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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Ancona Ascoli Piceno Macerata Pesaro e Urbino
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 415
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Parie Terza — Italia Centrale
Guido morì in Assisi ai 29 settembre del 1298 e fu sepolto in San Donato, presso San Bernardino, in Urbino. Ebbe per figli Federico, Corrado, Uguceione e quel Bon-conte morto nel 1289 alla battaglia di Campladino e reso immortale dall'Alighieri con maravigliosi versi {Purg., v).
Federico divenne così capo della casa e conservò l'amicizia di Uguccione della Faggiuola e coi rami ghibellini della Faggiuola e dei Malatesta. Essendosi impadronito di Cagli, già dipendenza di Fano, il papa gli fulminò la scomunica. Recanati si ribellò alla Chiesa e si dette a Federico e l'esempio fu seguito da Spoleto e da Assisi. Così la sua potenza crebbe rapidamente ; ma gli Urbinati, stanchi delle gravezze da lui imposte si ribellarono e lo costrinsero a rinchiudersi nella rocca e venne poscia ucciso dai congiurati, insieme ad un suo figliuolo. Guido e Galasso, altri figli, scamparono perchè furono presi dagli Eugubini e pure campò la vita Xolfo, il minore, perchè il popolo di Urbino era già sazio di vendetta.
Così si ristabilì l'autorità pontificia in Urbino, ma per breve tempo, perocché le enormi tasse e contribuzioni poste stancarono gli abitanti,! quali, nel 1323, si rivoltarono e diedero la signoria al giovane Nolfo. Furono anche liberati i fratelli presi da quei eli Gubbio e questi tre, insieme al conte Speranza, costituirono la casa di Mon-tefoltro. Gli uccisori di Federico ripararono presso i Malatesta di Binimi, ma quelli clic caddero nelle mani dei Montefeltro furono messi a morte. I quattro conti governarono insieme sino al 1335, in cui Pier Saccone de' Tarlati signore di Arezzo, persuase al conte Speranza di spogliare i cugini della signoria. 11 disegno fu però scoperto e sventato. Quindi, mossa guerra ai Tarlati, accrebbero lo stato d'importanti conquiste e nel 1338 riconquistarono pure San Leo.
Nolfo 1 fu però quegli che sovrastò e apparve come il capo assoluto della casa. Governò Urbino per anni trentasei, e come i suoi predecessori fn alla testa del partito ghibellina in lineila regione. Si sottomise al cardinale Albornoz, dal quale ebbe la conferma del dominio di Urbino; ma poi, caduto in sospetto di poca fede, fu discacciato dalla contea e morì in esilio.
Federico 11, tiglio di Nolfo, ebbe solo il titolo di conte di Urbino, essendo stato spogliato dal padre di ogni possessione. Visse e morì privatamente, nonostante che, colla lega di altri signori, avesse tentato ili ricuperare il dominio.
Antonio, suo tiglio, 11011 solo riacquistò il retaggio paterno, ma lo accrebbe, ed accordatosi col legato pontificio, ottenne Urbino 111 vicariato; mentre i suoi fratelli Nolfo e 0«lasso ottenevano il vicariato di Cagli. Nel 1364 gli abitanti di Gubbio sol-levaronsi contro i Gabrielli che li signoreggiavano e si diedero volontariamente ad Antonio. Per tale acquisto la signoria della casa Montefeltro estendevasi dalla lìoinagna sino al centro doUTiiibria. Fu quindi guerra ostinata tra essi e i Gabrielli pel possesso di Cwntiano, luogo importante per la sicurezza delle comunicazioni tra Cagli e Gubbio. 1 Malatesta, sia per essere Guelfi, sia per gelosia della potenza dei Feltreschi assunsero, nel 13'Jd. la difesa dei Gabrielli e gli OrdelafH di Forlì vennero 111 aiuto del conte \ntonio. La pace fu conclusa mercè 1 intervento del cardinale Landolfo Maramoro di Pari, a condizione che i Gabrielli rendessero Cantiano al conte di Monte-feltro e fossero inoltre compensati della perdita delle altre loro possessioni 111 Gubbio,
Antonio, oltre all'essere prode capitano, fu altresì cultore delle lettere, come ne fanno fede alcune terze rime mi un sonetto ritrovate, col suo nome, m un codice dantesco della Biblioteca di Napoli. Morì nel 1404.
Giudo Antonio, suo figlio, gli successe e le doti guerresche, le virtù politiche prò-cururongli l'amore dei suoi sudditi e la stima degli altri principi. Papa Martino V lo nominò rettore dello Stato di Spoleto, con tìtolo di duca. Ricuperò Assisi, toltogli dalle armi dei Bracceschi, e papa .Martino lo riconciliò poi con Braccio e gli fece il dono della rosa d'oro, solito a mandarsi ai principi. Gli dette poscia in isposa la nipote Caterina