352 l'arte Terza — Italia Centrale
barda — sui quali si staccano arditamente gli archi acuti e le vòlte del soffitto. Ed anche in questa parte il lavoro procedette assai lentamente. Sebbene le fondazioni generali della chiesa [ossero cominciate fin dal 1390, per le sopravvenute turbolenze dei tempi, la scarsità del danaro, la deficienza dei materiali raccolti — nei disordini politici e nelle sospensioni frequenti dei lavori, dispersi, caduti o guastati — i lavori procedettero sempre con grandi stenti ed irregolarità e la costruzione invece di essere attaccata su tutti i punti per formare l'ossatura generale del tempio, siccome avvenne, ad esempio, per il Duomo di Milano, procedette per gradi dal muro della facciata alla tribuna, contemporaneamente su due lati. Ciò fu desunto con molto acume dal cavaliere Guidieini nello spoglio dei documenti e delle cronache esistenti noli 'Archivio Petroniano da lui fatto, dando la costruzione delle cappelle laterali, le date, si può dire, del progressivo incremento della fabbrica. Di tali cappelle già due per parte ne erano erette nel 1393. Altrettante ne furono costrutte verso il 1400, cosicché l'anno appresso si potè fare parte del coperto (a soffitto non a vòlta) sul corpo di mezzo, di fronte al quale fu eretta una tribuna con un altare provvisorio. Narra la cronaca bolognese dal 1371 al 1424 di Pietro di Watiolo Fabro, manoscritto della Biblioteca universitaria: « MCCGCI i diversi di e misi del « dito anno, fu fatto lo cliuverto del corpo de « mezzo de laghixia nova de Misser San Petronio, « lo quale cliuverto fu fatto de eliadenc del lete gnaine inchastrade de chialche et de cltorrege
Indi si coprirono le due navi piccole, poscia prolungate secondo un decreto del gennaio 1441 fu ordinato il compimento di altre quattro cappelle. Dal 1458 al 1460 furono date le disposizioni per altre otto cappelle, che aggiunte alle dodici preesistenti, pervennero a venti, cioè a dieci per parte. Le ultime due, secondo narra G. Nardi nel suo Diario, manoscritto dell'anno 1479, furono cominciate contemporàneamente al campanile. Nel 1509 fu dato principio anche al fondamento d'uno degli otto pilastri che dovevano reggere la cupola, il quale, visto all'esterno di piazza Galvani, ove tultora si mostra in parte, offre le proporzioni di una torre. Ma l'opera che avrebbe dovuto svolgersi sul transetto, sulla cupola e sull'abside si fermò là. Si cercò, scarseggiando sempre i mezzi di prolungare la chiesa e tutta l'attività dei fabbricieri si svolse al necessario compimento del braccio inferiore, la cui erezione era costata più di un secolo di lavoro. Al provvisorio ed antiestetico e pericoloso tetto a capriate in legno si pensò di sostituire il tetto a vòlta, come la maestà ed il carattere stesso del-
l'edilìzio richiedevano. Il primo incarico per condurre ad effetto tale divisamente fu dato al Ter-ribilia ; ma quando egli, nel 1590, ebbe incominciati i lavori della prima vòlta della nave di mezzo, sorsero vivaci diatribe sull'altezza di tale vòlta e sull'andamento del lavoro, che portarono alla sospensione del lavoro. Si formarono due partiti, la popolazione, con a capo il proprio Senato, era contraria alla prosecuzione dell'opera secondo le idee date dal Terribilia ; il cardinale-legato, il clero e quanti altri erano interessati o smaniosi di vedere l'opera compiuta comunque fosse, tenevano per il Terribilia e sollecitavano e brigavano perchè i lavori fossero proseguiti. Si ricorse all'intervento del pontefice SistoV/il quale, con lettera perentoria mandata al vice-legato, ordina che immantincnti il lavoro fosse proseguito. 11 Senato di Bologna, rispondendogli con lettera del 18 luglio 1590, dice: « Ci è sopravvenuta « molto all'improvviso lettera del... Legato Moliti tali® espressa commissione d'ordine di V. S. a « mons. Vice Legato che debba fare seguitare la « detta vòlta già principiata et giudicala da molti « intendenti non. poco deviata, e di forme dal resto i di tutto il Tempio già tant'anui fatto, cosa che « ci ha dato infinito dispiacere, si per il rispetto di « esso Tempio, come di questo popolo che in ve-« rilà ci pare vederlo e sentirlo perciò non poco
Questo artista, che fu certamente uno dei buoni, ma non dei sommi architetti del suo tempo, imbevuto di quel classicismo baroccheg-giante che fu caratteristica ili quello scorcio secolo, intendeva condurre l'opera affidatagli sui canoni di quello ; ciò avrebbe formata la piti stridente stonatura con quanto esisteva dell'edilìzio condotto in assoluto stile neogotico o gotico-lombardo, come più propriamente si dovrebbe dire.
Proseguita l'opera del Terribilia ne sarebbe venuta la irremissibile deturpazione dell'edifizio. Fu provvida l'opposizione fatta dal Senato bolognese alla prosecuzione dell'opera; e fu tanto tenace e convincente che Sisto \ — il quale non era uomo da ritornare sugli ordini dati — concesse che il primo ordine si sospendesse per due mesi e che Ira tanto si chiamassero architetti periti da Roma. Con questa sospensione la causa dell'arte fu vinta. I due mesi accordati dal papa diventarono nientemeno che quarantanni ! Minacciando il già vecchio tetto in legno, nel 1620,