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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Ancona Ascoli Piceno Macerata Pesaro e Urbino
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 415
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l'arie Terza — Italia Centrale
suoi padro-ni. Sigismondo, signore di Rimini, per intercessione di Eugenio IVfece restituire, nel 1435, il castello di'Gradara a Galeotto Roberto Malatesta; ma Sigismondo continuò a tenere il luogo. Ai 15 maggio del 1442 vi si recò Francesco Sforza con Bianca Visconti, fermandovisi a desinare. Scoppiata la guerra tra lo Sforza e le armi della Chiesa, Gradar a fu assediata dal valoroso conte, ai 17 ottobre del 144G; ma dopo quarantadue giorni di rieri assalti e battaglie, e dopo notevoli perdite, ì Gradaresi avendo con prodezze difesa la loro rocca, Francesco dovette ritirarsi per mancanza di polvere per bombarde e di danari.
Nicolò \ confermò l'investitura di Gradara a Sigismondo nel 1450, il quale cominciò a renderla anche più amena e nobile con piantagioni all'intorno. Mancando Sigismondo ai suoi doveri verso la Santa Sede, fu scomunicato e, nella guerra mossagli nel 1463, perde Fano, Pergola, Gradara.Gradara venne poi sottomessa dal conte Federico d'Urbino e Pio 11 la fece restituire al legittimo suo signore Alessandro Sforza signore di Pesaro e prese, nome di Vicariato di Gradara.
Mentre n'era signore Costanzo I, ai 9 giugno del 14SI alcuni facinorosi tentarono d'occupare la rocca e di ucciderne ilcastellano : e ciò attrìlmiscesi alle insidie di Roberto Malatesta signore di Rimini, il quale si servi di Gianni di Gradara suo condottiero d'armi, che potò salvarsi, Nel 15-S2 Sisto IV volendo premiare i naturali di Roberto, Pandolfo e Carlo minorenni, per la vittoria contro il duca di Calabria, cede loro rinvestitura di Rimini, Sarsina.Gradara e di Meldola,ecc. Giovanni Sforza, figlio dì Costanzo, protestò presso Alessandro VI, il quale dichiarò che Gradara apparteneva invece al distretto di Pesaro e ai suoi vicarii, Giovanni, nel 11-9i, ristanrò ed abbellì la rocca e vi pose iscrizione, e liberò i terreni dalla qualità enlitentica.
Sotto Giulio lì, seguendo Grati tra le vicende di Pesaro, passò, nel 1512, a Francesco Maria Della Rovere duca d'Urbino, e poscia, per pretesa di Leone X, a Lorenzo de' Medici. Ma nel 1519 tornò alla dipendenza dì Francesco Maria I, sino a che, nel 1G26, venne sotto 1 immediato dominio della Chiesa, pur rimanendo sotto la custodia dei duchi d'Urbino. Morta la duchessa Livia, moglie di Francesco Murili lì, liei 1041, la rocca fu data ili custodia ad Alfonso Saiitinelli e, nel 1005, Alessandro VII la concesse in enfiteusi ai fratelli Lodovico e Ottaviano Ondedei. Nel 1720 Benedetto XUl ne investì il cardinale Albani e il principe D. Orazio suo nipote e furonvi iu seguito altre assegnazioni ed infeudazioui,
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11 castello trovasi a nord-ovest di l'estro, su di un colle a 112 metri sul mare, che fa parte della linea di colline fiancheggimi ti e a ponente la via Flaminia, quando e per uscire dalla vallala di Pesaro nell'aperta pianura di Demaglia. Incantevole è la vistii che apresi dalla vetta del colle, dominandosi gran parte del territoriopimircst' e mi vasto tratto del sottoposto Adriatico.
Quello ch'I .sommamente interessante si è, che non solo conservasi la rocca propriamente detta, ma l'intero giro delle mura merlate, intramezzate e difese da svelte ed (deganlì torri quadrate, immite di beccatelli e piombatili (lig. 113). Quindi, sotto un ci-ito rispetto Gradara può benissimo paragonarsi a San Gemigiiano nel territorio di Siena, perchè, come questa antica e nobilissima città, conserva ancora tutto il carattere ch'ebbe sino dai tempi dell'età di mezzo.
Entro il giro delle mura sono i fabbricati, di decente aspetto e molto comodi e puliti, sui quali, nel centro dell'abitato, domina la grandiosa e severa rocca, antica residenza dei Malatesta da Rimìiil poscia degli Sforza e dei Boveiesclfi signori di Pesaro. È questa di forma rettangolare, con maschio dominante, all'interno, coronato di merlatura ghibellina. Vi lati del rettangolo sonvi robusti torrioni di forma poligonale, con scarpate nella parte inferiore, le quali proseguono anche sui fianchi delle