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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Bologna
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1900, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Bologna
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   da pochi ostinati e fra la popolazione montanina, ove più tardiva e difficile era riescita l'opera dei predicatori e propagandisti cristiani.
   Fra questi, per ardore e zelo indefesso nel promuovere l'adozione della Chiesa romana, combattendo specialmente le cosidette eresie, che i sottilizzatori bisantini non avevano tardato ad introdurre nella nuova dottrina, fu il vescovo Petronio, vissuto nella prima metà del secolo V e che, canonizzato, fu poi più tardi assunto dai Bolognesi a loro protettore. Nel secolo V, per opera di Petronio particolarmente, repudiate tutte le formule eresiarche che dilagavano dall'Oriente, il Cristianesimo, secondo i canoni della Chiesa romana, era completamente e fermamente stabilito in Bologna, e da questo tempo comincia quella ricca fioritura di chiese, per la quale Bologna andò in ognitempo distinta e delle quali è ancor oggi sovrabbondantemente fornita. L'essere stata questa città, dal principio del secolo XVI fino al 1859, quasi sempre soggetta al dominio ecclesiastico, lià certamente contribuito all'erezione di quel numero stragrande (li edifizi sacri, dai più grandiosi e monumentali ai più modesti e insignificanti: numero invero eccessivo ai bisogni stessi del culto e ch'è andato a detrimento della conservazione e dell'importanza dì taluno fra i templi di maggior grido della città.
   Ciò premesso veniamo alla rapida descrizione di quelli fra gli edifizi sacri di Bologna che hanno maggior vanto, sia per ragioni artistiche che per ragioni storiche ad esse collegantisi.
   Il Duomo. — La cattedrale di Bologna, dedicata a San Pietro, sorge nella parie centrali' della città, presso all'imbocco della via dell'Itti!» pendenza. Le origini di questa chiesa risalgono ad un momento funesto perla storia generale d'Italia e per quella particolare di Bologna. Risalgono cioè al principio del secolo X, durante il tristissimo regno di Berengario I, quando, chiamati da costui a reggergli la vacillante corona, piombarono in Italia gli Ungari, saccheggiando, devastando,incendiando quanto Irovavasi sul passaggio delle loro bande. Bologna fu una delle città pi il colpite da questo flagello, e fra i suoi edifizi danneggiati o distrutti da quelle orde, fnvvi anche quello che serviva da cattedrale nello strano labirinto di chiese e di costruzioni varie rispondente al complessivo nome di Basilica di Santo Stefano. La chiesa che vuoisi eretta da San Zama, sul luogo ora dello dett'Abbadia, non serviva più a quell'epoca come cattedrale ed era passata ai Conventuali di San Benedetto. La nuova chiesa, che doveva essere chiamata all'uUicio (li cattedrale ed in seguito anche (li metropolitana, si volle dalla città in luogo più centrale e più difeso e sorse quindi nel luogo dell'lual* cattedrale. Ma da questa a quella gran distanza ci corre. Appena un secolo dopo la sua erezione fu ampliata per lo sviluppo considerevole che prese la città agli albori della propria indipendenza. Distrutta nello spaventoso incendio clic nell'agosto del 1071 divorò gran parie di Bologna, fu riedificata a spese del Connine e dei fedeli, fra l'anno 1161 ed il 1165, insieme ali Episcopio, die in quf.ll incendio era pure andato perduto. Venti anni dopo la chiesa veniva consacrata. Ma, nel 1222, un violento terremoto vi apportava nuovi e gravissimi danni, ai quali riparò, con vera mu-
   nificenza, del proprio il vescovo Enrico delle Fratte; a costui si deve anche il portico che fiancheggia l'edili zio di via Altabella. Nel 1392 furono compitili la vòlta, il presbitero, il portico della facciata. L'edilizio era in islile lombardo e sullo scorcio del secolo XIII si sa che vi lavoravano nelle sculture i cornac;ni Alberto de Gui-doboiio e Albertino d'Enrico. La facciata era adorna di una finestra rotonda, o rosone, fatla nel 1252, che i documenti del tempo dicono mollo artificiosa el bella. Dello stesso periodo è il robusto massiccio campanile a tre grandi piani, eretto sullo scorcio del secolo XIII da illustro Alberico de Guidobono, ingegnere del Comune e del Capitolo.
   Tra la seconda metà del secolo XVI ed il principio del XVII questo tempio subì ima completa trasformazione, un vero rifacimento. \i lavorò fra gli altri Domenico Tibaldi della Valsolda, fratello al celebre Pellegrino, e di quella famiglia dei Tibaldi Valsoldani, che ha lasciato si vasta orma artistica tra il secolo XV ed il XVI. Domenico Tibaldi lavorò nella cattedrale ili San Pietro in Bologna e vi costrusse, fra l'altro, la cappella maggiore, che papa Clemente Vili di famiglia Aldobraridini di Firenze giudicò pari, se non superiore, alle sue sorelle in Boma, e che nella generale ricostruzione ilei tempio su tre navate esul £;usto barocco, operata nell'anno 1605 sui disegni del barnabita 'Magenta, milanese, fu rispettata e mantennfa, per i suoi pregi universalmente riconosciuti
   La facciala, in istile classico barocebeggiante, fu disegnata nella metà del secolo scorso dal Tor-reggiani; leduecolossali, quanto barocche, statue dei Santi Pietro e l'nnh. impostate nei nicchioni della facciata, sono d'Agostino Corsini e di Pietro