi Putto fra i Santi Ambrogio e Petronio jjfig, 5 e 6).
La porta rimasta incompiuta per l'avvenuta morte dello scultore doveva avere altro compimento, e lo prova la grande nicchia clic vi era aperta sopra e durò nei nostri giorni, fino a quando non si credette conveniente di fortificare il muro riempiendola. In quella nicchia venne collocata, nel 1508, la statua di papa Giulio lì, che aveva soggiogata Bologna, sottraendola al dominio dei Bentivoglio. la statua, che era stata modellata daMiclielangiolo e da lui fusa in bronzo col sussidio di Alfonso Lombardi;, venne atterrata tre anni dopo a furia ili popolo — fomentata dai Bentivoglio, che tentavano riprendere il comando, e dai loro partigiani — fatta a pezzi e rifusa per gittarne un cannone, battezzato col nome di Giuliano pel duca di Ferrara.
Delle altre due porte, clic pur sono lavoro assai pregevole e della maggiore, più moderne, non si possono precisare i nomi degli autori dei singoli pezzi. Risulta dai documenti dell'Archivio i petroniano che, nel 1524, ne fu commesso il
modello ad Ercole Seccadenari e che il lavoro in marino fu affidato a Sigismondo Bargolleso, aiutato da Andrea Magnani e da Gabriele di Zaccaria da Volterra. Vi si impiegarono marini procacciati dalle cave carraresi e per le allora non troppo comode strade fra l'Apennino, con non
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Bologna (Basilica di San Petronio) : Una delle edicole della facciata (da fologr. Emiliana).
lieve dispendio fin qui trasportati. Giunti i marmi e volendosi sollecitare l'opera furono chiamati a prendervi parte: Zaccaria Volterrano, Nicolò da Milano e Properzia de' Rossi ; indi venne Nicolò Tribolo, del quale sono le Sibille murate negli stipili, gViAnfjelidei due sopr'arclii e varie Storie; Solastneo e Simone Gioii, Alfonso Lombardi, già ricordato collaboratore di Miehelangiolo nella fusione della statua di Giulio II; Bernardino e Battista da Carrara e Francesco da Milano. Nel sot-t'arco della porta a destra M. Amici fece il gruppo del Nicodcmo col Cristo morto in qrembo ; Nicolò