Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Provincie di Ancona Ascoli Piceno Macerata Pesaro e Urbino', Gustavo Strafforello
Pagina (70/423) Pagina
Pagina (70/423)
La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Ancona Ascoli Piceno Macerata Pesaro e Urbino
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 415
66
Pane Terza — Italia Centiaìe
grandi feste e dettero principio alla costruzione della rocca di Fiumesino, alla foce di questo fiume nell'Adriatico, otto miglia dalla città.
In questo tempo la Marca era oppressa dalla tirannia di Marcoaldo, investito da Enrico VI nel 1195.11 pontefice Innocenzo III, eletto nel 1198, die subito ordine ai suoi legati di reprimere le violenze di Marcoaldo e potè ricuperare alla Chiesa varie terre prese dagli Imperiali, e la stessa città di Jesi aiutò i legati Cencio di Santa Maria in Trastevere e Giovanni di Santa Prisca, onde il papa scrisse a quei cittadini una onorevole lettera. Nel 1198 stabilitosi che ai consoli fossero sostituiti nei Comuni un podestà e un capitano, Jesi ebbe per primo podestà Uguccione dei conti Guidi, con mero e misto impero.
Nel 1202 fu conchiusa nella Marca una grande pace, nella quale concorse pure Jesi e fu pubblicata in Polverigi, castello degli Anconitani, situato tra Osmio e Jesi. Siccome alcune condizioni in pratica non riuscivano, così l'anno seguente si recò a Polverigi il podestà Uguccione Egidio per emendarle con nuovo atto di concordia. Coronato da Innocenzo III Ottone IV, contro le pretese di Filippo di Svevia zio di Federico II, nonostante i giuramenti dati, Ottone occupò molti luoghi della Chiesa e conferì il marchesato d'Ancona ad Azzo Vili suo consanguineo, ed a lui fu pure data Jesi, togliendola ai cittadini ed ai conti di Celano. Morto Azzo gli successe, nel 1211 o 1212, l'altro estense Aldobrandino, confermato dal papa nel 1210, con territorio che dal fiume Esilio giungeva sino a Leastro, per la lunghezza di 100 miglia. Nel 1213 Sinigaglia donò a Jesi molte castella, come Monsanvito, Albarello, Morro, ecc. Morto anche Aldobrandino, successegli Azzo IX cui, da papa Onorio III, fu data amplissima investitura di tutta la Marea, con ampia giurisdizione e molti privilegi. In questo tempo passando pei la Marca Federico 11, gli Jesini invitaronlo a visitare la città che gli aveva dato i natali. Federico accettò di buon grado tale invito e gli Jesini lo accolsero con grandi feste e gli eressero un arco trionfale nella piazza dì San Giorgio, di tino inarmo e di bella architettura, adorno di statue e con varie epigrafi, una delle quali recava: Natus est Itic >tobis Federici!® II imperator semper Auguslus et A esili a e patriae Pater. Federico, grato agli .Jesini per tante diiuosti azioni di fedeltà e d'amore, donò a Jesi Monte Bau V ito e Monte Marciano, ch'erano pervenuti sotto la sua signoria; ornò il leone, arnia del Connine, della corona imperiale, concesse privilegi e die alla città il titolo di repubblica, del quale il Comune poi si servì, appellandosi Respubtica A esina Libertas Ecclesiastica. In varie occasioni poi Federico difese e protesse la citta colle armi, minacciando chiunque avesse attentato insulti o aggressioni, di guisa che tutti i luoghi vicini ben guardaronsi di olfendere Jesi.
Onorio IH, dopo di avere, nel 1220, coronato Federico imperatore, confermò a Jesi tutti i privilegi conferitigli dall'imperatore e, per assicurare hi pace, ai 27 di novembre di detto anno, ordinò che si prestasse obbedienza ad Azzo IN da Este, signore di Ferrara, il quale non solo governava Jesi, ma altre città della Marca, e sotto di lui gli Jesini allargarono i loro confini, sottomettendo al loro domìnio Castel Montano, lioccaleone, \ Illa T'essenaria, Aceoli, San Lorenzo ed altri luoghi. Nello stesso anno fu qui di passaggio San Domenico, il quale, pregato dai cittadini a volervi fondare un convento, presso la chiesa di Sant'Agostino, li esaudì, lasciandovi dodici coini»agui e vi rimasero sino a che, infestati dai fuorusciti, furono trasferiti in città, donandosi loro la chiesa di Sant'Antonio abate, sino allora servita da ospedale. Nel 1239 Enrico, figlio di Federico li, spedì un diploma in favore di Jesi e donò in perpetuo varii luoghi, quali Villa Ripari, Monte Torri, Morro, Albarello ed altri, colla condizione che, in caso restituisse alla Chiesa la Marca, non fosse tenuta Jesi alla restituzione se non quando fosse ratificata questa donazione. Venutosi, dopo circa otto anni, ad accordi tra Enrico e Raiuerio, cardinale legato d'Innocenzo IV, vice-gerente della Marca d'Ancona, il legato confermò ed ampliò la concessione di Enrico. Ma nel medesimo