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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Ancona Ascoli Piceno Macerata Pesaro e Urbino
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 415

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Mandamenti e Gomitili del Circondario di Ancona 73
   anno gli Jesini, ad istanza di Federico, si armarono contro la Chiesa, facondo parto dell'esercito imperiale comandato dal conte Roberto, il quale ad Osimo fece strage delle milizie pontificie, capitanate da Marcellino vescovo di Arezzo, che restò prigione dei Ghibellini.
   Innocenzo IV, con suo Breve, nel 1253 ratificò quanto il cardinale Rainerio aveva promesso a Jesi. Manfredi, tìglio naturale di Federico II, confermò pure i patti tra Jesi e Sinigaglia e continuò agli Jesini il suo patrocinio ed ampliando la loro giurisdizione donò alla città Staffalo, Apiro, Duomo, Serra de' Conti, Serra San Qnirico. la Barbara, Monte Nuovo, Corinaldo, Monte Al-boddo, San Martino e Storaco, con le loro pertinenze, e ciò con due diplomi dell'ottobre 1258. Nel 1259 Jesi eonehiusc un trattato di amicizia con Cingoli e Ilecanati. Gravi intanto face va n si le condizioni di Jesi, straziata dalle fazioni dei Guelfi e dei Ghibellini; quella aderente a papa Alessandro IV, questa a Manfredi e varii furono gli eccidi), i saccheggi, le distruzioni delle case e degli averi dei nobili e gentiluomini. Manfredi, collegatosi coi Saraceni, rovinò molti luoghi della Marca, sino a che Clemente IV, avendo investito del reame delle Due Sicilie Carlo d'Aligiò, nel 1266, Manfredi fu vinto. Jesi, minacciata dì saccheggio dai Saraceni e dai Ghibellini, scampò per buona sorte il pencolo e ciò, secondo gli storici, pel patrocinio dei santi protettori Settimio e Floriano.
   La pace fu di breve durata, cliè molte terre jesine furono occupate dai Fabrianesi e Jesi pose in campo 5000 fanti, che spedi a novellano e negli altri luoghi occupati, predando il territorio fabrianese. Benedetto XI però die sentenza in favore dei Fabrianesi, dichiarando ch'erano stati legittimamente occupati ì luoghi di Jesi, città che conside-ravasi nemica della Chiesa per aver seguito le partì di Federico II e di suo figlio.
   Nel 1305, eletto papa Clemente V, gli Jesini mostrarono devozione alla Chiesa ed ubbidienza ai legati pontifici, prendendo le armi in loro favore. Durante l'occupazione di varii luoghi della Marca, per opera dei Malatesta, Tano, cittadino di Jesi, tìglio del nobile Filippuccio de' Baligani, nel 1307, unitosi ai Malatesta e ad alquanti jesini, tentò nottetempo dare il sacco alla propria patria; ma Girardo de Tatis, rettore e vicario della Marca, assistito dagli Jesini, con 700 cavalli e 10,000 fanti, ricuperò alla Chiesa le perdute terre. Girardo, per rimunerare gli Jesini, d'ordine di Clemente V spogliò i ribelli delle loro proprietà e ne investì Jesi, e cioè di Monte Marciano, Cas-siano o Albarice, Vaccarile e Cesalta; concesse inoltre alla città il lido del mare e
   fig, il. — Jesi : Torrione all'angolo nord-est della città (da fotografia Ciarloni),