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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Ancona Ascoli Piceno Macerata Pesaro e Urbino
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 415

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   41-2
   Parte Terza — Italia Centrale
   ed Eugenio IT, non potendo arrestare le audaci imprese del valoroso capitano, pensò di accomodarsi seco lui e, nel 1135, lo investì di tutta la Marca, dichiarandolo marchese di essa e gonfaloniere della Chiesa. Lo Sforza, recatosi altrove a guerreggiare,
   vi lasciò luogotenente Fo-scliino di Attendolo, cui successe Contuccio de' Mattei. Nel 1439 lo Sforza era in Jesi ed invitò le città marchigiane a celebrare il matrimonio di Scolea sua figlia. Indi m Cremona, nel 1441 o 1442, Francesco tolse in isposa Bianca Visconti, figlia del duca Filippo Maria. Jesi, per celebrare tale avvenimento, preparò nel 1143, conveniente abitazione, fece fare un ricco baldacchino ed elesse quattro deputati per regolare la solennità e allo Sforza fò dono di 100 some di vino, 100 libbre di cera, 50 di confetti e 30 paia di polli e anitre. Francesco, partitosi per la guerra contro il Piccinino, lasciò go-vernatrice della Marea sua , moglie Bianca, con atto del 24 maggio.
   Eugenio IV intanto, confederatosi con Alfonso di A ragona, meditava di riconquistare la Marca d'Ancona. Lo Sforza si preparò alla difesa e lasciò alla guardia di Jesi Troilo suo cognato. Ita i Pontifici e gli Aragonesi, maggiori di numero, occuparono varìi luoghi e con essi Jesi, e Troilo abbandonò la città ad Alfonso. Poco dopo, portandosi le genti dello Sforza in Jesi, i cittadini insorgendo uccisero il presidio regio dell'Aragonese; s'impadronirono, per una via sotterranea, della rocca, che venne di nuovo fortificata. Indi! nel 1411, con patente dell'Il di luglio spedita da Pesaro, lo Sforza affidò il governo dì Jesi al commissario Giovanni de Sebitri, cremonese. Jesi fn ridata al papa Nicolò V, che assolse Francesco dalla scomunica. Allora Alfonso d'Aragona ordinò, alI'S agosto del 1147, a Giovanni de Cenesis, governatore di Jesi, di consegnare formalmente la città a Nicolò V, che vi mandò a reggerla Giovanni, nipote del Piccinino, con grande numero d'armati.
   Temerono i cittadini di cadere sotto la tirannia di Giovanni; ma furono assicurati dal pontefice, con Breve dato ili Foligno il V di luglio del 1450.
   Fig, 27. — Jesi : Corso Vittorio Emanuele (da fotogr. Gaiu.oni).