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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Ancona Ascoli Piceno Macerata Pesaro e Urbino
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 415
Mandamenti e Comuni del Circondario di Pesaro
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e si fortiticò dappertutto. Ai 2 di luglio del 1461 Lodovico Malvezzi pose il campo ecclesiastico sotto Mondavi», ma non volendo cimentarsi con Sigismondo, fu da esso inseguito e disfatto. Male però ne colse a Sigismondo per le ire di Pio II, e il Mala-testa fu costretto a spedire a Mondavio suo figlio Roberto, per difenderlo dalle scorrerie che ogni giorno vi facevano i Feltreschi. Federico, intento a distruggere il Malatesta e sperando ave-re lauti compensi dal papa, pensò di espugnare Mondavio ove presentossi nell'inverno del 1462, nonostante le vie disastrose per grande copia di neve e dopo dodici gkvrni d'assedio ebbe la terra, e così potè ricuperare tutto il resto del vicariato e del contado di Fano.
Per tentata insurrezione la guerra ricominciò nel 1463; ma fu breve, perocché l'imponente apparato delle milizie pontifìcie persuase i varii castelli a darsi all'ubbidienza della Chiesa. Restituita così Fano al pontefice, niandaronsi ambasciatori a Roma, perchè fosse restituito a Fano il vicariato di Mondavio. Ma non furono esauditi, perchè Pio II aveva investito del vicariato di Sinigaglia il nipote Antonio Piccolomini,
Nel 1468, morto Sigismondo, Paolo II prese ai suoi stipendi Roberto Malatesta e, volendo per suo mezzo ricuperare Rimiri alla Chiesa, prolusegli Sinigaglia col contado di Mondavio. Roberto finse di promettere, ed avendogli Paolo II mossa guerra, Roberto restò vittorioso ai 31 agosto del 1469, e potè così ricuperare il vicariato di Rimiri, Mondavio e Fano.
Sotto Sisto IV sorse Giacomo Piccolomini, conte di Monte Marciano, a pretendere il vicariato di Mondavio e Sinigaglia; il papa, propenso ad aiutare i Fanesi, punì la audacia del Piccolomini, che si sottomise. Ai 12 ottobre del 1474 Sisto IV infeudò di Sinigaglia e di Mondavio il nipote Giovanni Della Rovere e per onorare il nipote pose in Mondavio la residenza del tribunale supremo di tutto il vicariato.
Giulio II dette il vicariato di Mondavio e Sinigaglia al nipote Francesco Maria I, duca d'Urbino; ma il successore, Leone X, lo spogliò dei suoi Stati per investirne Lorenzo de' Medici suo nipote e ciò avvenne nel 1516. Pietro Gonzaga, coi Lombardi, a difesa del Roveresco, avanzò nello Stato (l'Urbino e pose il grosso dell'esercito nel vicariato, e cinta Mondavio da tre parti, obbligò il Medici a ritirarsi perdendo quasi tutto il territorio. Nel 1519, morto Lorenzo de' Medici, il papa riunì il ducato alla Santa Sede e il vicariato di Mondavio fu restituito a Fano, con Bolla del 27 giugno 1520, quale compenso delle spese sostenute in servizio della Chiesa. Morto Leone X, nel 1521, Francesco Maria I potè riottenere i suoi domimi, nel cui possesso lo confermò Adriano VI. Estintasi, nel 1631, la casa Roveresca, Urbano Vili riunì il ducato all'immediato dominio della Chiesa e Mondavio seguì poi ì destini e le vicende del ducato di Urbino.
La città, distante 47 chilometri da Pesaro, occupa una ridente collina alta 280 metri sul mare, poco lungi dalla valle del Cesano: ha numerosi edilizi cinti di mura e due belle piazze. Sovrasta alle abitazioni la rocca col palazzo ducale, di cui vuoisi fosse architetto il celebre Francesco di Giorgio Martini da Siena e dicesi che la fabbrica fosse costata circa 30,000 scudi La chiesa principale, dedicata a San Pietro, fu eretta ili collegiata da Benedetto XIV nel 1741.
Il territorio produce cereali, olio, vino, gelsi. Vi si trova una miniera di zolfo.
Coli, elett. e Dioc. Fano — Pa e T. locali, Str. ferr. a Mondolfo.
Bareni (1603 ab.). — Cenni storici. Fece parte del vicariato di Mondavio e, nel 1348, ribellatesi a Fano le terre del suo contado, tra le quali Barelli, cacciando il capitano che vi risiedeva per Galeotto Malatesta, si diè con altre al rettore della Marca. Nel 1440 il castello di Barelli fu da Sigismondo Malatesta dato in feudo a Bartolomeo de' Palazzi, bresciano, in cambio del feudo di San Costanzo, datogli da Eugenio IV.
Nel 1517, recatosi nel vicariato Lorenzo de' Medici, fu disfatto in Barelli dal marchese di Mantova che teneva le parti dello spodestato Francesco Maria I duca