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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Ancona Ascoli Piceno Macerata Pesaro e Urbino
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 415

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Mandamenti e Gomitili del Circondario di Ancona
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   per lo spettacolo (lei passo (letto della Rossa, e il geologo per le stratificazioni calcari e per le grotte della montagna.
   La tradizione raccolta in una cronaca designa come fondatore della Serra il dittatore Attilio Serrano, e narra che, distrutta la terra, gli abitanti si ritirarono verso il monte, e che circa il 950, passando di qua San Romualdo, fondatore della Congregazione camaldolese, cólto da improvvisa tempesta, si ricoverò sotto una quercia, e, fatta orazione, di subito il cielo si rasserenò, sicché, avendo il santo osservato come in quel giorno ricorreva la commemorazione dei santi martìri Quirico e Giulitta, rese grazie a Dio e ivi fece erigere in loro onore una chiesa, attorno alla quale si costruirono case e si adunarono gli abitatori dei dintorni.
   Così formatasi di nuovo verso il 9S0, prese il nome di Serra San Quirico; quindi, cinta di mura e fortificata, fu compresa nel dono fatto da Pipino al papa. Si resse a Comune ed ebjae il suo Statuto comunale, il quale poi fu riformato nel 1546. l'in dal' 1231 ebbe sempre i suoi rettori e podestà. Le varie vicende la indussero in diverse imprese e spesso ai danni di alcune città e paesi vicini, finché fu ridotta alla soggezione della Chiesa, che le concesse vani privilegi. Tranne l'epoca, in cui il Simonetti e i Chiavelli la governarono come vicarii per la Santa Sede, fu sempre Comune di sua ragione sotto l'alto dominio della Chiesa. Nel 1350 fu ordinata la ricostruzione del Cassare, che fu finito nel 13G4. Nel secolo XIV questa terra fu tenuta in molta considerazione sia per la postura strategica militare e pel presìdio che vi si manteneva a cura della Camera Apostolica, sia perché per qualche tempo vi risiedette il vescovo di Jesi, sia per alcuni conventi di inoliaci e frati che vi fiorivano, sia per l'importanza dell'abitato diviso ili quattro parrocchie. Potè resistere nel 1444 a Francesco Sforza, essendo stata la difesa governata da tal Sante Tanursi detto Santino da Ripa, contestabile della fanteria pontificia. Respinti diversi attacchi, le bombarde dello Sforza diroccarono parte delle mura e posero molti difensori fuori di combattimento, sicché la piazza assalita da tre lati, dovè cedere per capitolazione. Lo Sforza da qui mosse per porre l'assedio a Camerino.
   Nel 1539 Paolo III con sette cardinali e tre ambasciatori, tornando da Loreto, visitò la terra, ove si trattenne e confermò i privilegi al Connine e ne concesse dei nuovi. Nel 1540 Annibal Caro fu alla Serra, di dove scrisse la nota irosa lettera in ispregio del luogo. Fino dal principio del secolo XVI erari una cattedra di lettere greche; cosa veramente singolare. Bravi sempre una guarnigione cittadina, dapprima detta compagnia di cavalli, e poi compagnia di corazze. Vi fu tempo nel secolo XVII, in cui sino undici nota ri rogavano in paese. Ai podestà successero senza interruzione i giudici, che anmiinistraronola giustizia fino al 1860, anno in cui, operata la annessione al nuovo regno d'Italia, fu tolta la giudicatura e annessa al inandamento di Fabriano.
   I castelli di Mento e Sasso sino dal secolo XII furono soggetti alla Serra; e da ultimo nella prima metà del secolo XIX, eretto Mergo a comune, furono posti i castelli di Domo e di Rotorscio con Sasso entro il dominio e territorio serrano, come attualmente si trovano.
   L'abitato sorge su di un colle alto 325 metri e sporgente verso la sinistra sponda dell'Esino, non appena questo è uscito dalle pittoresche gole dette della Rossa dalla montagna omonima alta 882 metri sul mare che sta a sud-ovest del paese : esso ha forma oblunga a guisa di una nave. È cinto di mura e conta belle chiese e buoni fabbricati. Possiede una Biblioteca ed un Archivio comunale di pregio.
   II territorio, che stendesi m monte ed in piano, abbondava (li pascoli e di boschi, molti de' quali furono distrutti; vi prospera la coltura del bestiame, delle viti e degli olivi, che producono olio eccellente.