Sondrio
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importante è Pouchiera, gitili strada di vai Malenco; vi sono pure le minori di Colda, Capanni e Menesatti.
Il territorio di Sondrio, esteso, ben esposto, lavorato con cura appassionata, è fertilissimo: oltre i vigneti, dei quali abbiamo già detto, e che fin dal principio del secolo destarono l'ammirazione di Melchiorre (ìioja, mandato dal Co verno italico a fare stndii sulle condizioni economiche di questi paesi, l'agro sondriese produce, nella parte bassa e piana, in fonilo allo vallate, cereali, foraggi ed ortaglie; alle falde dei monti da pure ottimi frutteti ed asparagi - nella parte alta lm superbe boscaglie di castagni, ili faggi, noci e pascoli. L'agricoltura è base dell'economia locale e la proprietà è quivi singolarmente divisa, ridotta, si può dire, ai mimmi termini: il che la mette, pur troppo, ben di sovente indifesa, negli artigli dell'usura accentratrice.
CENNO STORICO
Lo storiografo abate Quadrio, paziente raccoglitore di memorie valtellinesi, 11011 esita ad attribuire In fondazione di Sondrio agli Etruschi,sostituitisi m questa regione, dodici secoli circa av. ti ai Celti Orobici, che senza dubbio vi avevano sostituito i Rezii ed altri popoli primitivi. Ma voler risalire a tanta antichità nell'indagare le origini d'una città d'indole e carattere affatto moderno, quando mancano monumenti e prove corroboranti seriamente le induzioni è sfoggio di sterile erudizione, non utile servizio alla verità della storia, Perciò, su questo argomento, noi stiamo più volentieri con lieltrainolo de Selva, che vuole essere Sondrio l'antico Sul riunì, esistente al tempo dei Romani e sorgente sul colle di Masegra, ove stette fin dopo il 1200. Allora Sondrio stendevasi da .Masegra tino al villaggio di Mossini ed era difeso dal castello di Masegra ad oriente e dal castello di San Giorgio (diventato poi, come fu detto, nel secolo XII monastero di Benedettine) ad occidente. 11 fatto che fece, diremo così, discendere la città dal colle al piano abduano, fu l'assedio e la rovina che, nel 1309, dovette subir® per opera dei ghibellini comaschi Rusconi, perseguitanti i loro avversari implacabili, i Vitani, ed altri fuorusciti comaschi di parte guelfa stabilitisi in Valtellina, ove avevano trovato ospitalità e caldo appoggio nei De Capitolici di Sondrio ed in altri maggiorenti Guelfi della valle.
Trovando, per l'esperimento fattone, difficile la difesa della città nel luogo primitivo, i Sondriesi superstiti di quell'assedio pensarono di mettersi maggiormente sotto la protezione del castello di Masegra edificando la città ai piedi e sul pendìo del colle sul quale questo sorgeva: e si diedero all'opera con tale ardore, che quando Franchino Busca, con nuove forze ghibelline tornò in Valtellina per continuarvi lo sterminio dei Guelfi, trovò Sondrio risorta, agguerrita, cinta di fossi, di palizzate e di mura, pronta alla difesa ed a respingere, come difatti avvenne, i suoi attacchi. Le palizzate, secondo Beltramolo de Selva (scrivente nel secolo XIV),esistevano già nel 1318 e le mura erano complete nel 1325 ed erano alte 18 braccia e lunghe 447: il che però non ci dà una grande idea dell'estensione della città. La quale allora aveva due porte: una metteva in Cugnolo e poscia al ponte dell'Adda — non lungi dall'attuale piazza Vittorio Emanuele — l'altra in Quadrobbio (Quadrivio) e si usciva per essa a Ponte di Prada. Questa porta è da Beltramolo de Selva descritta come monumentali ed ornata degli stemmi delle famiglie guelfe di Sondrio, che col loro danaro avevano sopperito alle spese dell'erezione delle mura.
Poco appresso, a guarentire sempre più la città da spiacevoli sorprese, i De Capi-tanei fecero ampliare e munire fortemente il loro castello dì Masegra, fortificarono la rocca di Moncucco aggiungendovi una torre, aprirono nella gola del Mallero — secondo narra Beltramolo de Selva — una strada che riuniva la città alle fortificazioni. Anima