Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Provincie di Ancona Ascoli Piceno Macerata Pesaro e Urbino', Gustavo Strafforello
Pagina (76/423) Pagina
Pagina (76/423)
La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Ancona Ascoli Piceno Macerata Pesaro e Urbino
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 415
41-2
Parte Terza — Italia Centrale
Fattasi da Sisto IV una nuova lega contro i Turchi, Jesi somministrò molto giano e farina. Nel 1475 fu in Jesi il duca di Urbino che portavasi al santuario di Loreto, e fu splendidamente accolto ed alloggiato da quei cittadini. Nel 1476 la città fu notevolmente ingrandita coll'aggiunta di nuove fabbriche ed il quartiere si disse Terravecchia.
Ed ora è brevemente da narrarsi l'episodio relativo al corpo di San Romualdo che, morto nel 1027 a Val di Castro, ebbe ivi onorevole sepoltura. Nel 14S1 i Camaldolesi Matteo e Rocco, di notte, levarono il sacro corpo dalla abbazia di Val di Castro, nel territorio di Fabriano, per portarlo alla loro patria e, messolo in un sacco, si avviarono verso Jesi. Entrati nel borgo San Floriano alloggiarono nell'osteria detta di Macchioline, depositando il sacco in una camera e se ne andarono in città per loro faccende. Narra la tradizione, che nella stanza ove le reliquie erano state depositate, furono viste ardere grandi fiamme, onde spaventate alcune persone det-tersi a gridare al fuoco. Aperto il sacco, con sorpresa furonvi trovate delle ossa. Venuto ciò a conoscenza del vescovo Tommaso Gliislieri, fece ricercare i monaci e da loro intese come erano andate le cose. Adunatosi il clero, i sacri avanzi furono, con solenne processione, trasportati nella cattedrale. 11 Consiglio della città decise di trattenere le reliquie, consultando pero gli studenti di Perugia. Poscia spedì oratori al legato della Marca, cardinal Ria rio, acciò notificasse l'accaduto a Sisto IV, interessandolo perchè il sacro corpo rimanesse in Jesi.
1 Fabrianesi, venuti a cognizione dell'accaduto, cercarono di guadagnare in loro favore il cardinale legato, e ai 11) gennaio del 1481 il cardinale scrisse agli Jesini acciò restituissero le reliquie al suo uditore e commissario Giovanni Pelliccioni. Gli Jesini replicarono le istanze e per evitare disordini si cercò che i Fabrianesi non venissero a prenderlo processionalniente, porci® sarebbe stato portato fuori dal territorio jesino e consegnato alla persona incaricata dal cardinale. Jesi potè a stento ottenere un braccio che fu racchiuso entro custodia d'argento.
Nel H85, profittando della guerra tra Sisto IV e Ferdinando I di Napoli, alcuni facinorosi tentarono d'impadronirsi di Jesi, uccidendo il gonfaloniere Bontilio Rìpanti ed altri Vccorso il governatore della Marca, die sentenza contro i ribelli. Alcuni cittadini si ritirarono allora nelle castella, che fortificarono con grosse muraglie e fossati.
Sotto il pontificato di Alessandro VI, Cesare Borgia avendo occupata la Romagna,
l'ir- M.
Jesi : l'orla Iella chiesa «li San Marco (da l'ologratia CaHLOm).