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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Ancona Ascoli Piceno Macerata Pesaro e Urbino
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 415
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I'nrle Terza — Italia Centrale
fino al 1383. Gli successe il nepote Tommaso die, confermato vicario di Fabriano per venti anni, così amorevolmente ne resse il governo (la far dimenticare quanto vi avevano operato di male i suoi antenati; imperocché si dedicò interamente alle opere della pace, fondò chiese e conventi, tra cui quello di Santa Lucia; fondò un ospedale pei poveri, dotò zitelle e, stando la terra in perfetta pace, ingrandì la cerchia delle mura a porta Cervara e a quella del Piano; ma stanco del potere lo cede al primogenito Battista, giovane impetuoso, di carattere altero, rotto ad ogni vizio, cosicché spendeva oltre le sue forze, e, non potendo avere tutto il danaro sufficiente, imponeva al popolo gravosissimi balzelli. Per le quali cose nel 1435 si congiurò a danno della sua famiglia e la congiura scoppiò nella chiesa di San Venanzo, mentre i Chiavelli assistevano alla messa, nel coro, il dì dell'Ascensione. Sedici congiurati, a capo dei quali era tal Giacomo di Nicola, precipitaronsi nel coro gridando: Viva la libertà, Muoiano i tiranni. 11 popolo spaventato si die a fuggire e i congiurati, mentre il clero cantava le parole del simbolo: Et inearnatus est eie Spiri tu Sa lido, uccisero Tommaso, indi Battista e Bulgaro suoi figli. Guido, Antonio e Alberglietto tentarono fuggire, ina raggiunti furono anch'essi trucidati. 1 fanciulli Ridolfo, Chiavello e Marco furono nascosti dai canonici; ma poscia trovati seguirono la sorte degli altri. Le donne ripararono a Urbino. Tutto ciò che ai Chiavelli apparteneva fu distrutto, incendiato ed i cadaveri degli uccisi, senza onori, furono tumulati in certi fondamenti che allora facevansi a San Venanzio. 1 Fabrianesi invocarono allora la protezione di Francesco Sforza, gonfaloniere della Chiesa nella Marca Anconitana, che l'accettò; ma volle essere signore di Fabriano e non semplice protettore, ed al suono delle campane, ai 30 di agosto, convocatosi il popolo, fu gridato: 1 iva il Gran Francesco nostro marchese.
L'anno seguente lo Sforza entrò in città con ogni onore e dal Comune furongli presentate le chiavi della terra. Considerati poi Francesco i pregi singolari del luogo, ordinò la costruzione di una rocca, alla porta del Piano ed altre opere di difesa. Lo Sforza difese Fabriano da Nicolò Piccinino e poscia tornò presso ì Fabrianesi, insieme alla consorte Bianca \ fetonti, onorevolmente ricevuto. Ma non potò tenere a lungo la terra, che dalle armi di Eugenio 1\ fu ridata alla Chiesa.
Nicolò V, nel 1419, abbandoni® Roma, a cagione della pestilenza che v'infieriva, pertossi a Fabriano, ricevuto con venerazione dal vescovo di Camerino, dal Comuue e da tutto il clero. Giunto Nicolò alla cattedrale, scese da cavallo ed entrò nel tempio, ricevuto sotto baldacchino di velluto paonazzo con fregi d'oro. Prese alloggio nell'antico palazzo dei Chiavelli
La pace fu turbata, ni seguito, per opera di ceito Guerriero che travaglia la città in ogni maniera e per ben due volte fu bandito da papa Pio II, cui era ricorse il popolo.
Memorabile fu per Fabriano il pontificato di Sisto IV, che l'arricchì di privilegi e le ridonò il corpo di San Romualdo, portato alla città di Jesi, nel 1481, dall'abbazia di Val di Castro, ove il santo eremita era morto nel 1027.
L'anno 1517 Fabriano fu saccheggiata orrendamente da ben 10,000 soldati dell'esercito di Massimiliano 1, in gran parte Spagnuoli; Leone X 11011 cerco di difendere la città, poiché i Fabrianesi non avevano voluto accettare, quale governatore perpetuo e vicario della Chiesa, il cardinale Cybo, suo nipote e ila lui investito della terra. L'esercito nemico era agli ordini d'Ugo di Moucatla, viceré di Napoli Le donne furono salvate nella rocca e nei monasteri, degli uomini moltissimi perirono o furono feriti. 11 papa allora fulminò la scomunica contro chiunque avesse acquistato cose appartenenti a Fabrianesi, indi concesse la quarta parte delle taglie; beneficio che però durò poco più dì un anuo. Profittò di questi torbidi un tal Zobicco, per signoreggiare la città e si impose anche al cardinale legato Armelliuo e respinse l'esercito della Chiesa. Leone N, invece di far spandere altro sangue, preferì chiamare a Roma il potente Zobicco e Teobaldo capo di fazione. Parve dapprima che tutto fosse appianato ; ma