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La Patria. Geografia dell'Italia
Provincie di Como e Sondrio
Gustavo Strafforello
Unione Tipografica Editrice Torino, 1896, pagine 516

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Provincia ili Sondrio
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   Durante la famosa guerra decennale fra Como e Milano, i Valtellinesi parteggiarono per Como e, nel 1123, guidati da Alderano Quadrio, infliggono alla Fortezza una bella sconfitta ai Milanesi. Questo fatto ed una ugual linea di condotta tenuta dalla Valtellina durante il periodo delle guerre di Barbarossa e della Lega, uniscono sempre più la Valtellina a Corno: ed a Chiavenna, a Sondrio, a Tirano si cominciano ben presto a sentire i contraccolpi delle vicende comacine e delle lotte fra Guelfi e Ghibellini, fra Ternani eViscontescln, e persino fra Rusconi e Vitani. 1 Rusconi, ghibellini, trovano molto favore nella valle, che per tradizioni, convenienze, necessità s'era, nella grande maggioranza, tenuta sempre fedele agli imperatori prima, al partito ghibellino poscia. Si rafforzano nella valle occupandone varii castelli, e primo fra tutti quello di Telilo (Teglio), antichissimo, reputato il cuore, il palladio, il propugnacolo della Valtellina. Ma, nel 1265, Filippo della Torre, aiutato anche dai Vitani, implacabili nemici dei Rusconi, assaltò Telilo e lo smantellò. Poco dopo Corrado Venosta, fattosi capo dei Ghibellini nella vallata, ardito ed intraprendente condottiero, ne fa risorgere la fortuna, che dura parecchio, anche per merito di Pietro Quadrio, il (piale, nel 1282, capitanando i Ghibellini, inflisse una nuova sconfitta ai \ itani adoperaiitìsi a profitto della palpi guelfa. Nel 1301 t Vitani riprendono le armi ai Valtellina contro la parte ghibellina capitanata dai Vice-domini: la lotta dura con alterna fortuna per qualche tempo; ma infine, essendo, nel 1310, tramontata per sempre in Milano la fortuna dei Tornane anima del guelfismo lombardo, i Rusconi, risaliti in improvvisa fortuna, assediano in Sondrio i Tonimi ed i Vitani ni rifugiatisi, riescono a passare le mura, a devastare la città, smantellarla ed incendiarla: tanto, che gli abitanti fuggiaschi, dopo quella furia, non trovando più conveniente di rifabbricarla sul poggio sul quale dapprima era, l'eressero al basso, dove ora si trova, cingendola di mura per prepararsi ai nuovi assalti minacciati da Franchino Rnsca, signore di Como, respinti nel 1325 e nel 1328. Azzone Visconti, fattosi cedere, un po' per amore un po' per forza, la signoria di Como, manda truppe in Valtellina, che promette sommissione al nuovo signore (1335). Nel frattempo, durante questo alternarsi di vicende e disordini, che da due secoli tene-vano la Valtellina in armi, i Grigioni, popolo fiero ed avido dell'altro versante delle Alpi, avevano più volte fatto scorrerie e tentato d'impadronirsi della Valtellina, scendendo per le non facili \ie dello Spluga e della vai Pregallia ed anche per la pio facile via della valle di Poschiavo. Questi tentativi essendosi fatti più frequenti ed audaci sul principio del secolo XIV i Valtellinesi dovettero organizzare una efficace resistenza contro i conati d'invasione ripetutisi più volte dal 1339 al 1360.
   L'emancipazione della valle da ogni dipendenza da Como fu proclamata da Luchino, poi da Giovanni Visconti, arcivescovo e signore di Milano. Galeazzo Visconti, nel riordinamento dello Stato a ducato assegnò la Valtellina in dipendenza da Como, per ciò che riguardava i diritti della Camera ducale nella riscossione dei tributi: questo fatto e le fiscalità degli agenti ducali nel levare le imposte producono grave fermento nella regione; Tibaldo de1 Capitanei si mette alla testa del movimento e solleva (1369) la Valtellina inferiore; ma dopo una lotta infruttuosa abbassa le armi e ritorna coi suoi fautori nelle buone grazie del duca. Il quale, imitato in ciò anche dai suoi successori, a tenersi amica quella regione della quale ogni giorno più si riconosceva l'importanza come chiave d'una delle maggiori e più facili strade per scendere dalla Germania in Italia, largheggia in privilegi, titoli e doni colle famiglie nobilesche della vallata: i Venosta, i Quadri!, i Guicciardi, i Capitanei, ecc., ecc. Ciò non tolse che in Valtellina si mantenesse un forte partito ostile ai Visconti e quando la fortuna di questi, sul principio del secolo XV, parve decimare e Venezia già padrona delle valli del Bresciano e del Bergamasco stringeva assai dappresso il ducato di Milana, vi fu una viva ripresa del partito guelfo, il valtellinese, il quale, per sottrarsi dal giogo viscontesco, invocò la signoria e l'aiuto di Venezia, La Repubblica Serenissima, la quale in quel momento