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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Massa e Carrara - Lucca - Pisa - Livorno
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 272
•Ì:H l'arte Terza — Italia Centrale
luogo detto delle Fornaci sino al ponte (l'Arcione. La roccia detta panchma:<àm ne forma a suil il limite apparente in un livello alcunché più alto del mare si compone di un tufo arenaceo misto di residui organici marini, palustri, animali e vegetali e persin di rottami di fabbriche, il che attesta la sua recente formazione. Codesto tufo è basato sur una roccia stratiforme calcare simile alla pietra colombina che trovasi nel rio Maggiore e nel torrente dell'Ardenza attraversata da larghi filoni di spato calcare candido. Lo stesso avviene presso le falde settentrionali dei monti livornesi, mentre l'ossatura interna di questi ultimi è coperta inferiormente da ghiaia e ciottoli di calcare, il quale, ora più ora meno argilloso, serve di base alla breccia, finché cotesta si converte in un galestro di color rossiccio a cui sottentrano, in Val Benedetta, masse serpentinose imprigionate nella calcarea silicea compatta e più spesso nel galestro.
Addentrandosi verso la Chioma le rocce serpentinose inostransi più generalmente lungo questo torrente, a contatto del galestro, dello scisto calcare o del macigno alterato sino alle rapi che dalla parte della suddetta Chioma si avanzano nella marina e particolarmente nel risalto di poggio che l'avvicina, detto del Romito.
Le rocce massiccie e stratiformi suddette scompaiono a poco a poco e nascondonsi nella sottostante pianura anche dalla parte di monte Massi e di Limone, che sono le estreme e più umili colline dei monti livornesi, ove alla roccia di calcarea argillosa ed al macigno a grossi elementi e quasi brecciato sottentra una marna argillosa conchiglifera, una terra silicea (tripoli) sparsa di calce solfata fibrosa o compatta in mezzo alla quale scaturisce non (li rado qualche vena di acqua salina epatica come quella detta puzzolente di Limone.
Fiumi e CanaliJB Piuttosto che fiumi si avrebbero a chiamar torrenti i pochi che solcano il territorio livornese. Primeggiano fra essi il Rio Maggiore, lungo chilometri 9,50 e largo 8 111. ; l'Ardenza, lunga chilom. 8 e larga 7 in., e la Chioma, lunga 2 chilometri.
II Rio Maggiore ha le sue fonti sui colli di Limone, scorre da est a ovest per circa 10 chilometri e mette foce nel Tirreno a sud di Livorno. Dell'Ardenza tratteremo nei dintorni di Livorno. La Chioma viene pure dai monti livornesi e segna il confine meridionale del circondario : scende da quelle pendici di rocce di galestro e di serpentina dividendo col suo letto il territorio di Livorno da quello di Rosignano Marittimo nella provincia e circondario di Pisa e passa sotto un ponte recente lungo la strada litoranea poco prima di gittarsi in mare in mezzo a rupi di macigno alterato e di enfa-tide, fra la torre del Romito e quella di Castiglioncello sotto il suddetto Rosignano.
Ai fiumi voglionsi aggiungere due canali navigabili, vale a dire, l'Ugione lungo 7 chilometri e il Naviglio lungo metri 18 e largo 10.
Acque minerali, — Ve n'ha parecchie nella provincia livornese e sono:
1. Acqua di San Rocco di Livorno. Nel 1835, scavando un pozzo in via San Rocco in faccia a porta Murata entro Livorno, spicciò una polla d'acqua con sapor salso e virtù purgativa. Il sanitario Giovanetti appurò ch'essa non aveva veruna comunicazione con quella del mare. Ha la temperatura dell'aria atmosferica, e secondo il prof. Antonio Targioni-Tozzetti, che l'analizzò nel 183S, è analoga a quella del Tettuccio ili Montecatini. Sì trasporta anche lontano senza che soffra alterazioni.
2. Acqua puzzolente dì Limone. È Limone una regione, con villa signorile e tenuta omonima, a circa 6 chilometri a est da Livorno compresa nella parrocchia di San Martino in Salviano. In codesta regione, presso il bivio delle strade della Sambuca e di vai Benedetta, sgorga, con molte polle, da un terreno marnoso siliceo un'acqua minerale detta Puzzolente, a cagione dell'odore d'acido solfidrico che tramanda, ma fugace. Spiccia dalla terra accompagnata da molte bolle d'aria e in fondo alla vasca in cui si raccoglie depone una mota nera come l'inchiostro e fetente. Lasciata in riposo si vela alla superficie di una materia bianca e untuosa al tatto, lo solfo.