Stai consultando: 'La Patria. Geografia dell'Italia Provincie di Ancona Ascoli Piceno Macerata Pesaro e Urbino', Gustavo Strafforello

   

Pagina (48/423)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (48/423)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Ancona Ascoli Piceno Macerata Pesaro e Urbino
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 415

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   48 I'nrle Terza — Italia Centrale
   Bibliografia. — Abbondanzieri Francesco, T.e scienze e le arti nobili ravvivate in Arcevia. Jesi 1752, — Anselmi Anselmo, A proposito della classificazimie dei monumenti nazionali nella provincia di Ancona, ecc., 2 edizione. Foligno 1SSS. — L'antico eremo (li San Girolamo presso Arcevia ed il suo altare in maiolica, attribuito ad Andrea della Robbia. Jesi 1886. — La croce astile di Cetorino del Roscctto, per la chiesa dì San Medardo in Arcevia. Koma 1SS9. — Sopra un nuovo e più conveniente collocamento dei due quadri di Luca SignopeUi e dell' Altare Itohbiano. Firenze ISSO — Due nuovi pittori cinquecentisti : Pergentìle e Venanzo da Camerino. Roma 1894. — Le maioliche RoWane nelle Marcite. Roma 1S94-95. — Nuova Rivista Misena, periodico di erudizione storico-artistica. Arcevia 188S-1896. — Bavnabei F., Di mi sepolcreto gallico scoperto nella contrada denominata il Pianetto, a Moni efori! no di Arcevia, nelle Notizie degli Scavi di antichità. lS95,_pagg. 40S-413. — lirizio E., Sepolcreto gallico scoperto a Montefmiino di Arcevia, nelle Notizie cit., 1896, pajrg, 3-13.
   Coli, elett. Fabriano — Dioc. Snigaglia — P2 e T. locali, Str. ferr. a Sassoferrato.
   Mandamento di CO RINALDO (comprende 4 Comuni» popol. 12,324 ab.). — Territorio ili collina, nella parte settentrionale della provincia.
   Corinaldo (5788 ab.). — Cenni storici. L'origine di Corinaldo vuoisi far risalire all'anno 409, allorquando i Goti, capitanati da Alarico, mettevano a ferro e a fuoco le. terre italiane. E opinione di parecchi scrittori, che gli abitanti, fuggiti dalle fumanti mine di Suasa, si l'accogliessero in un vicino colle boscoso, e che il suo nome derivi da opo; (monte), (bosco), opo? h aXso; (monte in bosco). La signoria del paese fu oggetto di contrasti e questioni tra i barbari e gli esarchi di Ravenna, sino a che le armi dei Eranchi non lo conquistarono, ponendolo poi sotto la dipendenza della Chiesa, ai tempi di papa Adriano I. Verso la metà del secolo XI11 gli abitanti di Jesi, che parteggiavano per l'imperatore Federico II. aggredirono i Corinaldesi, adescandoli poi a seguire la parte imperiale e ciò attirò sui Corinaldesi gli anatemi papali, che solo vennero tolti quando essi fecero ritorno all'obbedienza della Chiesa. Circa un secolo dopo, il Poscareto di Corinaldo, insignoritosi di Jesi, con annuciiza di Lodovico il Ha varo, estese il dominio anche sulla sua patria, donde riuscì però a scacciarlo il legato ponti-iìcìo cardinale Albornoz. Allora il 1 ioscareto, collegatosi coi Visconti, eccitò di nuovo a ribellione i suoi concittadini e questo atto impolitico trasse a ruma Corinaldo, poiché il Malatesta, capo delle milizie della Chiesa, costrinse gli abitanti alla fuga e pose il fuoco a Corinaldo.
   Papa Urbano V ne permise la riedificazione e ridonò ai profughi le antiche franchigie. 1 Malntesta colle armi ripresero di nuovo il paese, ai quali si opposero però i lìracceschi che avevano già occupato Montalboddo ; ma furono respinti. Cominciò poi una questione tra i Malatesta ed il papa Martino V, al quale quelli non volevano cedere Corinaldo, sotto protesto che il paese era stato ricostruito dagli avi loro. Gli abitanti stessi posero line alle discordie, poiché si emanciparono col danaro e si posero sotto la dipendenza della Chiesa.
   Ai tempi di Eugenio IV il condottiero di ventura Santo Garelli diede il guasto a Corinaldo, colle sue bande armate e, disperse queste dagli armati delle città vicine entrò in Corinaldo un presidio di milizia pontificia. Spaventati i Corinaldesi dalle minatele di Francesco Sforza cui non avevano voluto cedere, tentarono resistere; ma lo Sforza ne ebbe presto ragione e mandò a governarli Antonello Accattabriga, fiero capitano, il quale aumentò le fortificazioni, fece erigere una valida rocca a breve distanza dall'abitato ed ottenne poi dal suo signore 1 uift udazione del paese. Le più gra\ i sevizie e tirannie furono esercitate dall'Accattabriga, disarmò il popolo, condannò, con varii pretesti, persone innocenti, oltraggiò le donne con vituperosi eccessi, derubò le sostanze dei cittadini.
   Frattanto il celebre Piccinino, che muoveva contro lo Sforza, suggerì alla duchessa Bianca Maria di riparare in Corinaldo, come luogo validamente protetto e difeso. ¦ Sospese allora il tiranno i suoi atti iniqui; ma scacciati gli Sforzeschi nel Mi7, i Corinaldesi levaronsi a tumulto per uccidere Accattabriga, cui riuscì di trovare salvezza