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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Ancona Ascoli Piceno Macerata Pesaro e Urbino
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1898, pagine 415

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Mandamenti e Comuni del Circondario di Ancona 39
   Di questi Galli stabilitisi nell'odierno territorio di Arcevia fu scoperta parte della necropoli nella località denominata il Pianetto, a Montefortino, frazione comunale di Arcevia e che derivò il suo nome da una piccola rocca, la quale, nel medioevo, sorgeva sulla costa del monte e venne distrutta ai tempi di Carlo Malatesta, nel 1414. 11 luogo, ameno, ubertoso e nello stesso tempo ben difeso, aveva tino dai tempi più remoti, cioè dall'età della pietra, invitato l'uomo ad abitarvi e recentemente infatti, in occasione di lavori agricoli, trovaronsi frammenti di vasi preistorici, scheggie di selci, ed improprio villaggio a fondi di capanne fu scoperto a 2 chilometri da Montefortino l'anno 1891, nella località detta le Conelle.
   Della occupazione e dimora dei Galli fanno fede le tombe ricche di oggetti di suppellettile funebre, rinvenute nel 1895. Eseguitivi degli scavi regolari vi si scoprirono sepolcri di guerrieri, nei quali si raccolsero armi di ferro ed elmi di bronzo e di ferro. Tombe di donne dettero ornamenti d'oro sontuosissimi e non mancarono in altre tombe i vasi di bronzo e di terracotta dipinti, riferibili al periodo tra il IV e il III secolo av. C.
   Ad attirare maggiormente la gente gallica tra le gole ove siede Montefortino forse contribuì non poco la ragione sacra. Quella cioè del culto di una fonte locale, presso la quale fu innalzato un santuario, di cui si trovo anche recentemente parte della stipe votiva, statuette di terracotta che non è improbabile abbiano avuto rapporto col culto delle matrone adorate dai Galli. Il santuario continuò ad essere frequentato anche nell'età romana, come risulta da vasi di terracotta, scoperti due o tre anni or sono nella stessa località il Pianetto, in uno dei quali vasi è un'iscrizione a ricordo del voto che sciolse un certo Prisco, servo di Lucio Elvenazio Celere. Certo si è, clie le oreficerie clic costituiscono gli ornamenti personali, come braccialetti, collane, ecc., non possono in niuu modo attribuirsi alle officine etnische. Ed è facilmente riconoscibile lo sforzo fatto 'dai Galli per imitare i bellissimi gioielli che sapevano produrre gli orafi di Etruria e che in parte i Galli avevano importato per l'abbelliménto della persona e per ornamento funebre.
   Vuoisi che la primitiva Arcevia venisse ingrandita dai Eranclii, trovandosi di ciò indizio dalla scelta di San Medardo, vescovo di Noyon, a patrono del maggior tempio. Meno dubbio è l'altro ingrandimento di Arcevia, dovuto alla fuga degli Anconitani e Sinigagliesi, i quali, atterriti dall'invasione dei Saraceni, quivi ripararono con le loro sostanze, come a luogo più sicuro e protetto dalle montagne. E quale paese di sicuro asilo venne riguardato pure durante le turbolenze italiche, fomentate dalle fazioni dopo che la Sede pontificia fu trasferita ad Avignone. Senonchò il Comune dovè poi limitare il numero dei ricoverati, per mancanza di abitazioni.
   Nel 1394 Bonifacio IX vi spedì, quale castellano, il Tornaceli suo nipote.
   Occupatesi dagli Sforza quelle contrade marchigiane, furono solleciti di munire con valide difese la rocca ili Arcevia, affilandone la custodia al celebre Roberti da San-severino, nipote dell'Attendolo. 11 saggio consiglio non riuscì vano, poiché il Piccinino, Federico Feltrici e Antonio Oddi che, insieme uniti, vi posero l'assedio nel 1443, dovettero, con onta, ritirare le loro truppe a Fano.
   Sotto la dominazione francese Arcevia fu cantone del dipartimento del Metauro.
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   L'abitato sorge su di uno sperone della catena apenninica orientale, presso la valle del fiume Misa, a 535 metri dal livello del mare ed ha la forma allungata, a guisa di una nave, di cui la poppa sarebbe l'antico cassero, ridotto poi a convento di Cappuccini, e la prua il belvedere da cui godesi di una magnifica veduta. Arcevia fu dapprima denominata Rocca contrada, perchè le sue fabbriche fiancheggiavano un'ampia via rettilinea, a capo della quale era un fortilizio.