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Parte Seconda — Alta Italia
di queste opere fu Egidio de Capitanei, capo di quella potente famiglia. Nel 1329 i Ghibellini comaschi, guidati da Eranchino Rusca e da suo fratello Ha vizzo, tentarono di nuovo di assoggettare la guelfa Valtellina e vennero a porre il campo davanti a Sondrio, ove, su uno sprone della montagna, avanzantisi verso l'Adda, eressero in loro difesa una torre con mura e bastite: onde il luogo prese il nome di Castelletto che oggi ancora conserva. Più che di danno a Sondrio quell'assedio, lungamente protratto per tutto il 1330, riesci dannoso al territorio circostante devastato dagli assedianti senza ritegno. Nel 1331 il Rusca, visto che l'impresa non gli riesciva, levò l'assedio e dovette alquanto scornato ritirarsi a Morbegno prima e a Como poscia, ove, nella sua assenza, erano avvenute novità. Passato, per la cessione fattane dallo stesso Franchino Rusca, il Comasco in potestà di Azzone Visconti signore di Milano, anche Sondrio si vide soggetta ai nuovi signori, tanto più che estiutasi la famiglia De Capitanei, anima del partito guelfo in Valtellina, e subentrati a questa i Beccaria, costoro trovarono modo di accordarsi coi Visconti e di ottenerne molti privilegi per il loro casato ed anche per Sondrio, che diventò la sede del capitano generale della Valtellina, dapprima residente in Tresivio. Quando Azzone Visconti prese colle sue truppe possesso della Valtellina fece smantellare le mura di Sondrio, delle quali però rimasero avanzi lino al principio del nostro secolo.
I De Capitanei, che tra il secolo XI ed il XIV primeggiarono in Sondrio ed in buona parte della Valtellina, non ebbero mai signoria vera, determinata sulla città; Sondrio si reggeva a Comune sin dal secolo XI e solo nel 1308, in vista di una riscossa dei Ghibellini, i nobili, i cittadini ed i vicini, in cui era divisa la popolazione del Comune, radunati a Consiglio, concessero ai De Capitanei l'esenzione da ogni taglia o tributo, purché acconsentissero a non uscire ad abitare fuori del Comune e suo territorio. Un privilegio di papa Giovanni XXII, del 1328, citato dal De Selva, dichiara Sondrio e le plebi di Andevenno e di Tresivio libere in perpetuo da ogni soggezione. Gli antichi Consigli del Comune, secondo narra il citato Beltramolo de Selva, si radunavano al suono di un corno in mezzo al dosso di Masegra; più tardi (nel 1309) il Consiglio del Comune si radunava al suono della campana nell'antica chiesa di San Siro, ora distrutta. Il Comune eleggeva ogni anno un podestà, lì suo vicario, un padaro ed un canevaro o camerlengo.
Sotto il dominio degli Sforza ed in appresso sotto la oppressione dei Grigioni Sondrio diventò sede del governatore generale della valle, assistito dal vicario, dal Consiglio e dal cancelliere generale. All'amministrazione del Comune erano deputati gli anziani in numero di sette, per relcz;one dei quali il Comune era diviso in quadre: la prima pei nobili con tre consiglieri, le altre frazionate fra le varie gradazioni dei cittadini. Dal secolo XV in poi la storia di Sondrio si confonde con quella dell'intera vallata, della quale fu sempre la capitale virtuale ed effettiva.
Fra le vicende speciali di Sondrio in questo secolo sonvi le due piene del Mallero ; quella del 1817 e l'altra del 1831, la più spaventosa che la storia valtelliuese ricordi, per la quale trentadue case e molti campi andarono distrutti e l'intera città assai danneggiata.
Un grande incremento Sondrio l'ebbe dall'apertura della strada dello Stelvio, o militare, come fu detta prima, la quale, avviando nella stagione estiva per la Valtellina una forte corrente di transito, fece di Sondrio la più comoda stazione intermedia. Dalla apertura della linea ferroviaria, che in cinque ore circa congiunge Sondrio con Milano, questa città e l'intera vallata trarranno indubbiamente incremento e prospero avvenire.
CITTADINI ILLUSTRI
Furono nativi di Sondrio: Pietro Ligari, pittore ed architetto, nato nel 1G8H e morto nel 1752: fu il maggior pittore della Valtellina; Pietro Martire Ruscelli, nato nel 1785