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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincia di Bologna
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1900, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   l'arte Terza — Italia Centrale
   Sotto il rapporto agricolo la regione emiliana va distinta in tre zone: la zona della pianura, la zona delle colline e la zona delle montagne.
   Nella prima zona, formata da numerose distese di terroni aratorii in buona parte argillosi, hanno sviluppo le coltivazioni estensive dei cereali d'ogni specie e dei foraggi, tanto in prati naturali che artificiali; nella parte più bassa ed acquitrinosa della regione padana si hanno pure notevoli estensioni di territorio coltivato a risaia. Su questi terreni, in pressoché tutta la zona, prosperano fra gli alberi l'olmo, il gelso, la rovere, il pioppo, il salice, il noce ed ogni sorta di alberi da frutta, singolarmente meli, ciliegi, peschi e peri. La vite cresce pur prosperosa in quasi tutta la zona piana dell'Emilia e la si coltiva — onde tenerla meglio esposta ai raggi del sole e lungi dall'umidità del terreno — sposata generalmente all'olmo in lunghi festoni passanti come catena da un albero all'altro e che nella bella stagione dànno un aspetto piacevole e vario al sempre malinconico paesaggio della pianura. Dalle viti emiliane si traggono ottimi vini, ora specialmente che anche in questa regione dai maggiori produttori si comincia a praticare l'enologia con sistemi razionali e scientifici. Molta uva emiliana è esportata in Liguria, in Lombardia, in Svizzera e, strano a dirsi, talvolta anche in Piemonte. Fra le piante tessili prosperano il lino e la canapa. Nella zona piana emiliana, nei rapporti fra i proprietari del suolo ed i lavoratori, prevale generalmente il sistema della mezzadria, che, date le condizioni attuali dell'agricoltura e della società, è ancora il migliore, o per lo meno è quello pel quale sono rese meno acute le cause di sofferenze bersaglianti la classe tanto benemerita degli agricoltori.
   Nella zona della collina emiliana prosperano in massima parte le stesse coltivazioni della pianura in fatto di cereali; ma quivi la coltivazione più che estensiva è intensiva, essendo la proprietà assai limitata e sminuzzata. Non vi mancano le praterie, ma in numero ed in estensione assai minori di quello che è dato dalla zona piana; all'incontro vi è assai più rigogliosa la coltivazione della vite o sposata all'olmo, come al piano, od a vigna, a filari, a spalliera, a ceppi, secondo l'opportunità data dalle condizioni d'inclinazione e di esposizione del terreno. I vini delle colline emiliane sono grandemente pregiati e vanno facendosi largo anche nel commercio di esportazione. Fra le piante arboree comparisce l'olivo, la cui coltivazione si fa sempre più estesa a misura che si procede verso sud-est. Importantissima poi in tutta questa zona è la produzione della frutta d'ogni genere e dell'ortaglia, che dànno alimento ad un prosperoso commercio.
   Nella zona della montagna, la quale comincia dai 400 ai 500 metri, dove la coltivazione della vite finisce e quella del castagno comincia, la coltivazione per quello che riguarda i pochi cereali crescenti in luogo, come il frumento, la segala, l'orzo, le leguminose in genere è praticata per quanto possibile intensivamente. Estensiva è invece la coltivazione boschiva, che dopo le ultime disposizioni legislative e la più accurata sorveglianza delle provincie, dei Comuni, dei Comizi agrari e dogli stessi proprietari, va riprendendo vigore, e coprendo le pendici dei monti, già fatti brulli e scoscesi dalle precedenti spogliazioni. 11 castagno è la pianta tipica dell'Apeimiiio emiliano, che vi cresce prosperosamente, dando frutti abbondanti e gustosi, facenti parte non indifferente del sistema alimentare di quelle popolazioni. Oltre del castagno crescono benissimo siili'Apennino emiliano la quercia, il noce, il faggio, il eerro e l'abete, che corona talvolta le più alte cime dei monti. Vi sono inoltre pascoli abbondanti frequentati da mandre ovine e bovine, vegnenti, durante la state, dalla pianura ed in gran parte dalla Toscana e che durante 1 inverno emigrano generalmente in Maremma.
   La produzione agricola emiliana è inoltre sussidiata da numerose industrie direttamente attinenti ad essa, alle quali, con molto amore ed intelligenza, si applicano queste popolazioni, traendone poi fonte di importanti commerci e di non lievi guadagni.