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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Ancona Ascoli Piceno Macerata Pesaro e Urbino
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 415
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Parte Terza — Italia Centrale
Uomini illustri. — Beato Ugo, monaco silvestrino; Benigno, podestà di Fabriano; Nicolò Cesari; Flaminio Armenzani, giudice della Repubblica di Genova, le cui sentenze furono raccolte e pubblicate nel 1679 e ritenute classiche per quei tempi; Antonio Tosi, celebre medico; Clemente Tosi, dotto monaco silvestrino, autore di varie opere; Gian Domenico Moroli, vescovo di Polignano; Paolo Nicolai, francescano, che per quarantanni insegnò filosofia nello studio di Macerata ; Pietro Paolo Giuniperi, capitano pel papa e per la Repubblica Veneta contro i Turchi; Amedeo Grassi e Carlo Silvestro Franccscliini, che stamparono scritti diversi.
Bibliografia — Gaspari cav. Domenico, Memorie storiche di Serra San Quirico. Reina 1SS3.
— Bruti Liberali Filippo, Lettera su Serra Seni Quirico. Ripalransone 1810. — Id., Seconda lettera c. s. Hipatl'ansone 1843. — Colueci Giuseppe, Antichità Picene, toni. XX, XXV, XXVI, ecc. Fermo 1790.
— iloroni Gaetano, Dizionario d'erudizione, tomo XL. — Scarahelli Gommi Flamini G., Memoria sugli scavi eseguiti nella caverna di Prasassi, negli Atti dell'Accademia dei Lincei. Roma 1880. — Valeri Gioacchino, Della Signoria di Francesco Sforza nella Marca. Milano ISSI. — Gaspari Domenico, Fortezze marchigiane e umbre del secolo XV. Foligno l$i>0. — Lìrizio E., Sepolcri di età gallica scoperti, ecc., nelle Xotizie degli scavi, pag. 305 e segg. Buina lS'Jl — Gaspari Domenico, La Biblioteca comunale di Serra San Quirico e i suoi manoscritti. Forlì 1891. — Matteucci Paolo, lutazione intorno alla Grotta di Vernino, nella Cronaca Marchigiana. Camerino ISSt.
Colt, elelt. Fabriano — Dioc. Camerino — P3, T. e Str. ferr
Mandamento di JESI (comprende 11 Comuni, popol. 1-8,771 abitanti).
Jesi (19,01)0 ab.). — Ceniti storici. Aesis (Alfa») ebbe il nome medesimo del tiuine sulle cui rive era posta, oggi tiuine Esilio. Alcuni vollero identificare crni Aesis, Aesulutu, città ricordata da Velleio (ì, 14, S), la quale fu occupata dai Romani durante la prima Guerra Punica, ed anche a proposito di questo passo di Velleio diversi scrittori, con assai poca probabilità, vollero intenderti la città del Lazio, che d'altronde fu detta Aeftdu non Aesula. Aesis appartenne alla tribù Pollili, come appare da diversi monumenti epigrafici e da remoto tempo vi fu costituita una colonia romana. Liei resto Aesis, negli antichi scrittori, trovasi solo ricordata dai geograti nella descrizione dell'Umbria, ossia della sesta regione, e cioè da Plinio che rammenta gli Aesinutcs(v, 113), da Strabone (v, 10, p. l£7) e da Tolomeo (ni, 1, 40). Nelle lapidi sinora tornate a luce Aesh. è diverse volte ricordata quale patria di militari. Un titolo di Lucio Nuinisio farebbe credere che Affiti avesse appartenuto al Piceno, e ciò sarebbe contro l'opinione degli antichi scrittori, i quali scrissero che la città non appartenne al Piceno, ma ali Umbria. 11 prof. Hermann, nel \ol. xi del Corpus Iitscriplionititt Lalìiuirunt, p. 910, dice di essere ciò dimostrato non solo (lugli scrittori antichi, ina eziandio dai confini naturali, poiché servendo il tìntile Ksiuo (Aesis) di linea di contine tra le regioni quinta e sesta, la città era posta sulla sinistra riva, cioè nell'Umbria.
Queste le poche ina sicure notizie che si conoscono. Xulladimeni) alcuni storici ripetendosi l'un l'altro, fecero di Jesi una città pelusgica, così detta dal loro re Esio, dal quale prese pure nome il lìuinedopo che vi si annego quel re medesimo. Gli Umbri avrebbero pai cacciati da questo territorio i Pelasgi, impadronendosi poi dei luoghi, tra ì quali era appunto Jesi. Nell'anno 58 dalla fondazione di Roma il territorio jesino sarebbe stato occulto dai Galli Senoni, che furono poi vinti dai Romani, i quali stabilirono il contine d'Italia al Rubicone. Il Colncci, nel tomo xiii delle Antichità Picene, nega che Jesi deliba la sua origine ai Pelasgi e la crede città picena esistita nel luogo medesimo in cui ora trovasi la moderna città.
Grande decadenza arrecò a Jesi la calata dei barbari e segnatamente guasto totale e piena desolazione portarono i Goti condotti da Alarico, verso l'anno -109. Succeduta al domano dei Goti l'occupazione dei Longobardi, la città patì nuovi danni per opera di Uboino, il quale pose a ferro e a fuoco le città dell'Umbria e della Marca, rovinandone gli edilizi Chiamato da Stefano III calò in Italia Pipino, il qualu