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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Bologna
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1900, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   l'arte Terza — Italia Centrale
   tissiine case, delle quali alcune turrite n appartenenti a famiglie patrizie, e mentre questo si faceva fa, con cogito del 20 febbraio 1390, dal Consiglio ilei DC, reggente la città, ordinato a Maestro Antonio li Vincenzo, bolognese, di fare il modello della fabbrica, giovandosi anche dell'aiuto e della collaborazione di Andrea Manfredi da Faenza dei Servi di Maria, architetto pur questo di bella fama. Notiamo per coincidenza, che nello stesso momento erano chiamati a Mi-Inno i più famosi maestri architetti delle Corporazioni coniatine ed i più famosi stranieri per deliberare sulle fabbriche del Duomo e della Certosa di Pavia, voluta l'ima dal popolo milanese e l'altra dal duca Gian Galeazzo Visconti.
   Il concetto fondamentale della fabbrica di San Petronio fu la croce latina ; sulla crociera doveva alzarsi una cupola ottagona; quattro grandi torri dovevano adornare l'edilizio. Secondo le proporzioni del braccio inferiore, clic è la sola parte compiuta del grande edilizio, sulle norme della primitiva idea, l'asse della navata maggiore sarebbe stato di in. 210,60, cioè ni. 30,60 più della basilica di San Pietro in Roma e circa 00 metri più del Duomo di Milano, La lunghezza dei bracci laterali doveva essere di metri 140,00; la cupola ergentesi sulla crociera avrebbe misurato metri 49,41 di diametro e 152 metri d'altezza. Ove avesse avuto compimento il San Petronio di Bologna sarebbe ancora oggidi il maggior tempio del mondo cristiano. Non si potrà negare ai Bolognesi del secolo XIV l'ardimento ; cosi avessero avuto i mezzi per inandare ad «-.(letto il loro straordinario progetto.
   Comunque, ottenuta la commissione della grandiosa impresa, Maestro Antonio di Vincenzo è frate Andrea .Manfredi, servita, si posero all'opera. Con mattoni uniti (la-gesso, legno ed altri materiali fabbricarono al dodicesimo del vero il modello della progettala fabbrica. Tale modello fu esposto al pubblico e conservato fino all'anno 1409, in cui fu distrutto per farne altro più corrispondente alle modificazioni clic le successive vedute di economia avevano suggerito.
   Controversa è la data del collocamento della prima pietra dell'edilizio: molti affermano chela cerimonia avvenisse il 7 luglio 1390; ma Giacomo da Varignano, nella sua Cronica assai accreditata e veritiera, che si conserva manoscritta nella Biblioteca dell'Università di Bologna, la fissa agli 8 inaggio dell'anno stesso con queste parole: « La ghiescia di Messer San Petronio « che in suso la pinza de Bologna se comenzò a « hedifìcare adi Vili del mese de majo. E la prima « pietra li firn posta per mane de uno vescliovo, « la quale era l'Arme del Comune di Bologna e « l'uo il martedì a ore 'indici». Ma, sia l'8 maggio o il 1 luglio, il divario non ha grande valore.
   1 lavori, come per solito avviene dì simili cose, cominciarono con grande alacrità, si che in pochi
   anni si potè vedere sorgere il piedicroce ; ma sul principio del secolo XV, per le più difficili condizioni politiche ed economiche del Comune, i lavori cominciarono a procedere a rilento e talvolta anche saltuariamente. Sulla fine del XV secolo, senza che appaia detto espressamente, si capiva clic per delicienza di mezzi la grandiosa fabbrica non avrebbe potuto avere il compimento secondo la primitiva idea fondamentale, e si cominciarono a studiare i progetti per compierla sotto più modeste, ed anche più possibili; proporzioni.
   Nella Besidenza della fabbrica di San Petronio si conservano ancora più di quaranta disegni, molti dei piai: di architetti celebri, pel compimento della facciata, delle vòlte, di tutta la chiesa, secondo soluzioni che si credevano più in armonia coi tempi e coi mezzi. Ve ne sono del Terriliilia, ili Baldassarre Peruzzi ila Siena, di Jacopo Ba-rozzi da Vignola, di Domenico Ti ha Idi daValsolda, di Domenico Aimo detto il Varie/nana, di Mauro Tesi, di Gerolamo Rinaldi— al quale si debbono le vòlte mirabili per arditezza della navata maggiore — ili Andrea Palladio, di Giulio Romano, di Cristoforo Lombardo e di Giulio Romano insieme, di Alberto Alberti, di Giacomo Rariuzzi, di Prospero Pesci, di Alessio Scarselli, di Egidio Bordoni e fra ì moderni di E. Brunetti, G. Modenesi, G. Ceri ed E. Collamarini. A parere dei competenti quelli che maggiormente s'accostavano all'idea fondamentale primitiva dell'edi-fìzio, nel suo stile neogotico, sfiorato qua e là nei particolari compiuti della facciata, da accenni al rinascimento, sarebbero i progetti dell'Aimo e del Terribili.!: il Vignola, il Tibaldi, il Peruzzi, già avvezzati al classicismo del secolo XVI, non sanno maneggiare il gotico, carattere fondamentale., in modo da corrispondere, senza deturparlo, snaturarlo, alle esigenze prestabilite dell'edilìzio; Andrea Palladio offre quattro progetli diversi per la facciala, informati lutti allo stile classico che gli fu proprio : progetti che sono prova del valore e della fantasia di questo grande artista, ma che sono in completa disannonia con quanto dell'edilizio al suo tempo era già fatto e che rimane ancora oggi, per noi, la parte più ammiranda Ma se non soddisfece ai fabbricieri ed ai posteri, il buon Palladio soddisfece pienamente a sè stesso, perchè uno dei disegni porla scritto di sua mano in calce: « Io, Andrea Palladio, laudo il presente disegno ». Cosi, fra I dibattito degli artisti, il mutare dei progetti e le crescenti strettezze del Comune ili Bologna, allegramente smunto dal governo di Roma e dai suoi Legati sempre a corto di quattrini. San Petronio restò incompleto, e più gli anni passavano più si allontanava la probabilità d'un compimento qualsiasi dell'opera, perocché l'immenso spazio che era stalo preparato dal piccone demolitore nel secoloXIV per ricevervi il grandioso edilizio andò